sesenta y dos.

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A few months later.

«Ti sta benissimo!» esclama Gareth vedendomi uscire dal camerino con l'ennesimo abito da sposa.
«Concordo con Gareth.» continua Joana.

Mi guardo e riguardo allo specchio e mi chiedo se questo sia l'abito giusto per me.
«C'è qualcosa che non ti convince?» chiede Alice avvicinandosi.
«Non lo so!» sbuffo istericamente. «È da più di un ora che continuo a provare abiti, e ancora non ho trovato quello giusto!» esclamo ancora più irritata.
«Dai, calmati. Vedrai che lo troverai.» dice Gareth cercando di cosolarmi.
«Come fate ad essere così pazienti con me? Io al posto vostro sarei già scappata.»
«Perché ti vogliamo bene, scema» dice Alice sorridendo.
«Grazie non so come farei senza di voi al mio fianco.»
«Adesso smettila altrimenti ci farai piangere. Su prova il prossimo vestito» mi incita Joana.

Alzo le mani in segno di resa e rientro in camerino.

Esco poco dopo con indosso un altro abito, che lascia tutti senza parole.

«Questo è un modello a sirena con soprabito staccabile dall'ampio strascico e a maniche lunghe realizzato in chantilly, ricami e strass. Un doppio look che abbina i dettagli del soprabito con un corpetto scollato a cuore e con una gonna aderente che slancia la figura. Senza dubbio una scelta che lascia aperta ogni possibilità per lasciare tutti senza parole.» spiega la commessa.

» spiega la commessa

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«Sei meravigliosa.» dice Gareth con occhi brillanti.
«Ti sta d'incanto!» esclama Alice con un sorriso a trentadue denti.
«Io sono proprio senza parole.» dice Joana con aria sognante.
«Allora è questo l'abito giusto per te?» mi chiede la commessa sorridente.
«Sì, decisamente sì!» esclamo con le lacrime agli occhi.

Alice e Joana cacciano un urletto e vengono ad abbracciarmi.
«Posso unirmi all'abbraccio?» chiede Gareth.
«Ovvio, scemo.» rispondo ridendo.

[...]

«Grazie, per tutto.» ringrazio Gareth e lo abbraccio.
«Ma di che! Mi ha fatto piacere accompagnarti nella scelta dell'abito da sposa.»
Sciolto l'abbraccio, lo saluto e scendo dalla macchina.

«Amore, sono tornata!» esclamo entrando in casa.

Stranamente, non ricevo nessuna risposta. Faccio un giro per la casa sperando di trovare James con Salo e il piccolo Juan, ma sfortunatamente non trovo nessuno.

Cerco di chiamare James a cellulare, ma mi spunta la segreteria telefonica.
Chiamo uno, due, tre volte ma niente! Non mi risponde.

Sto digitando nuovamente il suo numero quando ad un tratto inizia a squillare il telefono di casa.

«Pronto, chi parla?»
«Lei è la signora Rodriguez?»
«Tecnicamente non ancora ma lo sarò molto presto, però si sono la fidanzata. Perché mi fa questa domanda? Cos'è successo?»
«Il suo fidanzato e i bambini sono stati coinvolti in un incidente stradale.»
«Cosa?!» urlo con tutto il fiato che ho. «Come stanno?! Dove si trovano adesso?»
«In questo momento li stiamo trasportando all'ospedale La Paz.»
Non gli do nemmeno il tempo di continuare, perché riattacco e in preda alle lacrime salgo in macchina e sfreccio verso l'ospedale.

Mentre guido chiamo Álvaro.
«Dio, Julia che succede? Perché stai piangendo?»
«James...i bambini...hanno avuto un incidente...sto andando all'ospedale.» dico fra i singhiozzi.
«Non dire un altra parola in più. Ti raggiungiamo subito.»
Chiudo la chiamata e lancio il cellulare sul sedile.

Arrivo all'ospedale e urlo chiedendo spiegazioni all'infermiera che cerca inutilmente di calmarmi.
«Signorina si calmi! Le faremo avere notizie al più presto possibile, ma adesso la prego si calmi!»
«Non mi calmo un cazzo, io voglio sapere come stanno e immediatamente. Dentro quella cazzo di stanza c'è tutta la mia vita, lo vuole capire?!» urlo fra le lacrime.

Porto le mani alla testa disperata e continuo a piangere, finché vedo arrivare mio fratello Álvaro e Alice.
Álvaro mi abbraccia forte e mi accarezza cercando, invano, di calmarmi.
Ma le lacrime continuano a scendere a dirotto.
«Tranquilla, stai tranquilla. Vedrai che andrà tutto bene.»
«Non vogliono dirmi niente, Álvaro, niente di niente. Perché?! Perché?!» ripeto più volte fra i singhiozzi.

[...]

Sono seduta su una delle tante sedie che vi sono in sala d'aspetto, e al mio fianco c'è Álvaro che non si è allontanato nemmeno un attimo da me.

Poggio la testa sul suo petto. Le mie palpebre iniziano a farsi pesanti a causa della stanchezza e del continuo piangere.

Sono passate tre, lunghissime e strazianti, ore e i medici non sono ancora usciti da quella maledetta sala operatoria, e nessuno mi ha ancora detto niente.

Nel frattempo sono arrivati pure Cristiano, Marcelo, Toni, Joana e Gareth.

«Vuoi qualcosa da mangiare?» chiede Joana sedendosi accanto a me.
Faccio segno di no con la testa.
«Sei sicura di non voler mangiare niente?» chiede Álvaro.
«Non voglio mangiare niente, voglio solo sapere come stanno.» dico con voce rauca.

Dopo altre due interminabili ore, finalmente un medico esce dalla sala operatoria.
Mi alzo di scatto, e seguita dagli altri ci avviciniamo a lui.
«La prego ci dica qualcosa!» esclamo.
«La bambina e il piccolo, per fortuna, stanno bene. Ma...» il dottore fa una pausa.
«Ma cosa? La prego continui.» lo incita Cristiano.
«Ma James, a causa di una forte emorragia cerebrale, non c'è l'ha fatta. Ci dispiace molto per la vostra perdita.»

Sono come paralizzata.
Pure le lacrime si sono fermate.
Non riesco a credere a ciò che ho appena sentito.
Le gambe iniziano a tremarmi, e sento un forte dolore espandersi nel mio petto.
Svengo e subito dopo vedo il buio più totale.

Spazio autrice

Lo so adesso mi ucciderete🙈

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