THE VVITCH (si, si chiama proprio così)

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1630. New England. Puritanesimo, fattorie isolate e foreste maledette. Ci fossero state pure le Peroni, sarebbe stato il posto di villeggiatura ideale ma andiamo avanti. Una famiglia di redneck tutta casa, chiesa e (suppongo) ancora chiesa, viene ostracizzata dalla classe media, di una ridente colonia inglese, per la loro attitudine a seguire pedissequamente certi precetti biblici. Deve essere andata più o meno così:
"Famo un giorno de digiuno pe' purificasse dai peccati! E poi famone n'altro e lo dedicamo a Gesù!"
"Chittesencula!"
La storia, quindi, potrebbe finire tranquillamente qui, con loro che vengono allontanati e muoiono da stronzi nelle terre selvagge per deperimento organico. E invece no! Trovano un ranch isolato e vi si stabiliscono, cercando di sfangarla con le loro sole forze in pieno stile "Sogno Americano". L'esito di questa attività onirica si rivela, però, essere squisitamente caporettiano (ossia la disfatta in tutte le sue possibili accezioni), cosa che si poteva prevedere visto che:
a) il padre è un inetto. Uno di quelli che quando va a caccia si spara in un occhio.
b) la madre è totalmente inutile (il non averle visto fare il caffè ha inciso molto sul mio giudizio)
La baracca viene, praticamente, tenuta su dalla protagonista (la cui avvenenza mi ha costretto ad urlare "a fataaaaaaa" per 120 minuti. Nda Anya Taylor-Joy) e dal fratello più piccolo di lei (che si ammazza di zaganelle sulla sorella maggiore, sebbene non me la senta di giudicarlo). Ci sono poi i gemelli (che, come da tradizione del cinema horror, sono il male) e il nuovo arrivato in famiglia (visto che c'erano già poche bocche da sfamare... questo a dimostrazione che gli inglesi sono stupidi e che, se all'epoca dell'impero romano ci fossimo fatti i cazzi nostri, continuando a farli vivere nelle loro palafitte, non avremmo fatto male). Il neonato dura poco (giusto il tempo di due-tre bubusettete) e, dopo essere stato presumibilmente sventrato, il suo sangue viene usato come crema di bellezza da una non meglio precisata donna con la pelle a buccia d'arancia e le smagliature. A seguito della scomparsa dell'infante, la madre cade preda di un isterismo a sfondo mistico (Il raccolto va una merda, vivete in mezzo al nulla più totale, non c'è neanche un bar dove poter ordinare un whiskey e te, al posto di gioire perché ci sta uno stronzo in meno da sfamare, ti metti a fare l'esaurita? Aripijate!) lasciando tutto nelle esperte mani del marito che, come da copione, non sa fare un cazzo. Tocca quindi al piccolo Caleb dare una svolta alla situazione (sebbene lui volesse soltanto spaccarselo in mano pensando alla sorella).
"Ehi ho un'idea geniale! Ti ricordi quel bosco dove non ci è permesso entrare perché ci sono gli zingari che ti stuprano in culo con un coltello? Perché non andiamo a procacciarci un po' di selvaggina lì? Così, magari, la smettiamo di fare la fame e di giustificare i digiuni continui con 'lo famo pe' Gesù'!"
"Daje"
Quello che l'ignara Thomasin (Nda a fataaaaaa) non poteva sapere è che il fratello non si era avventurato nel boschetto di Palo Laziale con la sola intenzione di cacciare. Il pargolo, ormai stanco delle tristi seghe alla ghibellina (per chi non lo sapesse, sono le gaiole che ti spari con la sinistra in quanto la destra è impegnata a fustigare i testicoli con una frusta intrecciata con foglie d'ortica. Una sorta di autoassoluzione per gli atti impuri che si stanno commettendo o, se preferite, una piacevole punizione da true puritan), inscena questa farsa per poter stuprare, senza remore alcuna, la sorella maggiore. Io, invece, mi ritrovo ad un bivio: da una parte condanno l'incestuosa idea, partorita dalla mente perversa del ragazzino, mentre dall'altra non posso fare a meno di omaggiare il suo essere così tremendamente punk (cioè, scopare un membro della propria famiglia in una foresta maledetta? Oltretutto non consenziente? Se