Torre

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1

Il pistolero guardò l'orizzonte e le voci gli torturarono l'anima. Oltre le crepe nel plastivetro, oltre nuvole, vento e acqua rabbiosa, oltre leghe, miglia, ruote e passi sgranati come perle di un rosario, finalmente, finalmente, finalmente.

Chase Bowman inghiottì, il suo corpo tremò e l'abitacolo diede una scrollata. "Oi!"
Occhi viola gli catturarono lo sguardo spalancati di allarme; guance coperte di fessure sottili si sollevarono esponendo efelidi sbiadite. Staccò le dita dalla cloche e sfiorò capelli aridi che una volta erano stati viola, scendendo al volto di una ragazza come una bambola antica.

"C'è tempesta".
Spinse la cloche, la navetta si abbassò inseguita dal miagolio delle turbine Ocelot a seicentonovantamila giri; forme colossali affiorarono fra striature di fallout e bagliori boreali, isole di asfalto e grattacieli strappate alla superficie dalle tempeste psioniche, scaglie del mondo che fu in lenta ascensione verso il punto focale di ciò che restava del creato. E io vi giungerò.
Il pistolero abbassò le palpebre e il canto che gli aveva straziato la percezione per tutta una vita si condensò in un appello straziante: mio uomo vieni.

Spalancò gli occhi e l'abitacolo ballonzolò assecondando lo spasmo. I motori ruggirono la loro disapprovazione intrecciandosi agli echi di voci andate da secoli.
Era stanco il pistolero, e aveva freddo.

2

Dita si posarono sulle sue, sottili, scarificate. Rimasugli di unghie gli graffiarono la pelle. "Ehi?".
Il sonno arretrato di un mese chiese attenzioni che non poteva dare, scariche di interferenza si sovrapposero alle luci sospese e ai profili vertiginosi oltre la cortina di nubi, ancora distanti, sempre più vicini. Coprì le dita scheletrite con le sue; sorrise e lei ricambiò.Ti voglio bene Luna.

...Ina, non Luna, lei è andata, ora ci sei tu, ma ancora per poco, lo prometto, lo giuro.

"...va tutto bene?".

"Va tutto bene" ripeté muovendo appena la bocca. Sto venendo da te.

Mio uomo vieni  incalzò la voce di Dawn, calma e severa in quell'imperativo verso cui resistere era futile. La vista si oscurò e tornò a mostrargli il mondo attraverso ottiche rovinate. Segnali dell'ennesimo malfunzionamento vennero spediti a fare compagnia alle mille cose importanti che aveva scelto di ignorare.

Scostò le dita nello staccare la mano dalla cloche; sintoderma ruvido intercettò le nocche e vi si soffermò regalando calore fantasma.
Fece per muoversi, la sentì che si irrigidiva, si bloccò. "Passo alla propulsione subluce. Reggiti".

Trasformò il gesto con cui la scacciava in una specie di carezza, poi sollevò in rapida successione i nove interruttori in fila: la spinta improvvisa dei propulsori ionici lo schiacciò contro il seggiolino e gli stirò la faccia.
Mio uomo vieni.
Così io faccio.
Mio uomo vieni.
Io ti amo.

La navetta vibrò mentre il compensatore inerziale abbassava l'accelerazione a un livello di G sopportabile.
Guardò lo schermo del radar mentre lei gli tornava vicina, virò a sinistra e il profilo dell'isola galleggiante scivolò dalla parte opposta del parabrezza. Detriti grandinarono sull'acciaio trasparente. Sette delle nove spie sotto gli interruttori che aveva sollevato erano verdi, due rosse, altre dello stesso colore lampeggiavano un po' ovunque fra i controlli della plancia.
Sangue pensò mentre riflessi carminio gli danzavano addosso. Il tachimetro segnava 19919 miglia orarie.

Sangue errò la mente. Bagnano nel sangue nomi amici e nemici in attesa di una chiave, una foglia, una porta introvata. In attesa di ritorno e ripresa danzano le luci, e io ci sarò, e io le vedrò.
                     
             
              
Eh già pistolero dalla mente vuota si palesò l'Uomo in Nero, di un'allegria pacata e già vista, calma e rassegnata. Alla fine ci siamo eh?

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