Quando tornai a casa notai che Hebe mi aveva lasciato un breve messaggio:

Mi porti la macchina a scuola domani?

Era tardi per raccontarle degli avvenimenti della giornata così le inviai uno simile sorridente e un pollice alzato.
Poi finalmente mi infilai nel mio caldo letto e mi addormentai quasi all'istante.

La mattina dopo, colpita da un particolare ottimismo, decisi di indossare un outfit completamente nero. Jeans, giacca di pelle, maglioncino e stivali. Tutti in tinta unita. Mi truccai persino più pesante del solito e quando scesi dalle scale ad Ace cadde il muffin di mano.
«Ma che diavolo...» borbottò.
«Uscire con la Daniels ti fa star male.» commentò.
«Sicura di star bene?» intervenne Arn.
«Oh! Santo cielo! Che ti sei messa addosso?» esclamò anche mia madre.
«Io esco.» risposi semplicemente marciando verso l'uscita.
«Senti, ieri è tornata con l'auto della Daniels, non è che quella cosa possieda chiunque la guidi?» fu l'ultima cosa che sentii da parte di Ace.

Quella mattina realizzai che mi piaceva un sacco guidare l'auto di Hebe.
Ero totalmente immersa nei miei pensieri, fantasticando delle mie spettacolari entrate in scena e dei miei discorsi Nobel, quando, passando davanti ai cancelli della scuola, riconobbi una coppia che si stava baciando.
Hebe era inconfondibile e dalla custodia del violino e gli occhiali da imbranato, identificai l'altro come Theo Allwell.
Presa dall'entusiasmo suonai il clacson e fu molto divertente vederli sobbalzare. Ancora più divertente fu lo sguardo minaccioso che mi dedicò la mia amica.
Quando parcheggiai l'auto della ragazza scesi dall'auto, immaginando la scena al rallentatore con tanto di vento che mi scompigliava i capelli. Mi sentivo come una specie di diva di uno spot televisivo.
In quel momento, percepivo gli occhi di tutti addosso, ma ero fiera di quegli sguardi. Ero sicura di me. Audace. Mi sentivo invincibile.
Raggiunsi il gruppo dei giocatori di football a cui mancava ancora all'appello mio fratello, ma Jason era già lì.
Quando fui abbastanza vicina, vidi Jack dare una gomitata al suo amico e fare un cenno nella mia direzione. Jason si voltò e mi guardò stupito.
«Oh, wow, cos'è questo cambio di look?» esclamò sorridendo amabilmente.
«Non penso che oggi sia Halloween.» commentò Jack ridendo. Gli altri ragazzi gli fecero eco, ma non mi tolsero gli occhi di dosso. Ero consapevole di quanto quei jeans mi fasciassero bene le gambe e di quanto fosse meravigliosa la scollatura del maglioncino attillato.
«Sssh piantatela.» ridacchiò anche Jason.
«Devo parlarti.» gli dissi per nulla toccata dai commenti dei presenti.
Io e Jason ci appartammo e prima che potessi solo aprire bocca lui iniziò:«Ci tenevo a dirti che non sapevo di quel che aveva in mente Daia.»
«Mi hai attirato lì perché te l'ha chiesto lei, non è così?» chiesi incrociando le braccia sotto il seno. Notai che per una frazione di secondo lo sguardo di Jason perse l'attenzione sui miei occhi.
«Sì, ma mi ha detto una cosa... So che non ci dovrei credere perché non dovrei fidarmi di ciò che mi dice... Ma avevo bevuto e non ragionavo molto lucidamente.» si scusò.
«Che ti ha detto?» chiesi curiosa.
«Che mi hai tradita con Chanders... Ha detto che una sua amica vi ha visti farlo in una biblioteca e... Scusa, ma la cosa mi tormentava ieri. Per non parlare di quel principino del tuo ex... Mi sono sentito... Ferito.» disse abbassando lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli.
Tutta la mia sicurezza scivolò via, lasciando spazio ad un brutto verme chiamato "senso di colpa".
«Ma certo, peccato che il tuo ragazzo abbia saltato la parte in cui mi ha limonata. Dico bene Jason?» intervenne la voce a me meno gradita.
«Non dire idiozie, Diamond.» sibilò Jason. Stringeva le mani a pugno e sembrava fin troppo agitato. I sensi di colpa tornarono a dormire e il fastidio fece capolino nella sala controllo delle emozioni.
