32. San Valentino

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Avete presente quella sensazione che vi fa sentire gli unici al mondo, come se tu fossi sotto i riflettori, pronti a giudicarti. Pur ben sapendo di non essere l'unica persona in quel luogo.
Quando mi ritrovai al centro del corridoio della scuola, ebbi quella sensazione. Forse era la gonna. Forse erano i capelli acconciati in modo strano o forse era Jason che mi aveva appena presa per mano, considerando che quella scuola mi conosceva perché stavo con un ragazzo ricco sfondato con la Ferrari.
La realtà dei fatti era che non ero più il pettegolezzo della Meldrum High.
Quel giorno, erano tutti occupati. Da quello che dedicavano false attenzioni al proprio partner solo per i regali, a quelli che non sentivano nemmeno l'odore delle persone del sesso opposto. Tutti, avevano altro per la testa. Persino Jason Forster era stato oscurato dalla festa e a maggior ragione Diamond Tromp dopo la sua caduta.
Ma non riuscivo ad abbassare la guardia. In qualche modo, mi sentivo quella speciale. E non in senso positivo.

«Sai Jason, ho sempre pensato che sarebbe stato fantastico poter passare il San Valentino con te.» gli dissi mentre tenevo la schiena appoggiata contro il suo petto, seduti sul prato del cortile della scuola all'ora di pranzo.
Mi stavo mangiando tranquillamente l'insalata nella mia vaschetta mentre lui masticava un bastoncino di liquirizia.
«Io ho sempre pensato che San Valentino fosse una festa stupida. Però a te piace, non è così?» disse lui.
«Sì, mi piace.» e non è con te che la vorrei passare, è questa cosa mi rende una pessima persona.
«Che vogliamo fare oggi?» mi chiese accarezzandomi i capelli delicatamente mentre con l'altra lasciava andare su e giù le dita sul mio braccio.
«Decidi tu.» dissi annoiata.
«Potremmo stare a casa mia.» propose.
«Jason, tu hai già qualcosa in mente, dico bene?» chiedo con tono malizioso.
«Non so se sei pronta per ciò che ho in mente, bocciolo.» mi sussurrò all'orecchio sensuale.
Ridacchiai divertita. Non mi dispiacevano tutte quelle attenzioni da parte del leader della squadra di rugby. Per niente.
Mi voltai appena per lasciargli un bacio sul mento, ma lui catturò le mie labbra, trasformando quel gesto innocente in una passione bruciante.
Qualcuno fischiò in quell'esatto momento, obbligandoci a staccare le nostre labbra.
Jack si palesò accanto a noi con il suo panino dalle dimensioni enormi e ci sorrise a trentadue denti. Notai una mezza foglia di lattuga tra i denti che mi fece storcere il naso.
Dietro di lui, ci raggiunsero anche Tom, Beth e mio fratello Ace.
«Ci disturbate.» annuncia Jason stringendomi di più a lui con fare protettivo.
«Ma come, amico! Non vuoi passare il tempo con i tuoi cari amici?» chiese Jack sbattendo innocentemente le ciglia.
«No.» rispose secco affondando il naso tra i miei capelli.
Ma ciò non impedì a Jack di infastidire Jason.
Beth mi sorrise, come se fosse orgogliosa di me, poi si sedette in braccio a mio fratello. Distolsi lo sguardo e li spostai su Tom che era l'unico rimasto in silenzio in disparte.
«Tutto bene?» gli chiesi sorridendogli.
Lui alzò lo sguardo dal suo sandwich.
«Certo.» affermò con un sorriso tirato.
«Gioisci, Tom. Non sei in cattiva compagnia.» affermai cercando di sembragli rassicurante.
«Solo se mi presenti qualcuno. Che ne pensi di quella ragazza che ci è venuta a trovare mesi fa?» mi disse stampandosi sul viso un vero sorriso.
«Quale ragazza?» chiesi.
«Quella creatura eterea dagli occhi dell'oro fuso.» disse lui facendo danzare le sopracciglia. Ridacchiai.
«Parli di Wren?» chiesi ricordando il giorno.
«Wren? Ha persino un nome delizioso.» affermò.
«Non credo sia il tuo tipo.» affermai ripensando a quella ragazza. La migliore amica di Hebe era qualcuno che non avevo ancora compreso appieno.
«Che ti costa? Sei diventata amica della Daniels. Cioè, chi l'avrebbe detto che Daniels avesse conoscenze di questo tipo?» ridacchiò Tom.
«Io non sapevo nemmeno che Daniels avesse conoscenze.» ridacchiò Jack facendo ridere gli altri. Ma non me.
«Chiudi il becco, Jack. Non ti credere superiore a qualcuno che non conosci nemmeno.» sibilai con cattiveria. «E voi tutti siete così patetici a ridere di battute tanto squallide.» commentai liberandomi dalla presa di Jason. Mi alzai, pronta ad allontanarmi da loro.
