Glow in the Dark - Capitolo 3

201 16 1
                                    

~ Due mesi dopo ~

Erano passate settimane dal mio arrivo in quella cittadina, in cui avevo aperto un nuovo capitolo della mia vita, in cui pagine e pagine erano state riempite di frasi e poi strappate, pagine con scritte sbiadite e tantissime pagine ancora vuote.

Ero riuscita a trovare lavoro in negozio del centro, per guadagnare qualcosa. Anche se i soldi che possedevo erano tali da farmi vivere per alcuni anni senza svolgere una professione, preferivo trovare un impegno per la mia vita.

Tornavo a casa molto tardi la sera, eravamo a inizio giugno e molte famigliole passavano le vacanze al mare, perciò dovevo lavorare ventiquattro ore su ventiquattro.

Giungevo a casa sfinita, con gli occhi appiccicati per il sonno e la testa dolorante a causa delle continue richieste e le chiamate di aiuto dei clienti.

Mi accasciavo sul letto e mi addormentavo subito. Sonni pesanti e spesso tormentati dagli incubi, mi svegliavo nel bel mezzo della notte sudata e tremante, tra i lenzuoli disordinati intorno a me.

Diventavo ogni giorno più pallida e magra, gli occhi sempre più stanchi e spenti ma nonostante tutto cercavo di sorridere, di dimenticarmi per un attimo la mia vita confusionale e di concentrarmi su qualcos' altro.

Ma era difficile. Molto difficile.

Ogni giorno pensavo ai miei genitori. Pensavo che se quella fottuta macchina non li avesse investiti, se quell' automobilista non avesse bevuto e si fosse fermato, se avesse premuto il freno, adesso sarei con loro.

Potevano essere al mio fianco, prendermi dolcemente la mano e dirmi:

"Noi ci saremo sempre, con te e per te, niente ci separerà."

Ma quando i loro occhi si chiusero e la loro anima volò via, capii che non sarebbero più tornati indietro. Ecco cosa era riuscita a separarci.

Quell'ubriacone ora è in carcere, a scontare la pena per aver stroncato due vite innocenti e per aver distrutto tutto ciò che avevo. La sua mente, annebbiata dall' alcol che scorreva nel suo sangue, non lo aveva fatto pensare, non riusciva più a ragionare e a capire ciò che faceva. Le immagini sfocate della strada, le luci che balzavano attorno a lui.

Quello stronzo deve pagare per ciò che ha fatto.

***

Quella mattina mi sentivo più debole e stanca del solito, feci fatica ad alzarmi e a prepararmi per andare al lavoro.

Mi diressi lentamente verso il bagno e arrivata davanti al lavandino aprii il rubinetto. L'acqua scorreva fredda, e trattenni il fastidio che mi procurava quando unii le mani e le portai sotto il getto.

Mi rinfrescai, feci passare il liquido fresco sulla pelle stanca del mio viso e alzai gli occhi sullo specchio. L'oggetto davanti a me rimandava l'immagine di un mostro ai miei occhi, una ragazza con i capelli spettinati, occhiaie profonde e gli occhi spenti.

Appoggiai i gomiti sul bordo del lavandino e fissai il marmo bianco, respirando lentamente.

Ero un mostro, ecco cos'ero. Una ragazza che ha perso ogni legame con la vita normale, una ragazza indifesa e debole. Senza nessuno, senza una mano a cui mi potevo aggrappare e che mi avrebbe aiutato a non cadere in quel buco nero. Non avevo nessuno, solo le loro anime in cielo. Ma come possono degli angeli salvarmi, quando io nemmeno li posso vedere e toccare?

Afferrai l'asciugamano e passai la tela morbida sulla mia pelle bagnata, il tessuto assorbì le gocce che scendevano sul mio viso asciugandole.

Mi cambiai e mi truccai leggermente, per nascondere i segni della mia insonnia e della mia preoccupazione.

Uscii sbattendo la porta e scendendo lentamente le scale con passi leggeri. L'edificio sembrava completamente vuoto, non un respiro, un suono, una voce, niente. Si sentivano solo i miei passi, il cui rumore quasi non si sentiva.

***

Mi fermai davanti alla bella porta di vetro ed acciaio. Afferrai le chiavi e le girai, e la serratura scattò.

Entrai nell'ambiente buio e fresco, tastai il muro alla mia sinistra per cercare i pulsanti. Appena li trovai li premetti, e le forti luci dei neon sul soffitto illuminarono di colpo la grande stanza.

Superai il bancone e appoggiai in una piccola mensola la mia borsa e le chiavi del negozio. Il computer venne acceso, sistemai le borse per i clienti e sistemavo gli scaffali attendendo l'arrivo dell' altra commessa e della direttrice.

Mettevo pazientemente in ordine i vestiti, piegavo accuratamente le magliette stropicciate e i pantaloni sgualciti.

Sospirai, mentre guardai con nostalgia la porta. Tra poco più di un ora si sarebbe aperta, lasciando passare tutte quelle persone che entravano e uscivano, il via vai della gente che rovistava tra i vari capi d'abbigliamento e mi sbattevano sul bancone ciò che volevano comprare.

Era triste quando le persone non ti degnavano di uno sguardo, ignoravano le gentili offerte di aiuto che ponevo e non stiracchiavano neanche un sorriso. Mi sentivo una serva degna solo di un'occhiata. Era abbastanza stupido, ma faceva male. Mi sentivo più debole che mai, mentre sistemavo goffa le tende dei camerini. Facevo fatica a tenere gli occhi aperti e a tenere lucida la mente. Gli oggetti davanti a me iniziarono a sfocare leggermente, barcollai e mi aggrappai al bancone, per evitare di cadere.

Non sapevo se sarei riuscita a reggere ancora a lungo.

Spazio scrittrice:

Ciao dolcezze ♥ ecco il capitolo, spero vi piaccia :*

La storia è un po' noiosa, ma più avanti si rivelerà molto più intrigante c:

Lasciate un voto e un piccolo commento se vi va :3 ♥♡

Glow in the DarkWhere stories live. Discover now