Capitolo 1.

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Gli armadietti scolastici sono la mia condanna, decisamente. Tutto il mio essere maldestra viene immediatamente catturato da essi, neanche avessero una calamita che attrae le figure di merda di Audielyn Foster. Dai, coraggio, Audie. Puoi farcela.
"Porca miseria", sbuffo e mi viene voglia di distruggerlo. 5535, è facile. È una combinazione così semplice che anche un bambino riuscirebbe ad aprire lo sportello di questo coso, ma no. Io no, chiaro.
Un ragazzo, a due armadietti di distanza, comincia a sogghignare ed io lo guardo come a dire "ti prego, abbi pietà", poi si avvicina.
È un ragazzo un po' più alto di me, ha i capelli bruni chiari e la barba folta, l'ho già visto qualche volta in giro per i corridoi, quindi non è una faccia nuova; è notevolmente un bel ragazzo ed ha l'aria da duro. Inoltre, non avevo mai sentito la sua voce prima di adesso.
"Qual è il problema?", mi domanda.
Sta scherzando, vero? Qual è il problema?
"Non si apre. È la terza volta che ci provo", sospiro, appoggiandomi poi a lato dell'armadietto.
"Hai già inserito la combinazione?", chiede ed io annuisco. A quel punto tira l'armadietto verso di sé un po' più forte, e magia: si apre.
"Toh, ecco fatto. Tieni", mi dice con serenità.
"Come diamine hai fatto?" gli domando stupita, lui alza le spalle, poi torna al suo armadietto e prende un quaderno.
"Diciamo che non sono imbranato", ridacchia.
"Stai dicendo che io sono imbranata?"
"Può darsi" e ridacchia di nuovo.
Ma quanto è antipatico.
Sfodero il sorriso più sarcastico che ho e "molto gentile, grazie", gli dico.
Lui sbuffa una risata per poi presentarsi "mi chiamo Henry comunque, so che avremo dei corsi in comune, l'anno scorso ti sei ritirata, giusto, Audielyn?".
Cosa? Aspetta. Cosa?
"Come?" sono sbalordita, non trovo nemmeno le parole giuste per indicare il mio stupore. Ma chi cavolo è questo?
"Tranquilla, so che sei amica di Charlotte e Matilda e loro hanno avuto dei corsi in comune con me. E le voci girano." mi spiega, io annuisco.
"Quindi anche tu hai un anno in meno di me."
"No, ho perso un anno durante la mia terza superiore, ed un anno ho cambiato scuola, niente di che, in realtà sono più grande", annuisco di nuovo, non so che dire.
"Be', allora ci si vede in giro, Audielyn".
"Certamente, ci si vede!" riesco a dirgli.
Scuoto la testa, mentre ripenso al fatto che ritirarsi l'anno scorso è stata una cattiva idea, perché a quest'ora potevo essere diplomata e fuori di qui, ma questi sono i casi della vita. Se ripenso a come stavo mentalmente l'anno scorso, comprendo il perché ora sono ancora qua dentro: non c'era altra soluzione.
"Audie!", sento la voce della mia amica chiamarmi, quando mi giro verso di lei vengo travolta in un abbraccio meraviglioso.
"Ciao Lottie" e l'abbraccio a mia volta.
Charlotte è la persona più bella che io conosca: sempre gentile, sempre disponibile, sempre affettuosa. Lei vuole bene al prossimo senza bisogno di grandi cose, probabilmente la rende così la sua fede in Dio e il suo essere religiosa. Ma è davvero speciale e, senza di lei, penso proprio che non ce la farai.
"Allora, ora dimmi che hai matematica così siamo allo stesso corso" e, neanche a farlo apposta, il mio orario riporta proprio matematica.
"Fantastico!" esclama, "come stai quindi? Come sono andate le vancanze?". Il suo entusiasmo è contagioso, questa ragazza ha il potere di rendere felice chiunque in un secondo. Può essere la giornata più brutta del mondo, poi arriva lei e tutto si sistema. Amiche così non se ne trovano in giro.
Le racconto grosso modo come sono andate le mie giornate, e lei invece mi racconta molto dettagliatamente come sono andate le sue. Il suo fidanzato, Michael, l'ha riempita di sorprese durante agosto, e l'ha portata fuori a mangiare quasi ogni week-end. Poi mi racconta del suo rapporto con Matilda, come si sta evolvendo, le spiego che io non la sento da molto, e lei mi dice che un po' le dispiace che non sia a scuola con noi e che abbia deciso di cambiarla. Probabilmente però questo liceo non faceva per lei.
"Jonathan, invece, Audie? L'hai sentito durante le vacanze?" mi domanda mentre ci avviciniamo alla nostra aula, annuisco e le racconto.
"Sì, mi ha detto che quest'estate è stato a Wilmington, dove vivono i suoi nonni. Ha detto che ha trovato bel tempo e che si è rilassato molto" le sorrido e lei sembra contenta della notizia appena ricevuta, mentre mi dice "Audie, lo sai che prima o poi deve sapere quello che provi per lui?", io storto la bocca verso destra e mi porto le mani in faccia, bofonchiando un incomprensibile "ti prego", lei  ridacchia, mentre mi avvisa che non finisce qui la discussione.
Quando entriamo in classe vedo Charlotte che si precipita a salutare due sue amiche, con cui io non ho fatto granché conoscenza: le conosco solo di nome, infatti.
"Melanie! Lauren! Che bello che avete anche voi matematica!" mi sbatto una mano sulla fronte, perché è lunedì, c'è alla prima ora matematica e la mia amica lo trova comunque bellissimo. Le saluto con la mano, presentandomi molto goffamente.
"Ah sì" dice Lauren, "sei quella che si è ritirata lo scorso anno ad un passo dal diploma".
Bene. Iniziamo bene.
"In verità mi sono ritirata a febbraio, non ero proprio ad un passo dal diploma", spiego.
Fa spallucce e annuisce, subito dopo cambia argomento e intraprende un discorso sulla sua relazione con un certo Duncan, vantandosi delle sue prestazioni sessuali. Lottie, ma veramente questa è tua amica?, penso.
Io non sono una pudica, anzi. Le battute a doppio senso le faccio con le mie amiche, dico solo... Alla faccia. Non la pensavo così.
Melanie invece è tranquillissima, molto dolce. Sorride a quasi tutto ed ha una passione per la musica: indossa una maglietta nera con scritto "rock n' roll" ed ha un paio di cuffie che le scivolano dalla tasca dei jeans. Io e Lottie prendiamo posto davanti a loro, sedendoci vicine.
"Audielyn", mi richiama Charlotte "guarda chi c'è" e la mia testa gira automaticamente verso la porta, pochi secondi dopo ho le mani che tremano.
Jonathan Bells, capelli mossi, sbarazzini e scuri a incorniciargli il volto d'angelo. Occhi scuri e penetranti, atteggiamento misterioso. Prende posto da solo al penultimo banco dell'ala opposta alla mia dell'aula e già solo per quello, il mio cuore prende a battere di più.
Come fai ad essere così splendido mentre fai un gesto così da nulla?
"Non dirmi che ti piace quello...", Lauren mi sussurra. Io annuisco come un'allocca.
"Da quattro anni", mangiucchio un po' le parole.
"E cosa ci trovi?" mi domanda ancora, scuotendo il capo. So che non lo fa per sembrare stronza, lo fa per genuinità, come dice sempre Charlotte e come mi ha sempre detto quando parlava di lei "ma no, Audie, Lauren non è stronza, è solo schietta", quindi non me la prendo, semplicemente evito la sua domanda e neanche le rispondo. Cerco di distogliere lo sguardo da lui, mica che se ne accorga che lo sto fissando, ahimè, è troppo tardi: si gira verso la mia direzione, alza una mano per salutarmi e sorride.
Oh merda. Oh merda. Oh merda. Cerca di fare qualcosa di non troppo stupido, Audie. Stai ferma, limitati a sorridere ed a mimargli un ciao.
Wow. Bene. Ce l'ho fatta senza essere troppo patetica.
Diamine... È così bello.
"Potresti togliere il tuo zaino, confetto? Devo passare", poi una voce mi distrae.
"Henry, perché non puoi essere cortese una volta tanto?" Charlotte ribatte subito, mentre io sposto il mio zaino, chiedendo perdono.
"Charlie, è proprio il mio essere così che attira le donne" e le fa l'occhiolino andandosi a sedere nel banco dietro Jonathan. Poteva benissimo passare dall'altra parte senza rompermi le scatole. Ma a quanto pare gli deve piacere prendere in giro le persone un po' goffe come me.
"Tu lo conosci?", domando subito dopo alla mia amica, mentre guardo come Henry (giusto?) saluta Jonathan calorosamente con la classica pacca sulla spalla.
Aspetta. Quei due sono amici?
"Sì, Henry è ai miei stessi corsi da un po', ha cambiato scuola, ha perso un anno... Insomma, per forza di cose ci siamo conosciuti, ho avuto anche una cotta per lui, ma questo non lo deve sapere", ridacchia ed io le faccio gesto che, ovviamente, non dirò nulla.
"Comunque lascialo stare, è un po'... È un po'... Particolare".
Annuisco. La professoressa di matematica entra in classe subito dopo, pronta e carica a spiegarci il da farsi.
E poi ci sono io, che per fare i calcoli conto ancora con le dita.

