40. Boccino d'oro

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Era curioso che ogni volta che uscivamo assieme a fare compere, i commessi ci inquadravano sempre come una coppia. Almeno, quella volta, era reale e non dovevo negarlo.
Alla fine optai per prenderle un libro sulla musica rock e un thriller appena uscito, già best seller. Lance aveva insistito ad andare di nuovo in libreria, proprio come i bambini che stravedevano per le sale giochi. Avevo semplicemente approfittato delle ore che stavo passando in quel luogo di carta.
Nella cartolina che presi da parte scrissi che era anche da parte di Lance, anche se lui si era rifiutato di farlo.
«Penso che le piacerà.» dissi osservando affascinata la carta da regalo in cui erano avvolti i libri. Adoravo i negozi che avevano l'opzione dei regali.
Fare regali mi faceva sentire di buon umore oltre che una brava persona. Così, invece di trascinare il mio ragazzo tra negozi di intimo e profumerie, com'era giusto che fosse, lasciai che fosse lui a decidere dove andare. Ero veramente una ragazza caritatevole.
«Oooooh! È un negozio che vende gadget di fandom vari! Che meraviglia!» esclamò Lance fiondandosi davanti ad una vetrina con il parasole nero.
Aveva vagamente l'aria di una tana per streghe medievali, ma a quanto pare a Lance piaceva.
Lo osservavo divertita mentre guardava affascinato gli oggetti, citando doni della morte, girarempi, ghiandaie imitatrici, occhi di eruditi, stemmi di casate, anelli incantati eccetera. Me lo immaginavo come un cane con la lingua in fuori e la coda scodinzolante.
«Scusa, ma non ne hai già molti di queste cose in camera tua?» gli feci notare.
«Non sono mai abbastanza, Zhur.» mi sorrise a trentadue denti e si fiondò dentro il negozio.
Lo seguii e mi misi a curiosare anche io. Riconoscevo molti dei gadget, poiché oggetti appartenenti a famosi film, ma molte altre cose erano solo strani oggetti ai miei occhi.
«Ehi.» mi chiamò Lance. Mi voltai per trovarmi un Lance tutto sorridente di fronte.
«Sì?»
«Dammi la mano.» mi ordinò. Inarcai un sopracciglio sospettosa ma obbedii.
In mezzo secondo mi aveva già infilato un anello al dito, nascosto nella mano che prima teneva dietro la schiena.
Sbattei le ciglia ripetutamente, scioccata.
L'anello era fatto di un brillante ambrato con l'anello d'orato decorato a righe. Lo riconobbi come il boccino d'oro nella serie di Harry Potter.
Era assurdamente bello per essere qualcosa preso in un negozio di gadget.
«Ti piace?» mi chiese.
Lo guardai stupita.
«Lance io... Sono senza parole.» sussurrai continuando a fissarlo cercando di accettare il fatto che mi avesse appena regalato un anello.
«Allora ti piace.» concluse lui prendendomi per mano e invitandomi ad uscire.
La sua mano destra teneva i sacchetti delle compere, mentre la sinistra stringeva la mia mano, accarezzando spesso l'anello che si trovava al mio dito.