«Ehi, aspetta, amore.» disse Jason fermandomi per un polso.
«Non chiamarmi amore.» dissi liberandomi e fissandolo con il mio miglior sguardo tagliente.
«Se non rispettate i miei amici non rispettate me. Non ho nulla di cui parlare con persone del genere.» dissi.
«Avanti, Clayton. Non pensi di esagerare?» ridacchiò Jack cercando di dissipare la tensione che avevo creato.
«Dai, Azura. Non farne una questione di stato, è solo una battuta.» intervenne anche Beth accarezzandomi il braccio.
Come avevo fatto ad uscire con quei ragazzi per tanto tempo? Anche io ero così?
«Hai ragione.» sussurrai facendola sospirare di sollievo.
«Non lo meritate.» Mi voltai, decisa a mettere quanta più distanza possibile tra me e quella gente.
«Azura.» Jason mi avvolse le braccia attorno alla vita e mi attirò nuovamente a lui. Affondò il naso sul mio collo e iniziò a solleticarmelo di baci leggeri.
«Scusaci. Hai ragione.» disse.
«Daniels è tua amica. Ma anche noi lo siamo e vogliamo continuare ad esserlo.» affermò sorridendomi.
«Non è così ragazzi?» chiese conferma.
Beth annuì così tanto che temetti le si scattasse la testa, mentre Jack e Tom diedero il loro consenso. Ace si limitò a guardarmi intensamente, senza dire niente.
La campanella suonò in quell'esatto istante, dando a tutti la possibilità di dimenticare quella scena.
Jason mi prese per mano e ne baciò il dorso, prima di allontanarsi verso il campo assieme ad Ace e i ragazzi.
Beth e io rimanemmo le sole ad affrontare la calca di gente intenta a ritornare nelle classi. Al caldo.
«Stai finalmente con Jason. Non sei felice?» chiese lei prendendomi a braccetto e sorridendomi come se non avessi fatto alcuna scenata. Sorridendomi come se negli ultimi mesi avessimo continuato ad essere amiche. Sorridendomi perché fingere era qualcosa di indispensabile per lei.
«Non stiamo assieme.» affermai. La sua espressione si fece confusa.
«Jason dice che gli piaccio e che vuole cominciare con me per potersi mettere la testa a posto. Ma ciò non vuol dire che stiamo assieme.» dissi.
«Non capisco. Hai finalmente il ragazzo che ti piace ai tuoi piedi, deciso a mettersi la testa a posto e tu non dici di sì?» esclamò come se fosse la cosa più scandalosa del mondo. Non le importava nulla che la gente attorno a noi potesse sentirla.
«Jason non è più da tempo il ragazzo che mi piace.» affermai.
«Allora chi è che ti piace ora?» mi chiese spalancando gli occhi curiosi.
Ma non le risposi. Notai Hebe accanto al suo armadietto e corsi verso di lei e l'abbracciai, facendole cadere i libri che stava infilando nello zaino.
«Ma cos... Azura sei impazzita?» esclamò scrollandomi di dosso. Ma non mollai la presa.
«Non ti dico abbastanza spesso che ti voglio bene.» affermai fingendo un broncio.
«Sì, okay. Ho ricevuto. Ora mollami.»
Obbedii.
Lei si chinò a raccogliere i suoi libri e feci lo stesso per aiutarla. Quando lo feci qualcuno fischiò, facendomi rendere conto che probabilmente mi si vedevano le mutande.
Mi affrettai a rialzarmi imbarazzata.
«Coglione.» disse secca la mia amica al ragazzo che mi aveva fischiata.
Sorrisi. Nonostante Hebe fosse una ragazza schietta e totalmente brusca, mi difendeva sempre. Anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Le restituii i libri.
«Che hai fumato stamattina? Quel sorriso tutto felice mi inquieta e Vanderbilt che mi fiata sul collo ancora di più. Se mi fissa per altri cinque secondi le cavo quegli occhi di cui si vanta tanto.» mi disse.
«Niente. Sono solo felice di averti conosciuta e lei è solo stupita che io ti abbia conosciuta.» affermai facendole inarcare un sopracciglio. Risi.
Beth si avvicinò e sorrise a Hebe che la guardò inorridita. La mia ilarità aumentò.
«Credo che non ci abbiano mai presentate a dovere...» la barbie allungò la mano alla dark.
«Io credo che non dovremmo farlo.» mi scoccò un'occhiataccia.
«Ti manderò un messaggio con i dettagli.» disse, poi si allontanò lasciando Beth con la mano alzata e il volto in fiamme dall'imbarazzo.
La abbassò di scatto, serrandola lungo i fianchi.
«Non prendertela. È una ragazza difficile.» Il tono che avevo utilizzato differiva completamente da come l'avevo concepita nella testa. Troppo derisoria. Ma non potevo trattenermi ancora, così mi allontanai verso il mio armadietto dopo aver salutato Beth.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora