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Finalmente la sua corsa incessante si fermò. Per riprendersi totalmente, la ragazza dovette appoggiare una mano sul muro di un'abitazione.

Era un muro di colore blu. Blu oltremare, che a ella pareva molto simile all'appartamento che condivideva con Salvatore.

Ma non ci volle molto a capirlo. Le
bastò soltanto scrollare i cognomi impressi nei citofoni del gran condominio.

Burci
Virno
Laurini
Greco
Lepri

E per ultimo, ma non meno importante... Cinquegrana.

Quando lesse quel cognome le venne una fitta allo stomaco. Sapeva che era finita la sua corsa sfrenata proprio lì, per un motivo ben preciso.

Non sapeva ancora che parole usare per dirglielo, ma era determinata a farlo. Tanto, più di essere cacciata di casa dal suo migliore amico, non aveva nient'altro da perdere...

Prima di posare la sua ossuta mano sul pomello, sospirò, pensando a come  ferire meno i sentimenti del ragazzo. Ma non c'era un modo delicato per annunciarlo.

Corrugó le sopracciglia. Era evidentemente arrabbiata. Ma con nessuno in particolare. Con sé stessa. Si doveva prendere le sue responsabilità, che in quel preciso momento riguardavano prettamente Salvatore.

Aveva ancora attaccata la sua mano al pomello, ma la stretta divenne molto più forte fino a far girare completamente la maniglia.

La porta si aprì con un suono molto flebile ma non del tutto impercettibile alle orecchie della ragazza.

Una volta dentro, si guardò intorno. E fermò il suo sguardo soltanto quando i suoi occhi non incontrarono il bagliore verde dei tasti di un ascensore. Era stanca, camminava lentamente e con molta difficoltà, quasi non si reggeva più in piedi.

Il suo indice affusolato premette il tasto "4" che , una volta premuto, fece chiudere le porte del vecchio ascensore e lo mise in moto. Segno che, il suo appartamento si trovava al quarto piano. 

L'anziana scatola grigia si aprì con un leggero scricchiolio dalla porta destra.
A fatica, Brooklin superò l'apertura dell'ascensore. Era spossata. In questo momento voleva soltanto dormire, e cosa che desiderava ancora di più era che quella dormita durasse in eterno. Non voleva più risvegliarsi. Dire che lei era stremata della sua situazione, era dire poco.

Non aveva mai pensato al suicidio. Voleva che la sua morte accadesse in modo naturale. Senza che lei si tagliasse le vene o quant'altro...

Voleva morire. E su questo non ci piove. Si sentiva inutile. Dai, diciamo la verità, a chi serve una mano da parte di un anoressica?Rispondete Con sincerità. Di bugie ne ha sentite fin troppe.

Avete risposto?

Bene, la risposta sarà sicuramente nessuno.
A chi vorrebbe mai in mente di farsi aiutare da Brooklin, come se sapesse  risolvere al meglio i suoi problemi.

Era come se lei fosse un pezzo di stoffa,molto usurato, in una bacinella del bucato pulito. Chi l'avrebbe mai preso?

Nuovamente perse l'equilibrio e dovette ricorrere  al metodo precedente. Stessa e identica cosa, se non fosse che il muro questa volta era giallo. Un giallo ocra oserei direi.

Più si avvicinava alla porta, più le farfalle crescevano nel suo stomaco.
Non era mai stata così in ansia in vita sua.

Procedeva nuovamente a passo lento, ma non tanto per la stanchezza, voleva ritornare indietro nel passato. Voleva rimediare a se stessa. Desiderava non incontrare mai il numero "15", ovvero il numero della stanza di Salvatore, impresso in una porta.

Ma questo ovviamente era surreale

Se si potesse andare indietro nel tempo l'avrebbe fatto anni orsono.

