Capitolo 1

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Si sa l'ambiente, inteso come posto in cui nasci e cresci, ti condiziona, diventa parte di te e immancabilmente, anche se te ne vai, te lo porterai sempre dentro e lo trasmetterai a tutte le persone che incontrerai. Il tuo ambiente lo conosci, lo apprezzi, lo domini.

Infatti Bianca lo conosceva talmente bene da sapere che la probabilità di incontrare una cavalletta in quel periodo era molto elevata; e quella mattina in bicicletta, mentre pedalava sul sentiero che saliva dolcemente su per la collina, pregava tutto quello in cui credeva per non incappare in nessuno di quei maledetti insetti; 10 anni di studi di piante, giardini e ambiente bucolico, una laurea con lode, un carriera avviata come architetto dei giardini e niente, quelle maledette la terrorizzavano sempre. Bastava che ne percepisse la presenza per trasformarsi in un blocco di ghiaccio, unica sostanza che era sicura le allontanasse. Anche se da qualche giorno aveva fatto una delle scoperte più belle della sua vita, la faraona mitrata, più comunemente chiamata, gallina faraona. Una specie di volatile che si nutriva di quelle bestie immonde. Per questo motivo si era già messa a studiare il modo di prenderne una e portarsela sempre a giro con sé.

E tra un pensiero agreste ed una pedalata vigorosa si trovò sulla strada che portava alla villa senza neanche accorgersi di essere uscita dallo sterrato.

Così come non si accorse di lei quella fava marzòla che a bordo di una moto aveva deciso di usare tratto di asfalto per provare a tornare indietro nel tempo a giudicare dalla velocità con cui guidava. Grazie ad una prontezza di riflessi a lei sconosciuta, Bianca riuscì ad evitarlo, ma non riuscì ad evitare di urlargli contro una serie di insulti talmente virulenti da fare imbarazzare una curva di tifosi di calcio durante un derby. Per tutta risposta ricevette una mano alzata con palmo aperto e niente più.

Tremolante per lo spavento e con l'adrenalina ancora in circolo, arrivò al cancello di villa Margherita, prese il mazzo di chiavi ed aprì. Non appena sentì il rumore metallico della porta che si chiudeva, il suo cuore tornò a dei battiti normali e piano piano riprese il controllo del suo corpo.

'Forse era meglio una cavalletta.' Urlò una vocina nella sua testa. 'Ma nemmeno per idea!', fu il pensiero che le uscì nel fumetto sopra il capo come risposta. Mai e poi mai avrebbe preferito quelle creature immonde qualunque fosse l'altro termine di paragone. Adesso che era al sicuro nel parco della villa, del quale conosceva ogni centimetro quadrato, si sentiva riparata da tutto, anche dai mostri alieni e terrestri. Circondata dalle sue piante era in pace col mondo e se qualcosa la turbava, le bastava alzare gli occhi e guardare il panorama: da una parte le colline coi loro fianchi dolci e morbidi piene di colori, di fronte lo skyline di Firenze, con la maestosa cupola autoportante del Brunelleschi, il Duomo col campanile di Giotto, Palazzo Vecchio e la biblioteca, uno dei paesaggi più belli del mondo. Sì, insomma non che si vedesse tutto nitidamente, ma lei lo conosceva a memoria ed anche la visione di una piccola guglia le apriva la mente su tutto il monumento cui apparteneva.

La mattinata volò via in modo talmente repentino che si accorse che era ora di pranzo solo perché il suo stomaco iniziò a brontolare. Si tolse i guanti da lavoro e si avviò verso la porta di casa, dalla quale uscì una signora un po' attempata che le andò incontro a passo di marcia brontolando "Dottoressa ma lo sa che ore sono? Vuole morire di fame?"

"Non sono dottoressa, Maria, sono architetto." Il sorriso dolce ed il tono pacato di Bianca non smossero di una virgola la signora che con un tono ancora più severo recitò "E allora che vor dì? Gli architetti possan morì di fame?"

Maria non ci provava neanche a fare la governate patinata tanto la sua natura ruspante e verace vinceva sempre, soprattutto su certi principi che per lei erano fondamentali tipo il cibo, la famiglia, la politica ed i costumi.

I circuiti del cuoreWhere stories live. Discover now