Una volta in auto continuavo a guardarmi la mano con il nuovo gioiello, manco fosse un diamante. Eppure lo adoravo. Ero felice e sorridevo come un'ebete.
Ci feci migliaia di foto, pubblicandole sui social, tremendamente contenta di condividere la mia gioia con sconosciuti e conoscenti.
Passammo da lui, in modo da dare il regalo a Hebe. Ma come quella mattina, la ragazza sembrava svanita.
Secondo Lance era uscita presto di casa assieme al suo ragazzo e non l'aveva più vista.
Impressionante, considerando che la sera prima era ubriaca marcia.
Sorprendentemente non aveva urlato contro nessuno perché era accaduto qualcosa alla sua libreria.
«Beh, lasciale il regalo in camera e fine.» commentò Lance annoiato.
«Volevo darglielo di persona!» protestai.
«Ma è uguale.» commentò «Basta che lei sappia che gliel'hai fatto tu.»
«Non è la stessa cosa.» insistetti.
«Vuoi aspettarla qui? Magari ci guardiamo il film che non siamo riusciti a vedere ieri e prima che tu possa interrompermi, oggi sono certo che Jude non ci sia. Nemmeno Livia e mio padre ovviamente.» mi disse con un sorriso circondandomi le spalle con un braccio.
Sospirai e mi lasciai convincere, entrando nuovamente nella sua camera.
Camera di Lance assomigliava più ad un magazzino che ad una stanza. C'era veramente un mucchio di roba non identificabile che straripava dai mobili, librerie e scrivania.
In quel modo sembrava disordinata nonostante le cose fossero effettivamente tutte al loro posto.
Lance aveva un televisore sotto la scrivania, alla quale erano collegata la sua Play. Si fece spazio tra i suoi tre pouf e raggiunse lo scaffale dedicato ai suoi dvd. Ne aveva veramente molti. Però mi aveva anche detto che molte altre cose era stato costretto a lasciarle indietro nella vecchia casa.
Il ragazzo si mise a gattoni dopo aver scelto il film, mentre io mi lasciavo cadere nel pouf giallo e nero con sopra disegnato un tasso gigante.
Non mi piaceva quello con l'esserino verde di Star Wars e tantomeno quella con Benedict Cumberbatch nei panni di Sherlock che mi puntava un dito contro. Mi metteva a disagio.
Ammirai il fondoschiena di Lance mentre era intento a sistemare il dvd. Sembrava stesse avendo dei problemi.
«Ah, dannato coso.» borbottò grattandosi la testa.
Era veramente delizioso il modo in cui i suoi riccioli si curvavano sul suo collo, come edera rampicante su un muro.
«Fatto! Esclamò vittorioso.» si alzò in piedi si diresse verso di me.
«Vado a prendere cibo.» annunciò. «Intanto lo puoi far partire.»
«Cos'hai messo?» chiesi.
«Hunger Games. Adoro guardare Hunger Games mentre mangio.» commentò il ragazzo.
Inarcai un sopracciglio.
«È una cosa crudele, lo sai?» dissi.
Lance sorrise e fece spallucce prima di uscire.
Feci come mi aveva chiesto e avviai il film. L'avevo già visto al cinema un po' di tempo fa, ma non ricordavo nemmeno con chi ci ero andata, figuriamoci la trama. L'avevo visto solo perché era famoso in quel periodo.
Ero quasi certa che per il secondo e le due parti del terzo lì avessi visti in compagnia di qualche ragazzo appassionato di violenza.
Lance tornò con le braccia piene di cibo e bevande.
«Sono a dieta.» dissi.
«Non dire sciocchezze. Goditi questo ben di Dio piuttosto.» disse il ragazzo appoggiando tutto sul tappeto. Poi si mise comodo buttandosi sull'esserino verde di Star Wars e allungando le gambe su Sherlock Holmes.
Vederlo mangiare mise un languirono anche a me, ma cercai di resistere alla tentazione.
Non volevo di certo veder tornare quella ciccia in eccesso che mi aveva tormentata anni prima.
Il film proseguì, cruento. Metteva tanta ansia e una gran dose di disperazione.
La mia pancia brontolò e senza riuscire a resistere alla tentazione allungai una mano verso la ciotola di patatine.
Le nostre mani continuavano ad urtarsi, poiché eravamo entrambi troppo concentrati sul film.
Verso la fine ci fu una scena che mi fece strillare e Lance mi seguì con un grido che contribuì ad allungare il mio.
«Idiota! Se urli tu urlo anche io!» sbottai dandogli un pugno sulla spalla.
«Sei tu che urli e mi hai spaventato! Più dell'ibrido.» commentò lui prima di notare di aver rovesciato le patatine che si trovavano nella ciotola, prima in equilibrio sul suo addome.
Mentre prendeva paletta e scopino, mi resi conto che eravamo in camera sua da soli, una di quelle occasioni che non si ripetevano spesso.
Mi chiesi se la mia mente stesse facendo progressi troppo velocemente.
Non avevo mai avuto un ragazzo, quindi non avevo la minima idea quando era considerato presto o troppo presto. C'erano delle date? Bisognava attendere una situazione particolare?
Nelle mie esperienze non era mai stato qualcosa di serio e talvolta poteva capitare di in conoscere nemmeno il nome dell'altro.
«A che stai pensando?» chiese Lance con la paletta in mano, torreggiante su di me.
Arrossii di botto.
«A niente.» borbottai in imbarazzo.
«Ti do una mano» affermai scattando in piedi, ma persi l'equilibrio e buttai a terra anche Lance. Fortunatamente cademmo entrambi sul pouf di Star Wars, io sopra di lui.
Lui mi fissava, senza distogliere lo sguardo e attraendo anche il mio.
Forse mi sporsi io o forse si fece avanti lui. O forse entrambi. Ma iniziammo a baciarci.
Baci passionali. Baci caldi. Baci profondi. Baci trascinanti. Baci senza fiato. Baci che facevano dimenticare tutto il resto, se non il bacio.
C'era una fretta in quei movimenti, in quei gesti, vestiti tolti, che la mente faticava a registrare tutto, nonostante tentassi di ricordare ogni cosa. La sensazione delle sue labbra, dei suoi tocchi, del suono del suo respiro affannato. Volevo ricordarmi tutto, ma era troppo difficile quando ciò che succedeva era portato avanti dall'istinto.
«Aspetta, aspetta.» sussurrò Lance riprendendo fiato.
Ci misi un po' a capire le sue parole, ma quando le compresi mi sembrò di ricevere un pugno nello stomaco.
«Oh... Non vuoi?» mormorai staccandomi, cercando di mascherare che ero ferita.
Ma Lance mi afferrò di nuovo e mi trasportò sul letto, invertendo le posizioni.
«Semplicemente non volevo stare sopra Yoda.» mi sorrise allungando una mano verso il cassetto.
Una parte di me pensava ancora che tutto ciò fosse surreale, quella parte era ancora persa nel mondo in cui credeva che quell'amore fosse impossibile.
I muscoli sull'addome di Lance non si vedevano, eppure, sotto i miei polpastrelli si sentivano. Era eccitante scorrere le mani sul suo corpo, così come lui faceva con me.
La pelle bruciava al tocco, mentre il cuore rischiava di scoppiare nel petto.
L'intensità del momento mi fece chiudere gli occhi. Lasciai che le altre percezioni venissero invase. Lasciai che tutto ciò di razionale scivolasse via. Semplicemente, mi lasciai andare.

Quando ci ritrovammo abbracciati sotto le coperte, quasi mi sfuggirono di nuovo quelle parole. Eppure, riuscii a trattenermi. In quel momento sarebbero sembrate molto più serie della prima volta. E non volevo espormi tanto. Avevo paura di bruciarmi veramente quando in precedenza ero rimasta scottata.
Lance si addormentò, ronfando piano piano, abbassando completamente le sue difese.
Allungai un dito che lasciai scorrere dalla fronte, lungo il dorso del naso, sfiorando le labbra e arrivando al mento.
Poi chiusi gli occhi.

Angolo Autrice

Niente da dire, sono solo curiosa di comprendere il vostro giudizio. Sappiate che probabilmente non è possibile che entri più in dettaglio di così poiché secondo me, in un rapporto, una persona è troppo presa dalle emozioni per pensare all'atto fisico in sé. Forse in una terza persona avrebbe più senso, ma in prima trovo ridicole certe descrizioni 🤔

Questa storia ha l'obbiettivo di narrare qualcosa di reale e vicino a voi, ma mi manca scrivere di scene surreali è totalmente fantasy. Magari nel prossimo capitolo faccio rapire Lance dagli alieni o catapulto i protagonisti in un'altra dimensione.... Magari si scopre che Azura in realtà è una strega che ha fatto un sogno da babbana... Oh! Comunque non ho ignorato le vostre preferenze sul POV infiltrato che vorreste leggere. Dico solo che i più gettonati (manco fossero degli oggetti in vendita) sono Lance, Xavier e Hebe. Chissà chissà, magari prenderò più in considerazioni le minoranze come Tony, Jason o Arn... Ricordo anche qualcuno che mi ha chiesto di Beth o Matt (il tizio che non parla quasi mai), mi sorprendete sempre 😂 Mi scuso per il ritardo ma è un periodo che penso alle vacanze e alla mia imminente partenza!!! Vado a trovare Lance e Azura hahah 😂

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now