«E la parte dove ti ha chiamata "schifosa puttana" o quella in cui ci ha aiutato a preparare la trappola? Come scordarle.» ghignò Daia ponendosi di fronte a lui. Voleva ferire entrambi. Distruggerci. Ma non sapeva che ormai non poteva più farlo.
«E ora fai il bravo cagnolino e torni a scodinzolare da lei?» sibilò la vipera.
«Non ascoltarla, Azura, è solo invidiosa. Vuole solo allontanarci.» affermò Jason mettendomi una mano sulla base della schiena.
Mi allontanai ricevendo uno sguardo stupito da parte sua. Poi mi misi a ridacchiare, finché non si trasformò in una vera e propria risata.
«Allontanarci? Non siamo mai stati veramente vicini. E questo lo sai.» dissi con sicurezza rivolta a Jason.
«Sapete che vi dico? Voi due siete una coppia perfetta. Sul serio, non capisco perché abbia sofferto tanto per colpa vostra.» dichiarai.
Una volta che quelle parole uscirono dalla mia bocca, mi sentii stranamente libera.
«È stato un inutile perdita di tempo venirvi dietro e sperando nella vostra approvazione.» scossi la testa ricordando quanto fossi stata stupida un tempo.
Sospirai esageratamente.
«Ma adesso è finita. Non ci sarà più nulla tra noi.» sorrisi e mi voltai, centrifugando i miei capelli in aria per l'uscita di scena. Adoravo in modo particolare quei fili rossi quella mattina. Sembravano obbedirmi per la prima volta.
Mi diressi verso l'entrata della scuola, alla ricerca della persona a cui avevo pensato per tutta la sera, notte e mattinata. Dovevo dirgli che Jason non era più un problema. Dovevo dirgli che lui mi aveva aiutata a sentirmi così leggera. Dovevo rispondere alla sua domanda.
Dovevo...
«Dove corri?» chiese Hebe bloccandomi la strada.
Anche quel giorno aveva degli abiti stranamente sobri rispetto al suo solito look e persino il trucco sembrava più leggero. In confronto, sembravo io quella dark.
«Non sapevo possedessi dei jeans chiari.» commentai sorridendole.
Hebe alzò gli occhi al cielo e allungò una mano aperta verso di me.
Inarcai un sopracciglio confusa.
«Le chiavi» mi ricordò alzando gli occhi al cielo.
«Ah! Scusa! Vero.» mi affrettai a restituirgliele.
«Il tuo buon umore mi dà sempre il voltastomaco.» commentò la ragazza afferrandole.
«Sii più gentile con la tua potenziale cognata.» le sorrisi a trentadue denti.
«Jude non ha una ragazza.» commentò lei sollevando le sopracciglia.
«Mi riferivo al tuo nuovo fratello.» le dissi facendole sgranare gli occhi.
Il mio ottimismo e la felicità sembravano spruzzare fuori da tutti i pori.
«Credo di non capire. Hanno litigato ma non penso si siano lasciati.» commentò Hebe.
«Ieri Lance mi ha chiesto se avrei lasciato Jason per lui e beh... È quello che ho fatto. Insomma, avrei voluto dirglielo ieri sera, ma con tutta quella storia della melma verde e con Xavier, il bagno e il suo petto nudo...» farneticai.
«Ehi, Stop, frena.» mi bloccò Hebe. «Di che stai parlando? Xavier? Melma verde?» chiese confusa.
Ma ormai non stavo più prestando attenzione a lei. Avevo visto Lance e mi affrettai a chiamarlo. Lui si voltò e ci scorse entrambe. Disse qualcosa al suo amico e ci raggiunse con il suo solito sorriso da bambino.
«Ehi, vi siete scambiate i ruoli?» fu la prima cosa che chiese notando i nostri vestiti.
Hebe alzò gli occhi al cielo.
«Sono stufa della gente che ha sempre da ridire su come mi vesto.» sbuffò la mia amica prima di dileguarsi.
Io e Lance rimanemmo soli al centro del corridoio sempre più affollato.
«Non ho fatto colazione.» commentai per scacciare l'imbarazzo.
«Oh, vuoi che ti offri qualcosa al bar? Facciamo ancora in tempo prima della campanella.» disse il ragazzo cogliendo la proposta.
Aveva capito al volo che volevo parlargli. O forse doveva farlo anche lui. Sta di fatto che ne avevamo entrambi un grande bisogno.
Quando raggiungemmo la destinazione e ordinammo qualcosa da portare via, mi decisi ad aprire bocca.
«Lance, ho pensato a ciò che hai detto ieri.» dissi imbarazzata.
«A proposito di questo, volevo dirti che...»
