Capitolo 18 (Parte 1)

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<< Vuoi che la usi di nuovo?>>

<< Cosa?>>

Indica la fibbia che tengo ancora in mano. Gli lancio un'occhiata d'intesa. Senza proferire parola.

<< Stavolta la userò per fare un'altra cosa. >> Sussurra. Alzando un sopracciglio.

Sgrano gli occhi.

<< Vedrai, ti piacerà. >> Sorride. << Alzati pigrona. >>

Scendo dal letto, mi guardo intorno e ricordo che non ho intimo con me, ma solo la lingerie che mi ha regalato, quindi decido di mettere la maglia blu di Cade poggiata sulla poltrona. Vengo invasa dal suo profumo. Vado in bagno, lego i cappelli in una coda di cavallo, lavo il viso con acqua tiepida. Forse ha chiesto di indossarlo prima che mi venisse a prendere in modo che rimanessi senza intimo. Dannazione a me che non ci ho pensato prima. Non mi sono ancora accorta di non sapere che ore siano. Prendo il cellulare da sopra il comodino, sono le nove del mattino. Dopo mi dirigo in cucina.

Cade è in piedi, davanti l'isolotto, con i gomiti poggiati sul marmo. Sentendomi arrivare si volta a guardarmi. E non posso che notare la sua espressione. Gli occhi gli si illuminano e su quelle incantevoli labbra compare un sorriso. Chissà cosa gli starà passando per la mente in questo momento. Si avvicina lentamente fermandosi di fronte a me, poggia la mano su un fianco e fa il giro, si ferma alle mie spalle, con la mano scende fino ad alzare la maglia.

<< Mm, senza mutandine. Non male. >>

Tocca in tondo una natica strizzandola con la mano. << Lo adoro. >> Mi dà una pacca facendomi avanzare di un passo. << Adesso vai a mangiare prima che ti faccia fare altro. >> Ha un tono dispotico ma allo stesso tempo eccitante.

Finisco di bere l'ultimo sorso di latte dal bicchiere. Alzo gli occhi per incontrare quelli di Cade, seduto di fronte, ha il gomito sul marmo con l'indice sulle labbra, il pollice sotto il mento e il braccio sinistro poggiato sul tavolo. È radioso ed ha un'espressione serena...un'ottima combinazione, direi perfetta.

<< E adesso?>> Chiedo, con un sorriso.

<< Hai ancora fame?>>

<< No, grazie. Ma tu non hai mangiato. >> Mormoro, come fa a non mangiare per tutto questo tempo?

<< Non ho fame. >> Risponde, con sguardo divertito.

<< Bene. >>

<< Bene. >> Replica. Si avvicina con passo felino, mi prende dalle mani, facendomi alzare. Non so cosa mi aspetta ma qualunque cosa abbia deciso mi abbandono a lui.

Entriamo in bagno, chiudendo la porta alle sue spalle, senza lasciare la presa della mia mano. Prende un telecomando da dentro l'armadietto, non so proprio a cosa serva. Pigia un pulsante e la stanza si riempie di musica, non sapevo avesse un impianto stereo proprio qui dentro.

Le parole di Adam Levine e Slash in Gotten colpiscono il mio cuore.

"Forse è un vento amaro, un brivido dal pacifico, che ti ha portata qui, (che ti ha portata sulla mia strada). Non lasciare che io pensi a lui, il modo in cui toccava la tua pelle fragile. Mi perseguita ogni giorno."

Mi ricorda tanto quella volta che entrai in acqua, di notte, dopo aver litigato con Cade e quell'orrendo ragazzo voleva fare di me il suo oggetto di piacere. Sicuramente è per questo che l'ha messa, ma perché non dirmelo direttamente? Perché lo affligge ancora?

<< È davvero quello che pensi?>> Chiedo, con un dolore immenso che mi tormenta l'anima.

<< Si. >> Tocca la mia pelle, delicatamente, come se si potesse rovinare con un semplice tocco.

Si Mr. Evans ( Vol. 1) Where stories live. Discover now