Mario ascoltò quell'audio più volte in quella giornata, col magone in gola e cercando di non piangere ma non resse a lungo quando alla terza volta scoppiò in un pianto che gli lacerò completamente il petto.

Strinse forte gli occhi a quel ricordo e li aprì subito dopo già stanco per il dolore psicologico che si era inflitto già dal mattino. Poteva fare tanto, poteva salvare tutto quanto e non ritrovarsi in quella situazione, eppure non aveva fatto nulla ed era rimasto a casa sua, nella sua stanza, nel suo letto fin troppo grande per una persona sola.

Respirò profondamente e decise di alzarsi, doveva andare via da li e non aveva nemmeno più senso restare. Si costrinse però di passare da un bar per prendere un caffè e svegliarsi da quello stato di trance in cui era. Restò in coda per sette minuti, poi arrivò il suo turno e ordinò una brioches vuota e un caffè lungo. Prese il tutto e si mise in disparte sul bancone, a mangiare a piccoli morsi la brioches e sorseggiare il caffè completamente amaro, desiderando ardentemente quello del suo bar. Era intento a strappare con le mani un pezzo di brioches quando accanto a lui arrivò una coppia parecchio alterata.

-Adesso ci salta tutta la prenotazione! Avevamo l'appuntamento alle undici e per questo ritardo arriveremo a Verona per la una se va bene!- disse la ragazza.

Alla parola "Verona", Mario alzò di scatto la testa girandosi velocemente verso la coppia e, in modo inopportuno e abbastanza scontroso gli disse: -Il treno per Verona non è partito?- gli occhi sgranati e pieni di speranze.

La coppia notò a malapena quel suo tono, e rispose senza problemi -Ci hanno fatto salire e poi scendere per problemi tecnici. Dicono che il prossimo treno partirà tra un'ora circa-

Mario gli rivolse solo un sorriso, poi lasciò la brioches a metà e il caffè ancora fumante e corse verso il tabellone, sorpassando le persone, scontrandosi con alcune: ed era vero, la scritta ora diceva "Verona P.Nuova – binario 6 – treno annullato". Il viso di Mario si illuminò ancora di più lasciando spazio ad un sorriso disarmante. Iniziò a girarsi intorno in cerca di due grandi occhi verdi: e si, forse era veramente destino.

*

La sveglia iniziò a suonare incessantemente sul comodino bianco. Lorenzo si stiracchiò nel letto, poi si girò per incontrare gli occhi di Mario. Ma davanti a se non trovò nessuno se non un foglio bianco colmo di parole scritte in nero in una calligrafia quasi illeggibile, forse dettata dalla fretta. Sapeva cosa c'era scritto, anche senza leggerlo, ma afferrò lo stesso il foglietto e lo aprì tra le sue mani.

"So che non mi giudicherai, so che comprenderai il fatto che io sia andato da Claudio. Una cosa sola Lorenzo: noi siamo una famiglia, e sempre lo saremo. Grazie, Mario."

Lorenzo respirò profondamente cercando di scacciare il magone che gli si era appena formato in gola: era finita, e quella volta per sempre. Non era il tipo che piangeva per qualcosa, e questo grazie anche al suo lavoro e ai mille casi che gli sono capitati tra le mani, tra madri che abbandonano i figli o cose addirittura peggiori. Era un uomo con tanta forza, ma quel biglietto, scritto nero su bianco, gli aveva provocato una fitta al cuore così atroce da procuragli il magone. Lui era innamorato di Mario, e sarebbe sempre stato così, ma aveva capito che doveva fare un passo indietro se voleva quella persona felice e sorridente, voleva che all'uomo che amava tornasse la voglia incontenibile di vivere la vita serenamente. E se questo comportava il suo allontanamento, l'avrebbe fatto.

Così, col cuore spezzato, si alzò di scatto dal letto rifugiandosi nel bagno e iniziando l'ennesima giornata di lavoro. Dopo la veloce doccia indossò i suoi soliti abiti da lavoro: pantalone elegante blu scuro, camicia bianca e cravatta blu. Appoggiò la giacca sul divano insieme alla cartella del lavoro e corse in camera a svegliare i bambini, poi andò a preparare la colazione. Il silenzio regnava in quella casa, e questo lo faceva sentire ancora più solo. Di solito si occupava Mario della colazione, lui beveva solo un caffè al volo, una banana e poi filava al lavoro. Non sapeva da dove iniziare, così preparò solo una tazza di latte e ci mise dentro dei cereali.

Sette anni.Where stories live. Discover now