«No! Fammi finire.» lo interruppi afferrandogli la manica del polso e fermando la nostra camminata verso l'entrata della scuola.
Lo portai verso la panchina accanto al lampione spento, poiché le mie gambe avrebbero potuto cedere dall'emozione.
Non riuscivo seriamente a guardarlo negli occhi. Troppo nervosa.
«Ho lasciato Jason. Lui... Lui non era quello giusto per me. È da un po' che penso che... Cioè, è da un po' che mi piaci, ma veramente tanto. E non piacere normale, ma piacere in quel senso.» balbettai.
«Quindi, se la tua proposta di ieri è ancora valida...» Non sentendo arrivare alcuna risposta da parte sua, alzai lo sguardo per capire come avesse preso la notizia.
Le sopracciglia bionde di Lance erano sollevare e le labbra semi aperte dallo stupore. Ma poi l'espressione si fece grave.
«Io... Io e Iris abbiamo fatto pace.» disse.
La presa sul suo polso perse forza e la mia mano scivolò impotente sulle mie coscia.
«Oh» commentai abbattuta.
Tutta quell'euforia se n'era decisamente andata, sostituita da un'improvvisa depressione.
«Ehi.» Lance mi prese entrambe le mani e mi obbligò a guardarlo. Mi stava sorridendo.
Quel sorriso mi fece tremare il labbro inferiore e appannare la vista.
Stava provando compassione per me?
«Hai frainteso. Abbiamo fatto pace. Ma... Ho voluto rompere con lei. Ne abbiamo parlato e l'ha presa meglio di quanto pensassi. Rimarremo amici.» disse accarezzandosi la nuca.
«Oh.» sussurrai di nuovo senza fiato.
«Quindi?» chiese.
«Quindi cosa?» mormorai.
«Quindi presumo che ora posso baciarti senza sentirmi in colpa.» mi sorrise. Alzò il polso e mi fece notare che non vi era più alcun braccialetto con lettere appartenenti ad altri legami.
«Puoi baciarmi.» affermai.
E così fece. Il ragazzo si avvicinò e, afferrando il mio volto con una mano, iniziò a giocare con le mie labbra. La dolcezza e la lentezza di quel singolo gesto, mi fece palpitare il cuore a mille.
Infilò le mani tra i miei capelli, avvicinandomi poi a lui, con una certa urgenza.
Le mie braccia circondarono il suo collo, sentendo il bisogno di averlo ancora più vicino di così. Il freddo non lo sentivo più, trovando, piuttosto, i vestiti ingombranti.
«Prendetevi una camera!» commentò un ragazzino passando in bici e suonandoci il campanello.
Io e Lance ci staccammo guardandoci per diversi secondi. Poi entrambi scoppiammo a ridere.
«Comunque, oggi sei sexy.» mi sussurrò all'orecchio.
«Perché? Solitamente non lo sono?» replicai.
«No, ma oggi sei una strafiga in nero dal 1234» replicò facendomi assumere un'espressione confusa.
«Sai, Shadowhunters... Mai sentito?» commentò offrendomi una mano per farmi alzare.
Scossi la testa alla sua dichiarazione.
«Non so, parli di quel film con Lily Collins?» chiesi.
«Prima di tutto, è un film che deriva da un libro e io mi riferivo al libro. E tu oggi sei praticamente la cosplayer di Clary Fairchild. Ed è un complimento, perché nella mia testa è molto ma molto sexy.» disse intrecciando le dita alle mie.
«Fammi capire, mi stai dicendo che dovrò essere gelosa di un personaggio immaginario?» chiesi divertita.
Lui fece finta di pensarci.
«Può darsi.» disse prima di darmi un altro bacio.

Angolo Autrice

Capitolo breve? Già. Ma soddisfacente? Spero. Di solito nelle teen fiction o in qualsiasi altra storia d'amore il momento in cui il protagonista e la protagonista si accettano e decidono di mettersi assieme è qualcosa di commovente, strappalacrime, romantico all'ennesima potenza, surreale.
Insomma, qualcosa tipo dichiarazione sotto le stelle dopo essersi accampati nel deserto (riferimenti casuali) o confessione davanti a tutta la scuola o notte d'amore, sparatorie, incidenti, cene romantiche... Insomma, roba organizzata.
Però, questo libro dovrebbe rappresentare una faccia della realtà e credo sia molto vicino alla realtà qualcosa di semplice come questo che ciò che ho citato sopra. Detto ciò, per favore non ne rimaniate particolarmente delusi 😅.
Alla prossima.

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now