Nineteen.

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Una nuova giornata era giunta al suo termine, l'ennesima settimana stava per finire e tutti attendevano con ansia il fine settimana per avere il loro meritato riposo che avevano bramato per tutto il tempo.
Il buio del cielo notturno si confondeva tra i tanti tetti delle case newyorkesi, si rispecchiava nei vetri degli alti grattacieli, le stelle diventavano punti luminosi che si confermavano con le luci che illuminavano l'interno delle case, dove allegare famiglie si preparavano per la loro cena.
In quel giovedì sera erano poche le persone che avevano deciso di passare la loro serata tra le strade, magari alla ricerca di qualche divertimento che gli permettesse di dimenticare lo stress accumulato durante la giornata.
La grande azienda di Benjamin brillava nel buio della notte, le iniziali del nome del più grande scintillavano alla luce della notte, i vetri che costituivano l'intero palazzo lasciavano intravedere le luci ancora accesse all'interno e quanto deserti fossero quegli uffici, solo Benjamin e Federico si trovavano ancora all'interno.

La chiacchierata che i due giovani quella stessa mattina avevano tenuto all'interno del bar preferito del moro aveva ben presto cambiato rotta, avevano smesso di parlare del loro passato, che avevano scoperto essere un argomento poco piacevole per entrambi, come loro solito avevano iniziato a parlare di tutto ciò che di più bello c'era in quel mondo ed entrambi erano finiti per dimenticarsi quanto male anche facesse parte di quel pianeta su cui vivevano, si erano intrattenuti per diverso tempo seduti a quel tavolino a sorridersi come mai avevano fatto prima di conoscersi, solo la suoneria del più grande riuscì a riportarli con i piedi sulla terra e ricordò loro che avevano i loro impegni da rispettare, quando però Benjamin finì di parlare al telefono, il più piccolo, sentì il suo cuore rompersi un po'.
-"Era Vanessa." Gli disse e si alzò per prendere il suo cappotto. "Federico potresti lasciarmi l'ufficio libero per qualche ora? Devo parlare con lei." Gli aveva chiesto e senza neppure attendere la risposta del minore era andato via.
Federico sapeva che non avrebbe parlato con Vanessa, Federico sapeva che non sarebbe mai stato come Vanessa.

