SCARLATTO

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Il prato della scuola non è mai stato così rigoglioso e ben tagliato.
Il sole brilla a tratti nascosto dalle nuvole, si sta bene oggi, e la musica che proviene dalle mie amate cuffiette rimbomba nelle mie orecchie.
Ma non è come ascoltare la sua voce.
Ascoltare e sentire non sono sinonimi.
Sentire qualcosa è come dargli poca importanza, è come un suono semplice che ti attraversa solo la mente e non viene memorizzato.
Il verbo ascoltare, invece, divrebbe essere valorizzato di più.
È uno di quei verbi la quale azione descritta necessita di attenzione, la quale azione deve essere significativa.
Un'azione che ci rende partecipi, un'azione che riesce ad entrare nella mente per fissare parole, frasi, storie...
Se ci pensiamo... la vita su cosa è fondata?
La musica è quell'arte che insegna i valori della vita senza espressioni dirette, ma attraverso frasi sottointese.
Ognuno posside un'arte, dove l'arte è follia.
Ma...la mia arte qual'è?
Fare la figura del cazzone con lei?
A quanto pare...
Comunque...è vero, le canzoni ci aiutano a crescere.
La musica è la compagnia perfetta per maturare senza essere condizionati, per capire le emozioni travolte da sentimenti indomabili.
Le emozioni...i sentimenti...sono quel lato che la musica descrive, delineandone perfettamente tutte le sfaccettature.
La musica è l'unica che ha la capacità e la forza di capirmi: grazie ad essa ho imparato a conoscermi, venendo descritto senza saperlo.
Ascoltare e imparare le canzoni, per me, aiuta ad esternare dei lati nascosti che nessuno conosce.
La musica è come una goccia d'acqua rubata dal mare, caduta sull'asfalto dove all'inizio non centrava nulla e poi mi ha cambiato la vita.
È il mio modo di esprimermi: a volte non parlo perchè penso che il silenzio vale più di mille parole, poi trova rifugio dietro una frase di una canzone.
Preferisco lasciare anonimi e vaghi i miei pensieri; essere un libro aperto agli occhi di tutti è facile, ma per gli altri è difficile capire questo libro che solo io posso decifrare.
Mettere le cuffiette é come un tuffo nel vuoto, è come finire in un' altra dimensione che fa riemergere ricordi e crea fantasie.
Peró la musica non puó aiutarmi immischiandosi nelle mie faccende umane, ma puó limitarsi ad accompagnarmi in eterno.
Anche se, così, le canzoni più vecchie sono diventate mute e quelle recenti ci meravigliano per il nuovo modo di comprenderci.
L'odore di caffè rabbuia i miei pensieri e riesce a far fremere le mie pupille gustative.
Apro gli occhi e... Scarlet?
Mi alzo di colpo e le getto le braccia al collo facendola esitare sotto il mio peso.
"Fratellone" sorride, ricambiando senza rovesciare il caffè.
La guardo negli occhi.
"Che ci fai qui?"
"Mamma e papà hanno voluto mandarmi qui a scuola, con te" sorride entusiasta e cammina al mio fianco mentre raggiungiamo i dormitori.
È bello averla qui.
Con me.
Le mostro l'istituto prima di portarla nella mia stanza...se non la sento mia sono dettagli; seduta, in camera mia, con lei accoccolata al mio petto la mancanza di Abigail sembra irrilevante.
I suoi capelli profumano di zucchero filato e ogni riccio che le ricade sulle spalle sembra un fusillo perfetto.
I suoi occhioni verdi mi scrutano curiosi e io sospiro.
"Voglio conoscerla" mi appoggia la mano sulla guancia e la accarezza dolcemente.
Mi alzo, la stanza è cupa per via del tempo nuvoloso e sembra vorticare tra le goccioline di pioggia che iniziano a convogliarsi sulla finestra e la luce le proietta attraverso le ombre sui mobili.