***

L'ora di matematica passa molto lentamente, esco dall'aula, salutando le ragazze e mi dirigo dall'altro lato del corridoio per la lezione di spagnolo, quando una mano mi tocca e mi ferma.
"Pensavo di non riuscire a stare al tuo passo".
Jonathan è davanti a me, in carne ed ossa. Ed io devo fare affidamento a tutte le mie forze per non farmi venire gli occhi lucidi.
"Che lezione hai?"
"Spagnolo", rispondo. "Il professor Pedro è molto esigente sulla puntualità, per questo sono corsa fuori dall'aula".
Sorride ed io mi sento mancare il fiato.
"Be', ho spagnolo anche io. Sai, Audie, quando ho saputo che eravamo allo stesso anno ero felicissimo, l'idea di avere dei corsi in comune con te mi ha letteralmente reso euforico" ed i miei occhi si fanno un po' più lucidi.
So che tutto questo sembra esagerato, ma per me Jonathan è irraggiungibile. Per me lui è... Lui è la cosa più bella che io non abbia mai avuto.
"Davvero?"
"Sì, sono sincero", ed io sorrido così tanto da sentirmi una stupida.
"Sono contenta anche io di andare alle lezioni con te", proferisco.
"Allora andiamo".
E mi sembra che il mondo, per una volta, giri anche per me in modo giusto.

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⏰ Last updated: Sep 14, 2017 ⏰

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