Per tutto il giorno i due ragazzi non si erano visti, il moro per gran parte del pomeriggio era stato fuori per delle questioni importanti, l'unica notizia che il più piccolo aveva avuto da lui era un messaggio in cui gli chiedeva di aspettarlo nel suo ufficio dopo l'orario di lavoro e in cui si scusava per il possibile ritardo, Federico lo fece; il ragazzo, infatti, si trovava nell'ufficio dell'altro e attendeva che questo arrivasse, con fare annoiato si tratteneva giocherellando con il suo cellulare.
-"Federico."
La voce del maggiore giunse alle orecchie di Federico che, meccanicamente, alzò il viso e sorrise al ragazzo che si trovò davanti; Benjamin indossava la sua solita camicia bianca, aveva aperto i primi tre bottoni e aveva tolto la cravatta, i pantaloni neri gli fasciavano le gambe toniche e le maniche della camicia arrotolate lasciavano intravedere parte dei tatuaggi che gli decoravano il corpo.
-"Benjamin." Disse senza mai smettere di sorridere.
Il moro gettò sul divano il suo cappotto, la giacca e la valigetta e, abbozzando un sorriso, si avvicinò al ragazzo.
-"Grazie per essere rimasto ad aspettarmi." Disse e si sedette su una delle sedie poste difronte al ragazzo, che si trovava dove di solito era seduto lui.
-"Mi hai chiesto di farlo e io l'ho fatto." Replicò il più piccolo. "Perché volevi vedermi?" Chiese.
-"Non ti ho visto tutto il giorno." Rispose Benjamin. "E se non ti vedo prima di andare via ma non è mai una buonanotte." Aggiunse mentre guardava l'altro dritto negli occhi.
Un raggiante sorriso comparve sul volto del biondo.
-"Quindi vuoi dire che grazie a me fai bei sogni?" Chiese divertito e incrociò le braccia al petto.
Il più grande sorrise e inclinò la testa da un lato.
-"Sei tu i miei bei sogni, Federico." Rispose.
Federico sentì il suo cuore battere più forte nel petto, era incredibile l'effetto che il maggior aveva su di lui, quando era in sua compagnia era felice, felice per davvero, e riusciva anche a dimenticare tutto ciò che di brutto gli era capitato nella vita.
-"Grazie, Benjamin." Sussurrò Federico e prese la mano del maggiore. "Grazie davvero." Aggiunse e iniziò a disegnare cerchi invisibili sulla mano del ragazzo.
-"Grazie per cosa?" Chiese il moro con tono dolce.
-"Per tutto quello che hai fatto per me da quando sono arrivato qui e per tutto quello che continui a fare per me." Rispose il più piccolo. "Sei diventato essenziale per me, sei un punto fermo nella mia vita, per quanto poca io ti conosco sento di essere davvero molto legato a te.
Ci tengo davvero a te, Benjamin, e ti ringrazio per esserci sempre." Concluse.
Benjamin prese la mano del minore e se la portò alle labbra, per lasciargli un bacio sul dorso.
-"Anch'io tengo molto a te, Federico." Disse. "Non credevo di poter avere una tale sintonia con qualcuno, non credevo neppure che esistesse qualcuno di tanto speciale come te.
Sei arrivato nella mia vita quando avevo smesso di cercare qualsiasi cosa, sei arrivato all'improvviso e non immagini quanto io mi ritenga fortunato per averti conosciuto.
Sei speciale, Federico, sei pura arte." Continuò.
-"Arte?" Ripeté il biondo e sgranò gli occhi, mentre le immagini di poche sere precedenti si stamparono nella sua mente.
-"Sei pure arte, Federico." Rispose il più grande. "E io potrei anche innamorarmi di te." Aggiunse e guardò attentamente la reazione dell'altro.
Le guance di Federico si tinsero di rosso e, istintivamente, strinse la mano del maggiore che sorrise.
-"B- Benjamin..." Balbettò e ingoiò a vuoto. "T- tu ricordi?" Chiese e si ritrovò a sperare che l'altro gli dicesse di sì.
Il moro annuì.
-"Sì, Federico, ricordo che cosa è successo quella sera." Rispose.
Il cuore del più piccolo si fermò per un momento e lui si ritrovò senza fiato.
-"P- perché non m- me l'hai detto?" Chiese balbettando.
-"Perché avevo paura che a te non fossero piaciuti quei momenti e che questo avrebbe cambiato il nostro rapporto." Disse Benjamin. "Se tu me l'avessi raccontato avrebbe significato che non era così.
Avevo paura della tua reazione, Federico." Continuò.
-"E ora non hai più paura?"
-"Voglio essere felice con te, Federico, non voglio aver paura."
-"Vuoi essere felice con me?" Ripeté Federico a voce bassa e inclinò la testa da un lato. "Lo vuoi davvero?"
-"Lo voglio davvero." Rispose Benjamin. "Sei davvero importante per me."
Il più piccolo si alzò dalla sedia girevole, di proprietà del maggiore, e si avvicinò all'altro.
-"Allora buonanotte, Benjamin." Disse mentre la luce della luna illuminava i suoi occhi brillanti. "Fai sogni d'oro." Aggiunse.
-"Li farò solo se sogno te." Rispose il più grande. "Buonanotte, Federico."
Federico si sistemò il cappotto e si girò per andare via ma delle dita calde si strinsero sul suo polso.
-"Federico."
Benjamin lo chiamò un'ultima volta prima di tirarlo a lui e costringerlo a girarsi, i loro occhi entrarono in contatto e i loro cuori iniziarono a battere all'unisono.
Quello era il loro momento.
-"Non solo voglio sognarti, voglio averti anche al mio fianco mentre lo faccio." Sussurrò il maggiore, vicinissimo al viso dell'altro, prima di far unire le loro labbra e far sparire tutto il resto.
Federico, in un primo momento, rimase paralizzato a quel contatto, il suo cuore si fermò ma quando riprese a battere lo fece seguendo il ritmo di quello di Benjamin, seppur timido e titubante risposte a quel contatto disperato che le labbra del maggiore chiedevano, allacciò le mani al collo di Benjamin e lasciò che questo lo prendesse di peso, tirasse giù diverse documenti che riempivano la scrivania e lo poggiasse su questa.
-"Allora fammi restare al tuo fianco." Disse Federico, interrompendo per un momento quel bacio. "Stringimi e non lasciarmi andare."

Terminal || Fenji.Onde histórias criam vida. Descubra agora