10. Cappuccino

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"Come la notte che
ruba silenzi
e ti regala paure."
~Ultimo

▶️ Pianeti - Ultimo

Rabbia.
Era il sentimento che provavo e sentivo in quel momento, mentre a passo svelto mi dirigevo in direzione dell'uscita della Columbia, dopo essere stata cacciata fuori dal corso di Scienze per soli venticinque minuti di ritardo. Tutta colpa di Kara che aveva messo sottosopra la nostra stanza, disperdendo i miei libri e i vestiti di Faith, facendo arrivare in ritardo anche quest'ultima.

La Signora Fallen, la professoressa, era estremamente pignola riguardo alla puntualità. Ma le sarebbe costato tanto farmi entrare? Almeno non avrei perso il restante della lezione, che per colpa di Kara, avevo già saltato. Gettai i libri e lo zaino a tracolla sui sedili posteriori della mia macchina, chiudendo la portiera con forza. Al diavolo il corso, mormorai fra me e me, mentre andavo ad accomodarmi sul sedile del guidatore dopo aver allacciato la cintura di sicurezza. Avevo un urgente bisogno di caffè, due o anche tre, volevo ubriacarmi di caffeina quella stessa mattina.

Guidai fino al Blake mormorando qualche imprecazione durante il tragitto, gesticolando con una mano, mentre con l'altra tenevo stretto il volante. Se qualcuno mi avesse vista in quella situazione, mi avrebbe sicuramente preso un appuntamento con qualche psicologo. Venticinque minuti di ritardo, soltanto venticinque minuti, continuavo a brontolare. Quando mi ci mettevo, diventavo più fastidiosa di quanto fossi in realtà.

Aspettai che il semaforo dell'angolo diventasse nuovamente un pallino verde fosforescente, picchiettando l'indice sul volante e il piede sull'acceleratore, per cercare di sbollire il momento. Muovevo lentamente la testa al ritmo della canzone che trasmettevano alla radio, una nuova hit commerciale, mentre facevo ripartire il veicolo a quattro ruote. Parcheggiai la macchina nel parcheggio che circondava il piccolo locale, della quattordicesima strada di J. Kennedy Streat. A passo svelto presi il portafoglio dalla tracolla dei sedili posteriori , incamminandomi successivamente all'interno di quelle mura moderne, dopo aver chiuso le portiere con un click della chiave automatica che tenevo fra le dita. Andai in direzione del bancone - grigio e in marmo - appoggiando i gomiti sopra quest'ultimo, sedendomi comodamente in uno degli sgabelli neri. "Hai già ordinato?" Mi domandò qualcuno da dietro il bancone, mentre avanzava in mia direzione con in mano un panno e un bicchiere, intento ad asciugarlo velocemente. Sul cartellino appeso alla sua divisa, c'era semplicemente scritto: Scott.

Socchiusi gli occhi per guardarlo meglio, aprendoli successivamente dopo averlo riconosciuto. Slanciato, spalle esili e pelle pallida. Era lo stesso cameriere che mi aveva gentilmente servita, una volta in cui ero venuta insieme ad Isaac. Quest'ultimo non si faceva vedere in giro da un po, probabilmente partecipava ancora a quegli incontri clandestini e non aveva avuto tempo per le lezioni, per gli allenamenti di Football, non aveva avuto tempo per me. Che mi aspettavo, eravamo soltanto amici. "Signorina?" Mi domandò il ragazzo che, guardandomi, aspettava ancora una mia risposta.

Signorina? "Chiamami Eisel, ti prego, abbiamo la stessa età." Gli feci notare scuotendo la testa, ignorando la sua eccessiva cordialità nei miei confronti con un gesto della mano, mentre sulle sue labbra sottili si formava un sorriso.

Alzò le spalle, riabbassandole successivamente. "Scusami, probabilmente è l'abitudine." Parlò passando una mano sui capelli, che questa volta non erano raccolti in un codino. "Allora, cosa ordini?" Mi domandò appoggiando le sue mani sul bancone, guardandomi con i suoi occhi grigi, circondati da evidenti occhiaie.

Guardai sul tabellone nero alle sue spalle, leggendo le scritte eleganti in un gessetto bianco. "Una ciambella alla marmellata di fragole e un cappuccino." Parlai rivolgendomi a lui, che si limitava ad annuire e a trascrivere l'ordine su un taccuino che teneva fra le mani.

Il ragazzo della 113 On viuen les histories. Descobreix ara