Un giorno particolare

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Sono le 7:00 del mattino, tutti dormono e io sono l'unica sveglia. Decido di andare da qualche parte, visto che è sabato e la scuola è chiusa. Andrò al parco, li c'è sempre un'atmosfera cupa, buia, fredda. Lì non c'è mai nessuno.
*al parco*
"Ehi, ragazzina?"
Sento una voce maschile che mi chiama. Proviene da sotto un albero vicino il cimitero, l'uomo che si è seduto là sotto sembra ubriaco fradicio. Però lo raggiungo comunque, se succede qualcosa, so come difendermi (ho portato un coltellino).

"Ragazzina, perché sei qui? Mai nessuno viene qui."
"Volevo fare una passeggiata"
"Adesso? Ma è troppo presto!"
"E allora?"
"Dovresti essere a casa"
"Sono scappata da casa mia, non ci metterò mai più piede!"
"Perché?"

Non sapevo cosa rispondere. Quella domanda non aveva un perché.

"Non c'è un perché"
"Mhh, capisco. Ti va di venire con me? Sono un allenatore, lavoravo in una scuola privata per chi.....sai...voleva    diventare....un killer."
"Ok, vengo. Ma...mi allenerà, signore?"
"Certo! Perché no? Hai il fisico adatto ragazzina. Diventerai il miglior killer del mondo. Tutti i miei alunni avevano il fisico perfetto, ma...mai come il tuo."

A quelle parole arrossii, nessuno mi aveva mai detto una frase simile.

Dopo una mezz'oretta arrivammo a casa sua. Era molto piccola e mal ridotta, c'erano dei piccoli quadri sulle pareti, un tavolino, due sedie e una poltrona nera con alcune chiazze rosse (probabilmente era sangue).

"Allora ragazzina, ti allenero' domani, adesso và a dormire. Puoi dormire nella stanza accanto, lì c'è un letto con delle coperte. Io invece dormirò qui."
"Ok. Buonanotte"
"Buonanotte"

IL SOGNO DI FREEZEWhere stories live. Discover now