Capitolo 4 - Avvistamenti

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Jason continuava ad aspettare che uscisse. Continuava a non avere intenzione di ucciderla per il momento, non aveva fatto nulla di male ancora. Questo gli riportò alla mente un episodio avvenuto molto tempo prima, anni fa: aveva trovato una ragazza addormentata nel bosco, sotto un albero. Aveva da poco finito di piovere. Si era avvicinato ma lei si era svegliata. Aveva iniziato a piangere, a urlare, a insultarlo. Lui l'aveva presa, non per ucciderla, ma per portarla via, anche se aveva un coltello in mano. Non stava facendo nulla di male, ma lei non doveva stare lì. Visto come stava facendo non vide altra soluzione che trascinarla per il bosco. Nonostante le urla nessuno sarebbe arrivato a salvarla dal grosso mostro cattivo. Quando svenne, con grande gioia delle sue orecchie, se la caricò in spalla e la riportò davanti casa sua. I suoi genitori la trovarono davanti la porta e la misero nel suo letto. Lo aveva insultato, lo aveva chiamato mostro ed era anche riuscita a colpirlo più volte. Però l'aveva risparmiata. Sua madre era stata molto fiera di lui. Era stato buono con lei anche se quella ragazza non se lo meritava. Ma quando, qualche tempo dopo, era ritornata a Crystal Lake, insieme ad un gruppo di ragazzi, non gli lasciarono altra scelta che eliminarli tutti. Lei era riuscita a scappargli però, dopo aver tentato di impiccarlo e dopo averlo colpito in testa con un'ascia, crepando la sua maschera. Ah già, quello era anche il giorno in cui trovò la sua maschera. Sapeva che quella maschera, insieme al machete, era ormai diventata un simbolo. Il suo simbolo. Sapeva che qualcuno aveva fatto dei film e degli oggetti su di lui. La città era piena di negozi con queste cianfrusaglie, le aveva viste. Molte delle persone che venivano a disturbarlo sapevano di lui proprio a causa di questi film. Ormai aveva praticamente rinunciato alla pace. Dicevano di sapere tutto di lui, volevano vedere se esistesse davvero o se fosse ancora vivo. Ma quando lo trovavano la loro reazione, e la loro dipartita, era uguale a quella di chi non aveva idea di chi lui fosse.

Jason si chiedeva se quella ragazza, quella Jasmine, fosse come tutti gli altri. Se lo era ci stava mettendo più tempo del previsto a dimostrarlo.

La giovane intanto andò in bagno a lavarsi le mani e a riflettere un momento su quello che era accaduto: aveva bisogno di stare da sola qualche minuto. Aveva visto Jason, ne era sicura, anche se solo per un istante. Doveva essergli sembrata davvero ridicola. Ma se Jason sapeva di loro, ed era anche arrivato così vicino, perché non aveva fatto nulla? Non avevano fatto nulla per infastidirlo, quindi forse le sue teorie erano fondate. Magari era solo passato a controllare che nessuno gli stesse causando problemi. La rassicurava pensare che forse Jason non era intenzionato a fare del male alla sua famiglia. Decise che avrebbe di nuovo portato Finn in riva al lago con lei dopo pranzo. Voleva capire se effettivamente Jason fosse stato a spiarli anche il giorno prima. Una pessima idea, doveva ammetterlo.

Dopo aver mangiato e pulito con la madre, come faceva sempre, andò a cambiarsi, essendo rimasta in pigiama per tutta la mattina. Mise gli shorts di jeans e la maglietta di Star Wars del giorno prima, un paio di converse azzurro chiaro e poi mise il guinzaglio a Finn.

Da quando uscirono di casa fino a quando arrivarono sul lago, nello stesso punto dell'altra volta, non la smise un attimo di guardarsi intorno con fare circospetto, volendosi assicurare che non ci fosse nessuno a seguirli. O forse che invece ci fosse. Effettivamente lei non vedeva nessuno, non aveva sentito rumori strani e Finn era tranquillo. Sospirò, pensando: "Tranquilla Jas, se avesse voluto farti del male lo avrebbe già fatto."

Calmata, tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini il suo cellulare e iniziò a fare foto al paesaggio e al suo cane. Si accorse che non c'era segnale lì per qualche strana ragione.

Jason non l'aveva certo persa d'occhio, ma stavolta era stato molto più cauto a non fare rumori, tenendosi leggermente più lontano. La vide fare delle foto, non sembrava preoccupata come pochi minuti prima. Ad un certo punto la ragazza cominciò a camminare sulla riva del lago, lungo il sentiero che lo costeggiava. Ovviamente lui continuò a seguirla, era curioso di vedere dove voleva andare. Dopo un po' arrivarono davanti ad un pontile di legno. Voleva forse buttarsi in acqua? Estrasse il machete dal fodero al suo fianco e si avvicinò di poco, senza farsi notare. Si fermò quando la ragazza arrivò alla fine del pontile e si sedette, guardando l'acqua.

Welcome to Crystal Lake (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora