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Le giornate passano veloci, si rincorrono. Non riesco a stargli dietro e allora mi fermo e vado con calma. Dovrei accelerare ma non ne ho la forza.
Spingo e calcio il pallone di pezza fatto da mio fratello, lo vedo rotolare tra le persone, i vecchi del quartiere e poi si ferma nel giardino di Giuseppe, Peppe, per tutti.
Lá non ci voglio andare, afferro la palla in fretta con lo sguardo basso e torno a tirare quello stupido pezzo di spugna.
É caldo, sono i primi di agosto, il sole mi brucia la testa e la schiena ma io mica ci penso. Io devo diventare un calciatore e se lo voglio diventare devo patire tutto. Non importa la pioggia, il freddo, la neve, il fango o il caldo. Devo calciare questa stupida palla e devo, voglio, diventare qualcuno.
Entro in casa con il fiatone ma mamma non se ne accorge, sta sul divano con la sigaretta in mano e la TV accesa.
Guarda ma non guarda davvero, mio fratello, Giovanni e vicino a lei.
Lo prendo in braccio e lo porto in camera mia
"Loré ma che fai! Giovanni voleva la mamma"
Sbuffo e chiudo la porta. Mio fratello se continua ad aspirare tutto quel fumo ci rimane secco.
In casa non studio, e chi ce l'ha i compiti? Anzi, chi va a scuola? É già tanto se abbiamo un tetto sopra la testa.
Papà arriva la sera tardi, ha bevuto e litiga con mamma. É una routine da quando ha perso il lavoro, faceva il meccanico su a Napoli.

Odio la mia vita e per questo gioco a pallone. Checco dice che c'è la farò, diventerò qualcuno e "li fotteró a sti stronzi che non ci hanno mai voluto"
Lo dice sempre, dice che io sono uno apposto e qua non ci dovevo nascere, meritavo di  meglio. E ora che sento le urla in salotto gli credo. Io qua non ci dovevo nascere. Io la vita la volevo diversa.


ChiaraStarace  questa é per te🙄💘

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