12. Tregua

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▶️Post Malone - Pyscho

Nei due giorni seguenti, Isaac ed Elia, erano stati entrambi convocati nell'ufficio del Preside. Una settimana di sospensione, con aggiunta ai lavori di pulizie nelle classi, nei laboratori, nella biblioteca scolastica, nella palestra, nel teatro abbandonato e negli sgabuzzini impolverati. A me invece era stato semplicemente richiesto di riordinare gli scaffali della biblioteca, mettendo in ordine alfabetico ogni libro presente, che era stato spostato dagli studenti. Dopotutto era la conseguenza per essermi intromessa all'interno di una rissa, nonostante le proteste di Isaac verso il padre, che con un: "Se non fosse stato per Eisel, questo idiota sarebbe ormai all'Ospedale. Lei non ha colpe." Aveva pronunciato con il tono vocale alto, risuonando in ogni angolo dell'ufficio. Elia si era offeso per il nomignolo con cui era stato nominato da Isaac, iniziando nuovamente un litigio, che per fortuna si placcò grazie al Signor Walker.

"Me lo sono meritato, Isaac, il Preside ha avuto le sue ragioni per darmi questa punizione." Mormorai per la millesima volta, appoggiando un libro sulle trecento pagine, dopo aver aspettato che Isaac ripulisse lo scaffale.

Erano passate oramai due ore da quando avevamo messo piede all'interno di quelle mura, di quel nuvoloso Sabato pomeriggio. Il ragazzo al mio fianco puliva - sotto continui lamenti - mentre la sottoscritta lo seguiva, rimettendo i libri in ordine alfabetico come richiesto. "Continuo dell'idea, che questa punizione, sia ingiusta nei tuoi confronti." Parlò prendendo quattro libri pesanti dalle mie braccia, per appoggiarli nelle mensole più in alto, dove non avrei mai sfiorato con un dito per colpa della mia altezza, che sfiorava il metro e sessantatrè.

"Almeno, la prossima volta che capiterà, imparerai a non intrometterti in una rissa. Ragazzina." Mormorò Elia superandomi, pulendo - scarsamente - il pavimento con una scopa, che teneva - come se fosse per la prima volta - saldamente fra le mani. I capelli bianchi gli ricadevano sulla fronte, coprendogli lo sguardo tinteggiato dall'azzurro degli occhi e al sopracciglio tagliato che si evidenziava grazie alla cicatrice, dandogli le sembianze da ex carcerato. Dalla rissa - svoltasi nel corso dei giorni precedenti - si era trascinato ferite in alcune parti del volto, procurandosi lividi sulla guancia destra e un taglio violaceo sulle labbra. Le braccia - ricoperte dai tatuaggi dall'apparenza significativa - erano in movimento, fasciate solamente da una maglietta giallastra con la stampa nera di uno scheletro. Lo guardai ignorando completamente le sue parole, domandandomi mentalmente se non avesse freddo con quel misero tessuto addosso e con quei ridicoli pantaloncini - a fantasia dalle forme a fette di arancia - che - a parer mio - erano completamenti fuori stagione. Guarda che l'estate è passata da un pezzo, avrebbe voluto aggiungere Eisel lingua biforcuta.

"Tu continua a tenere la bocca chiusa, Jefferson. Non ti è bastato il giretto di solo andata all'infermeria?" Fu Isaac a ribattere mettendosi in piedi alla mia destra, rivolgendo al ragazzo dai capelli bianchi, uno sguardo che prometteva tanto.

Elia alzò le spalle, riabbassandole successivamente. "A differenza degli altri, io non ti temo, Walker." Annunciò mantenendo il contatto visivo, facendomi sospirare. Di questo passo avrebbero ripreso sicuramente inizio ad un'altra lite e non potevamo permettercelo, con tutto il lavoro che avevamo ancora da concludere con le pulizie.

"Potreste smetterla di comportarvi come due bambini delle elementari ed iniziare a riprendere i vostri compiti? Non abbiamo tempo da perdere, potrete continuare a stuzzicarvi una volta fuori da queste mura, dove non sarò costretta ad ammonirvi come se fossi la più adulta fra i tre." Annunciai gesticolando con in mano un Dizionario, rivolgendomi verso i due presenti con sguardo severo. Ero abbastanza stanca dei loro continui battibecchi, volevo soltanto finire ciò che avevamo iniziato ed andarmene.

Il ragazzo della 113 Where stories live. Discover now