Mi accuccio per aprire il cassetto del comodino e togliere un libro spesso, nero e pesante; lo appoggio sul letto fra me e Scarlet.
È così voluminoso che sprofonda appena fra le coperte morbide e setose.
Le sue dita affusolate con le unghie smaltate di blu accarezzano la copertina prima di sfogliare le pagine di cartoncino ingiallite.
Le è sempre piaciuto il blu, fin da bambina ammirava le tonalitá del colore del cielo e quelle del colore del mare.
È così diversa da lei...
Mi guarda e poi torna ad osservare le fotografie della mia vita disposte in ordine cronologico.
Le prime sono sbiadite, ma ancora comprensibili: il matrimonio dei nostri genitori, alcune foto dei nonni e poi le nostre foto da bambini.
In particolare una di lei, seduta sull'altalena mentre io la spingo stando attento a non farle perdere l'equilibrio.
Io avevo 10 anni e lei 9.
"Andrew" mormora e continua a sfogliare le pagine con delicatezza ed attenzione.
Ogni foto suscita emozioni e ricordi diversi.
Rievoca stati d'animo lontani nel tempo, magari accantonati in un angolo nel nostro cuore o nella nostra mente.
Aiutano a ricordare, a non perdere la memoria, a non dimenticare.
Sono una distrazione che maschera il reale...un po' come Abigail.
Dio, perchè sempre lei?
Mi ripiglio dai miei pensieri e guardo Scarlet che si è soffermata sulla pagina rosa con al centro la scritta 'Abigail'.
La mia sorellina, con l'indice, traccia il nome che tormenta i miei pensieri con l'indice, poi gira la pagina e studia le foto, dettaglio per dettaglio, particolare per particolare.
La foto del mio compleanno, quella del suo, capodanno...
I minuti passano e lei è lì che studia e capisce la mia storia attraverso delle banalissime foto scattate da Adrian o da Irina, la compagna di stanza di Abigail.
"Ti aiuteró" chiude il libro prima che io possa metabolizzare ció che ha appena detto.
"No...." esito e guardo i suoi occhioni verdi*
La stanza attorno sembra sbiadire e mi focalizzo su di lei.
Come quando era solo una bambina e cercava sostegno e sicurezza da me; ora lei lo fa con me.
•••
Mano nella mano la accompagno nella hall dei dormitori femminili a compilare le carte per l'iscrizione.
Quando abbiamo finito tutto l'estenuante procendimento ci incamminiamo verso la sua stanza.
Scarlet bussa e....eccola.
Lei.
La mia Abigail sulla soglia della porta.
Con i capelli scompigliati, un libro in mano nel quale tiene il segno con un dito e l'odore di caffè appena preparato e versato in due tazze.
Irina, la sua compagna di stanza, la raggiunge in pigiama e con i capelli legati in una crocchia molto casuale.
"Hey" mi sorride Abigail "che ci fai da queste parti?" sposta lo sguardo da me e guarda Scarlet.
"Una nuova compagna?" sorride Irina prima di sbadigliare.
Che momento....strano.
"Piacere, sono Scarlet" sorride timida la mia sorellina e le guarda.
"Abigail" sorride e io la guardo.
Il suo sorriso....è un raggio di sole nella mia vita, che la illumina, la abbaglia senza sosta.
"Irina" scruta mia sorella e poi rientra in stanza.
È sempre stata...strana, misteriosa....
E non ho mai capito cosa Abigail ci trova di particolre nella sua personalità.
"Beh.... benvenuta" esclama quella ragazza che mi ha rubato il cuore, quella ragazza che attira il mio sguardo più ebete, quella ragazza...che pensavo fosse timida e invece non lo è più di tanto.
"Accomodati"  sorride mentre si stiracchia e la ospita in camera parlandole tranquillamente di banalità e senza metterle ansia.
Speriamo....
Dio mandamela buona questa volta!
Sospiro e torno al mio mondo, l'unico e il solo che comprendo appieno, forse...

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