Prima riflessione nichilista

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A partire dagli anni '50 il consumismo ha iniziato a estremizzare la visione di un mondo diviso tra bene e male a suo vantaggio, ciò ha elevato il potere del sistema bipolare, un sistema che impedisce ragionamenti razionali e seri.
Le conseguenze di questo abuso da parte della società di questa sua caratteristica le possiamo osservare ancora oggi: i giovani vengono riempiti di propaganda dai cartoni animati e dalle serie TV che dividono costantemente il mondo in due parti, la parte dei buoni e la parte dei cattivi. Ciò ha fatto crescere la pericolosa convinzione che gli avversari politici, ideologici e quotidiani siano persone con l'unico intento di danneggiarci, convinzione assolutamente falsa: ognuno crede di essere nel giusto e di seguire la via giusta, nessuno sceglie di dirigere il governo di un paese secondo alcune ideologie solo perché "cattivo", lo fa perché crede che possa giovare a se stesso e/o alla nazione.
Così veniamo ingannati e noi non diciamo nulla perché crediamo di non avere una soluzione (impotenza imparata), un esempio recente possono essere le elezioni statunitensi del 2016: pochissimi cittadini statunitensi hanno scelto veramente Trump o la Clinton, la maggioranza della popolazione ha votato o l'uno o l'altro solamente perché credeva non ci fossero alternative. O sinistra, o destra. O sostieni Trump e sei contro la Clinton, o sostieni la Clinton e sei contro Trump.
Questo fenomeno si presenta da sempre, non è una novità, allora perché criticarlo al giorno d'oggi? Semplice, grazie alle nuove e più veloci tecnologie questo fenomeno si sta amplificando in maniera spaventosa e invece di venir contenuto viene sfruttato da politici, e non, per ottenere consensi (come lo si può notare dalla popolarità di personaggi del calibro di Beppe Grillo, Enrico Mentana etc.).

E perché l'analfabetismo funzionale sta aumentando in Italia? Perché la lingua italiana è troppo complessa per poter essere compresa fino in fondo da una generazione che sta crescendo con una tecnologia fondata sulla velocità.
La velocità è il problema. Questa velocità troppo comoda, troppo irrazionale, troppo espansiva.
Basta un attimo e chiunque ha le informazioni che vuole (perché nessuno vuole mettere in dubbio le proprie idee), basta qualche click, qualche movimento con le dita e tac: eccomi ben servito l'articolo a mio favore che userò nella discussione che sto avendo con il tizio che non la pensa come me!
Il problema risalta subito a un occhio attento: è tutto così veloce, abbiamo le informazioni che ci scorrono davanti a una tale velocità che non ci fermiamo più a riflettere su di esse. Diventiamo dei semplici vasi comunicanti che mettono su frasi apparentemente sensate per poter trasmettere le informazioni così come ci vengono date: insomma, dei tubi tramite i quali passano informazioni senza subire nessuna modifica.
Ma perché la velocità porta a questo? La risposta è alquanto banale a dir la verità: per rendere l'informazione più veloce c'è bisogno che non abbia ostacoli nella strada, per questo i vasi comunicanti (le nostre coscienze e le nostre bocche) sono diventati sempre più cavi, sempre più vuoti all'interno, così da permettere alle informazioni di scorrere a una velocità tale da permettere di adattarsi alla tecnologia attuale.
Possiamo personalizzare le informazioni, prenderne altre per sostenere le precedenti, abbellirle con etichette quali "originale", "in edizione limitata", "speciale", ma la loro sostanza (astratta) rimarrà invariata: le informazioni hanno bisogno di essere modificate, modellate, fatte evolvere, per essere concretizzate.
Secondo punto concluso: finora ho trattato il sistema bipolare e la sovrainformazione.

Cos'ha a che fare l'analfabetismo funzionale con la sovrainformazione e la velocità delle attuali tecnologie? Per rispondere a questa domanda, bisogna prima farsi una domanda particolare...
Perché mai i docenti tengano così tanto al fatto che vengano scritti evitando di copiare dal testo? La risposta è più seria di quanto possiamo immaginare in un primo momento.
Saper scrivere il riassunto di un testo significa comprenderlo a tal punto da poterlo modellare a proprio piacere per allungarlo e rimpicciolirlo come si vuole. Ciò significa una sola importante cosa: per modellare le informazioni bisogna prima comprenderle.
Per chi conosce almeno le basi della programmazione, questo discorso potrebbe risultare familiare: il computer non capisce veramente ciò che gli viene assegnato, lo esegue e basta, lo comunica e basta, non è in grado di modellare le informazioni autonomamente. Ecco cosa c'entra l'analfabetismo funzionale con la sovrainformazione: le nostre coscienze diventano semplici vasi comunicanti cavi e lisci se, oltre all'esposizione ad una fonte di informazioni forte e veloce, non vengono allenate a distribuire e riorganizzare le informazioni che assorbono dal caotico mondo esterno.

Alla fine è tutta una questione di scala, i computer tradizionali sono veloci perché non si fermano a riflettere sulle informazioni, è per questo che una comunicazione veloce come quella fornita dalla tecnologia attuale non si adatta assolutamente a noi umani: siamo fatti per una comunicazione abbastanza lenta, ne abbiamo bisogno per riflettere e ragionare.

Il numero di analfabeti funzionali aumenta ovunque, non solo in Italia: prendiamo gli Stati Uniti d'America e il Regno Unito come esempi, in questi  Paesi si usa un sistema di comunicazione incredibilmente veloce, questo perché la loro lingua si basa molto su regole convenzionali piuttosto che regole derivate da una cultura linguistica e storica con tantissime esperienze etimologiche. Gli italiani, avendo a disposizione una lingua fondata su queste esperienze, sono meno vulnerabili a incombere in una neo-lingua orwelliana: dopotutto usano termini stranieri come "computer" e "chat" perché i loro corrispettivi italiani sono "troppo lunghi" da scrivere. Perché lo sono? Perché la lingua italiana non inventa nuovi termini per chiamare nuovi concetti, bensì ricicla vecchi termini. Insomma, la lingua italiana allena l'ingegno, poco adoperato dagli anglofoni.
Ciò, ovviamente, non dimostra una certa superiorità del popolo in questione: gli italiani usano comunque termini inglesi mancando di rispetto alla propria cultura per semplice pigrizia mentale.

Ricapitolando: non siamo noi umani a doverci adattare alla velocità della tecnologia, è la tecnologia a doversi adattare alla nostra lentezza! Capiamolo prima che sia troppo tardi.

Scritto il 5 Febbraio 2017 - Veneto, Italia (UE)

Aggiornato il 18 Settembre 2017 - Veneto, Italia (UE)

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⏰ Last updated: Sep 20, 2017 ⏰

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