1 Capitolo

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Mi chiamo Allison, ho 17 anni e voglio raccontarvi la storia della mia vita.
Sono nata il 14 novembre 1999 da una famiglia calorosa, che non mi ha mai fatto mancare niente, una mamma dolcissima dal cuore grande,un papà un po' orgoglioso ma tenero dentro e Carrie, mia sorella maggiore più grande di me di 5 anni.
Ho sempre avuto un'infanzia abbastanza serena, sono sempre stata amata dalle persone che mi circondavano, ho sempre fatto amicizia con tutti, sono sempre stata una bambina molto socievole, che amava giocare sia con le bambole che con le macchinine.
Da quanto mi disse mia madre per me l'asilo era un parco giochi, era un proprio e vero parco del divertimento, la notte non vedevo l'ora di andare a dormire perché sapevo che la mattina sarei andata all'asilo, il mio posto dei giochi preferito.
Nell'estate dei miei 5 anni dovetti lasciare l'asilo, mi ricordo ancora quel pianto tristissimo, ero davvero così triste pensando al fatto che dovessi lasciare il mio posto di giochi preferito, tutti i miei amichetti e le maestre che mi hanno sempre fatto da seconda mamma.
Dopo le vacanze estive, a settembre entrai alle elementari, per me un nuovo mondo, tutti adesso avevamo il grembiulino blu a prescindere dal nostro sesso, le femminucce non avevano il grembiule rosa a quadri e i maschietti non avevano il grembiule celeste a quadri, eravamo tutti uguali e questo mi piaceva, non c'era nessuna distinzione tra maschio e femmina.
I miei 5 anni alle elementari volarono, i miei voti erano sempre i più alti della classe, i miei genitori erano davvero orgogliosi di me e la loro stima nei miei confronti aumentava ogni giorno di più, anno per anno.
Ultimo anno delle elementari, quinta elementare, l'anno più brutto della mia vita.
Ero molto piccola, non avevo mai notato che mia sorella Carrie stesse affrontando un periodo difficile, molto difficile. Non avevo mai fatto caso ai segni rossi sulle braccia, non avevo fatto caso al fatto che mamma le chiedesse in continuazione perché stesse diminuendo di peso, non avevo fatto caso ai suoi brutti voti a scuola, non avevo fatto caso ai suoi pianti, alle sue richieste di aiuto, ai suoi occhi che urlavano pietà, non avevo fatto caso al fatto che stesse 24 ore su 24 in camera sua ascoltando musica e molte volte singhiozzando affondando la faccia nel cuscino, pensavo che stesse ridendo e invece no.
Non avevo fatto caso al fatto che subito dopo mangiato, perlomeno quando mangiava, correva subito in bagno e vomitava, stava lì dentro per ore.
Papà quell'anno partì per lavoro non lo vidi praticamente niente, perlomeno da ciò che ricordo.
Mamma sentiva molto la mancanza di papà, cherrie non faceva niente altro che litigare con la mamma, urla, urla, urla ogni giorno.
Finalmente finii le scuole elementari, quel benedettissimo 10 giugno sembrava non arrivare mai.
Carrie era sempre più strana, piangeva fisso, non mangiava quasi mai, aveva sempre le cuffiette nelle orecchie, quei tagli erano sempre più profondi e sempre più evidenti, non capivo cosa stesse succedendo.
Mi ricordo che per una giornata intera non la vidi niente, allora decisi di entrare in camera sua, avevo provato a spingere la maniglia pensando che fosse chiusa a chiave come al solito, invece questa volta si era dimenticata di chiudere a chiave la serratura, rimasi scioccata nel vedere ciò che stavo vedendo in quell'istante...
Carrie con un oggetto appuntito si stava tagliando le braccia, lei mi aveva sempre detto che quei segni rossi glieli aveva fatti il gatto è che erano tagli, mi ha sempre detto di non dire niente alla mamma e così feci.
Appena la vidi urlai, sono sempre stata terrorizzata dal sangue, lei lanciò la lametta in qualche parte della stanza, arrivo di corsa da me e mi tappò la bocca, mi guardò con uno sguardo pieno di  rabbia per aver urlato.