c'era pure l'eroina, Sid Vicious je faceva le pippe a batteria sul serio a Caleb!). A questo punto, il regista interviene, per salvare la mia già labile stabilità psicologica, attraverso un abile espediente: Caleb va davvero a caccia, con un fucile che è un residuo bellico risalente all'epoca dei Conquistadores ed un cane che viene sbranato da un coniglio. Fratello e sorella si perdono di vista (niente scena porno registrata male per me/voi), col primo che trova una casa nel bosco abitata da una prostituta moldava (alla fine la perseveranza paga) mentre la seconda viene soccorsa dal padre. Da qui in poi non si capisce più un cazzo in quanto Caleb torna nudo e febbricitante, probabilmente infettato da tutte le malattie sessualmente trasmissibili conosciute e non (lo vedi che succede a non usare le dovute precauzioni quando si ha a che fare con partner a rischio?), i gemelli accusano la primogenita di essere una strega (mortaccivostra parlate voi che chiacchierate allegramente con un caprone nero chiamato Black Philip?) mentre i genitori ci capiscono sempre meno.
"Ommiodio è stato posseduto dal Demonio!"
"Signora, suo figlio è andato a cialtrone in un bosco e, con molta probabilità, si è inculato anche qualche animale selvatico... La storia della strega è una scusa per giustificare la gonorrea che ha contratto"
"Il Diavolo è entrato nella nostra casa!"
"Casa è un parolone, diciamo catapecchia"
"Il Signore ci ha abbandonato!"
"Vabbè ciao..."
Il capofamiglia decide quindi di rinchiudere, per una notte, prole e caprone nella stalla. Anche stavolta l'unica che si salva è Thomasin in quanto:
a) i gemelli spariscono
b) il padre muore, ucciso dal caprone (lo ammazza a testate da vero 666)
c) la madre, ormai perso il lume della ragione (allatta un corvo credendolo il figlioletto scomparso), cerca di uccidere la primogenita, rea di essere una strega. La figlia, d'altro canto, cresciuta a Quarto Oggiaro tra tossici e spacciatori, la ammazza a roncolate, come farebbe ogni rispettabile casalinga puritana.
Rimasta quindi sola, infreddolita ed impaurita ben pensa di iniziare un discorso col caprone che, colpo di scena incredibile, si rivela essere il Diavolo (il quale, come ogni film di terrore con buchi di trama, riveste il ruolo fondamentale di deus ex machina). Il film procede dunque con una scena sessistah talmente spinta che, perfino io, mi sono indignato ed ho iniziato ad urlare "Maschilistah!".
"Lo vedi quel libro? Firmalo ed i tuoi desideri saranno realtà!"
"Non so scrivere!"
"Ti guiderò io"
Vi è quindi il passaggio definitivo da "Signore perdonami per non aver pulito bene la biancheria, merito l'inferno ma tu salvami comunque" a "Che ci fai con gli esorcisti, io mi iscrivo ai satanisti!"
Thomasin, ormai spogliata del suo credo e della sua fede (leggi nuda. Nda a fataaaaaaaaa), si aggrega nel bosco a delle streghe danzanti attorno un fuoco (le quali, essendo poco inclini alla cura del proprio aspetto, odiando i bambini e parlando con gli animali, erano la versione seicentesca delle odierne femministe). Il film termina con lei che levita e ride(?) mentre io, ormai completamente estraniato dal lungometraggio, fantastico di quando arriverà il momento in cui chiederanno a me cosa desidero ardentemente. Fanculo il burro, fanculo le mele e fanculo pure le streghe femministe. Io voglio contrarre il morbo del lupo mannaro ossia la malattia più bella al mondo visto che, nelle notti di luna piena, ti consente di correre a 130 km/h e di fare a brandelli la gente. Partendo poi dal presupposto che se ammazzi a buffo una persona nel 95% dei casi hai fatto bene ed usando come pretesto l'assioma "Da grandi poteri deriva la grande responsabilità di uccidere il prossimo", capite come sia meglio per me smettere qui (prima di ricevere querele).

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⏰ Last updated: Mar 26, 2017 ⏰

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Del perché mi faccio i film sui filmWhere stories live. Discover now