Primo capitolo

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Era una normale giornata di fine giugno a Bologna, la temperatura minima era di 35° e il meteo annunciava che non sarebbe scesa nel corso dell'estate. Il telegiornale diceva che quella era la quarta estate più calda dopo il 1800 e Bologna era la città più calda di tutta l'Italia. Mancavano pochi giorni alla fine della scuola e tutti gli studenti e lavoratori erano super eccitati all'idea di abbandonare la città per trascorrere le proprie vacanze al mare o in montagna.

I negozi in via dell'Indipendenza erano pieni di gente che sognava di comperare il costume più bello e più sexy di tutta Igea Marina, Riccione, Cesenatico o di Malibù, Los Angeles, Hawaii e Miami.

Le gelaterie accoglievano bambini, ragazzi e genitori che avevano voglia di rinfrescarsi il palato con un gelato o una granita al limone.

Gruppi di amici facevano irruzione nei negozi per rubare loro dell'aria condizionata. Sotto le pensiline dell'autobus si faceva a gara a chi riusciva per primo a prendere un pezzo d'ombra. I bar offrivano aria fresca grazie ai ventilatori e al vapore che esponevamo all'aperto.

Nei musei e nelle mostre iniziavano a fare capolino i primi turisti tedeschi, americani, francesi, austriaci; i fan di Vasco Rossi erano impegnati a immortalare la scritta del Roxy bar sotto le due torri sempre con la sensazione di poter toccare il cielo.

Alice camminava lungo via Ugo bassi diretta verso Via Lame dove si trovava la fermata dell'autobus, dove avrebbe preso il 19, 13 o il 36.

Alice era una ragazza timide, era una di quelle ragazze sempre immersa nei propri pensieri, coi capelli lunghi e molto spesso disordinati, vestiti larghi per non mostrare troppo il proprio corpo.

Frequentava la terza liceo di un liceo scientifico con qualche difficoltà nella materia di fisica e latino, ma di questo non se ne preoccupava tanto.

Alice era una ragazza che preferiva tenersi stretta i pochi amici che aveva invece che sprecare le sue ore libere nello studio.

Camminava con passo svelto e cuffiette nelle orecchie. In cinque minuti raggiunse la fermata dove, fortunatamente, arrivò subito il 19.

Era immersa nei suoi pensieri, pensieri rivolti alla scuola, che non si accorse che l'autobus si era fermato ai piedi di un'imponente edificio bianco, frutto di felicità e dolore: l'ospedale.

Scese e imboccò la strada per il parco per poi arrivare ai piedi del suo palazzo. Estrasse dalla borsa le sue chiavi di casa, decorate con un portachiavi della torre Eiffel. Entrata in casa Alice sbattè la porta con forza: "Non sbattere la porta che poi i vicini si arrabbiano e hanno ragione" l'ammonì la mamma con tono che non ammetteva obiezioni, "Mamma non ti preoccupare che quei vecchi già è tanto se sentono quando uno suona al loro citofono, figuriamoci se sentono una porta sbattere" la rassicurò la figlia dirigendosi verso la sua camera, il suo mondo. Immersa nei suoi pensieri si chiuse la porta alle spalle e si gettò sul proprio letto. Ripensava alle mille chiacchiere che avevano fatto il giorno prima lei e la sua migliore amica. Loro trascorrevano il tempo parlando dei ragazzi di 5°, di Marco, di Daniel, di Simone e delle loro feste a cui avrebbero voluto partecipare, cosa impossibile vista la loro età. Loro invitavano solo i ragazzi di quarta e quinta e le due ragazze essendo in terza non erano mai state invitate alle loro feste. Alice sognava sempre di incontrare l'amore della sua vita in una di quelle feste, anzi: sognava di incontrare Simone ad una di quelle feste, sognava di parlargli, di guardarlo negli occhi senza essere giudicata, di instaurare con lui un rapporto di amicizia e di fiducia, sognava semplicemente di passare del tempo con lui. A differenza sua, Elisa, la sua migliore amica, provava attrazione di più verso gli uomini più maturi, lei diceva :"Che me ne faccio di dei deficienti come loro, i ragazzi a quest'età pensano solo ad una cosa, e tu lo sai, perché ci devo rimanere male per loro, preferisco un uomo maturo, che mi ami per quello che sono veramente". Alice non era d'accordo con ciò che pensava la sua migliore amica, ma non ci poteva fare niente, lo sapeva meglio di tutti che quando Elisa si metteva in testa una cosa niente e nessuno poteva levargliela dalla testa.

Nel frattempo dall'altra parte di Bologna il fratello di Alice, Nicola, litigava con il distributore di sigarette, era successo un'altra volta: quello stupido aggeggio gli aveva rubato i soldi: "Che palle sempre a me doveva succedere! " imprecò colpendo la macchina, "Ehi ragazzino che hai tanto da lagnarti ?! " gli chiese un uomo ridendo che guardava la scena da un be po' di tempo, Nicola rispose a tono: " Ragazzino a chi! Sono un uomo, e poi pensa per te !" arrabbiato e infastidito dal passante si diresse verso la macchina accostata con le quattro frecce al marciapiede. Percorse quei quattro metri di strada con una risata di sottofondo, salì in macchina, accese il motore e partì, solo dopo aver espresso tutto il suo odio, verso il distributore e lo sconosciuto, con un bel gesto. Svoltò a destra, prese i viali e si immerse nel traffico delle 19:00.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 11, 2023 ⏰

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