In quel momento si precipitò la mamma in camera e rimase scioccata nel vedere tutto quel sangue in terra sul parquet e sulle braccia di sua figlia...
La mamma si mise ad urlare, mi ordinò di uscire dalla stanza e chiuse la porta a chiave con all'interno lei e Carrie, rimasero lì dentro per almeno un'ora e mezza.
La mamma come uscì dalla stanza di Carrie si precipitò al telefono e compose un numero, solo dopo tanti anni scoprii che la mamma stava telefonando ad uno psicologo.
Da quel giorno Carrie andava tre volte alla settimana da uno psicologo, ma solo io, solamente io notai che non stava cambiando esattamente niente, quei segni sulle braccia continuavano ad esserci, continuò a comportarsi come sempre, non cambiò niente, anzi, la situazione peggiorò.
Papà, il 17 giugno del 2010 tornò a casa dopo quasi un anno senza vederlo, mi misi a piangere, mi mancava così tanto...
24 luglio.
Quel maledettissimo giorno.
 Bussai alla porta della camera di Carrie per dirle che la cena era pronta.
Non rispose, così Tutto ciò che vidi era lei che giaceva sul letto, così pensai che stesse dormendo.
Lo dissi a mamma.
Lei entrò nella sua stanza per svegliarla e notò subito qualcosa di strano.
Prese  il foglio di carta tra le sue mani e lesse parola per parola. Singhiozzando, provò a svegliarla.
Stava urlando il suo nome.
Fui così confusa, non capivo cosa stesse succedendo, corsi a dire a papà  che la mamma stava urlando e che Carrie non si svegliava. Papà corse nella sua stanza.
Guardò la mamma che pianse e tenne  la sua lettera stretta al petto, sedere vicino al suo corpo senza vita.
Ciò che stava succedendo lo colpì, così iniziò ad urlare.
Urlò e tirò verso le pareti tutto ciò che trovò.
E poi, cadde in ginocchio, iniziò a piangere.
Mamma andò al suo fianco e si sedettero a terra, stretti l’uno all’altra, piangendo. 
La notizia impiegò solo qualche ora  a colpire tutti e, una volta fatto, regnò il dolore.
Tutti incolparono se stessi.
I suoi insegnanti pensarono che sono stati troppo duri con Carrie.
Le ragazze più popolari della scuola, pensarono a tutte le cose che dissero su di Carrie.
Il ragazzo che era solito prenderla in giro, non poteva  aiutare in alcun modo ma odiò se stesso per non averle mai detto quanto bellissima fosse in realtà. Il suo ex ragazzo, l’unico a cui disse tutto, che poi aveva rotto con lei.. Non lo sopportò. Si scompose e iniziò a piangere.
I suoi amici? Anche loro stavano singhiozzando, domandandosi come non avessero mai notato che qualcosa non andasse per il verso giusto, sperando di averla aiutata almeno un po’ prima che fosse troppo tardi.
E la sua migliore amica? Lei era traumatizzata.
Non riuscì a crederci.
Lei sapeva cosa stava attraversando Carrie, ma non aveva mai pensato che fossi andata così in là..
Così in là abbastanza per mettere fine a tutto.
Non pianse, non sentì nulla, rimase in piedi e poi si buttò a terra. Scuotendosi, urlando, ma nessuna lacrima uscì dai suoi occhi.
Qualche giorno dopo ci fu il suo funerale.
Accorse l’intera città.
Tutti la conoscevano, era la ragazza col sorriso luminoso e una personalità unica. C’era sempre per loro, era la spalla su cui piangere.
Un bel po’ di persone parlarono dei bei ricordi avuti con lei, e ce ne furono molti.
Tutti piansero, io ero ancora troppo  piccola.
I miei genitori mi hanno semplicemente detto che era morta.
E mi ferì ciò, molto.
Non smisi di piangere e disperarmi, volevo andare da lei in quel momento.
Lei era la mia sorella maggiore, lei avrebbe dovuto esserci sempre per me. La sua migliore amica restò forte per l’intera cerimonia, ma nello stesso momento in cui iniziarono a calare la sua bara nella terra, non lo era più. Pianse e pianse e non smise per giorni interi.
Quanto dolore hai portato con la tua scomparsa Carrie.

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