Ma  invece era lì, oramai davanti all'appartamento "15", che si torturava le mani. Più volte aveva arrancato la mano per bussare, ma tutte quelle volte, l'aveva ritirata bruscamente. Si arrotolava con le dita ciocche dei suoi capelli scuri, lo faceva spesso quando era nervosa. E solo Dio sà quanto lo fosse in quel momento.

Il battito del suo cuore intanto accelerava sempre di più. Pareva un giaguaro che inseguiva una gazzella.
Guardava fisso il numero stampato sulla porta. Per lei sembrava quasi un sogno, o più che altro un incubo, dal quale voleva uscire il prima possibile.

Era visibilmente sconvolta. Oltre che guardare il numero in ferro, balenava
lo sguardo sulla maniglia d'ottone. Era come se,  da un momento all'altro, la porta si sarebbe aperta. Ovviamente ad aprirla sarebbe  stato Salvatore.

La ragazza non aveva del tutto torto.

La maniglia si mosse fino a fare il giro completo.

La ragazza indietreggiò fino a che la sua schiena non entrò in contatto con  il corrimano azzurro del condominio.

La porta si aprì con un leggero cigolio.

Brooklin chiuse gli occhi senza un motivo ben preciso.

Dall'appartamento uscì una figura snella, la quale iniziò a fissare la ragazza di fronte a sé.

Aveva una giacca nera simile al tessuto della felpa di Brooklin, con il piccolo accorgimento che, il soprabito del ragazzo non era inzuppo d'acqua, al contrario della felpa della ragazza.

Il petto della figura era coperto da una felpona molto calda che era tutta nera, salvo alcuni dettagli in rosso. Gli skinny neri gli fasciavano la vita con  l'aiuto di una sottile cintura del medesimo colore dei pantaloni, i quali erano strappati alle ginocchia.
A completare il tutto, c'erano delle vans molto scure.

Aveva gli occhi fissi sulla ragazza.Sembrava un fantasma. Era magrissima. Indossava  larghi abiti che, al contrario di quel che pensava la ragazza, non coprivano affatto i segni del suo disturbo alimentare.

Gli occhi di Salvatore adesso scrutavano gli occhi della ragazza. Ella si pentì quasi subito di averli riaperti. Adesso ricordava perfettamente perché non voleva vedere i suoi occhi sulla sua snella figura.

Gli erano mancati. Eccome se gli erano mancati. I suoi occhi. Il suo sguardo. Le era mancato tutto di lui.
Però lo vedeva cambiato. Le sembrava un pochino ovvio che le sembrasse strano, dato che non lo vedeva da parecchi mesi. Dunque non ci fece troppo caso.

Si sentiva immobile. Incapace di muoversi. Era lì. A guardarlo. Non aveva la forza,né tanto meno il coraggio, di fare niente.

Era entrambi in questa situazione.
Si limitavano a osservarsi. Senza  dire né fare niente.

La ragazza sentì le mani del ragazzo cingerle la vita.

Brooklin non ci mise molto a ricambiare l'abbraccio. Era una cosa che desideravano entrambi.

La stretta sulla schiena della ragazza si fece più forte. Salvatore non voleva perderla di nuovo. L'aveva smarrita troppe volte. Non voleva di certo che accadesse nuovamente.

Sembrava che, oltre a loro due, non ci fosse nessuno in quel condominio. Il pianto del bambino nella stanza accanto cessò, le urla dei fidanzatini che litigavano che risuonavano nella tromba delle scale, ben presto si ammutolirono. 

C'erano solo loro, intrecciati in un abbraccio che non si sarebbe sciolto presto.

             🐇Spazio autrice🐇

Heila! Come va?. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto perché l'ho   dovuto rifare due volte perché,questo fantastico e belello wattpad, non l'ha salvato... non capite quanto ho smadonnato ma vabbe... commentate e riempite la stella di giallo perché è un bel colore (surry mlmlml ). Sto impazzendo per quello che è successo qualche giorno fa. (Sempre per colpa di Beatrice obv lei mi fa venire infarti ma non chiama il 118 )








 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2017 ⏰

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