Chapter 1. ↯

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'You can't bribe the door
On your way to the sky
You look pretty good down here
But you ain't really good'


Il medico guardò la cartella clinica del suo paziente e alzò un sopracciglio alla vista dei parametri dell'assistito. Prese una penna e un foglio di carta bianco. Poi si sedette accanto al ragazzo e lo guardò intensamente negli occhi. Il ragazzo era stordito, confuso. I suoi occhi neri era spaesati, persi in un'altra era. Dallo guardò però, cercava di capire dove si trovasse. Poi il medico fece un respiro e dopo avere misurato la pressione, iniziò a scrivere sul foglio.

"Bene. Ora le pongo una serie di domande alle quali lei dovrà rispondere."

Il ragazzo, ancora spaesato, annuì debolmente col capo.

"Sa dirmi come si chiama? "

Il moro sollevò un sopracciglio e sembrò pensarci un attimo. Poi la sua espressione cambiò, e un lampo attraversò i suoi occhi, dandogli il primo segno di vita dopo giorni di tenebre.

"Si... Mario. Mi chiamo Mario Serpa"

Il dottore accennò un sorriso, e passò alla domanda successiva.

"Ricorda quando è nato?" chiese speranzato.

Dai Mario, puoi farcela.

"Si. Il 29 aprile del 1990 a Roma" rispose il ragazzo fiero di sé stesso.

"Quanti anni ha?".

"Ve... Ventuno" continuò, contorcendo il volto dal dolore. Parlare gli era ancora faticoso.

Il sorriso del medico però si spense, e tracciò una "x" sul foglio, ricalcando più volte la penna in un punto.

Ventisette, Mario. Hai ventisette anni, cazzo.

"In che anno siamo?" anche se la sua voce si era inclinata. Il medico già sapeva tutto, ma voleva insistere.

Ma Mario non rispose. Guardò fuori dalla finestra e poi con aria quasi innocente accennò un "nel 2011?", come se fosse una domanda ovvia. Ma di ovvia non aveva nulla. E anche questa risposta fu sbagliata.

Il medico trasalì, e iniziò a compilare la scheda, scrivendo una serie di parole indecifrabili una dopo l'altra.

"Ne ha ancora per molto? " domandò questa volta Mario infastidito, dopo un paio di minuti in silenzio.

Il medico sollevò la testa dal foglio e "No." accentuò un sorriso, e controllò i battiti cardiaci nel monitor. "L'ultima domanda e poi la lascio riposare"

Mario roteò gli occhi al cielo. Non aveva perso il suo carattere fumantino.

"Sa dirmi come si chiama il suo coniuge? "

La testa del ragazzo scattò velocemente verso l'uomo col camice bianco che già non sopportava, e iniziò a ridere.

"Coniuge? Sta scherzando vero? " disse tra una risata e l'altra "io non sono sposato!".

E solo in quel momento il dottore tolse l'attenzione dal suo paziente e si voltò verso un'altra figura che era rimasta in silenzio, con la schiena appoggiata alla porta, infondo alla stanza.

"Adesso vorrei dormire. Quindi se lei e il suo collega avete finito io... "

"Certo" rispose l'uomo sulla quarantina, alzandosi dalla sua postazione e avviandosi all'uscita. Guardò un'ultima volta il ragazzo, che si era coperto col lenzuolo bianco e poi appoggiando una mano sulla spalla di Claudio, che era rimasto lì a guardare ancora stordito e con le lacrime agli occhi, gli sussurrò "Mi dispiace ".

Ricordati Di Me // Clario Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt