1. UN BACIO IMPROVVISO

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Oggi è una bella giornata, il sole splendido nel cielo, un caldo afoso che sembra quasi giugno, sebbene siamo a Marzo. Da due anni a questa parte molte cose nella mia vita sono cambiate. Ho cambiato facoltà, ho deciso che il meglio per me era staccare la spina da tutto e tutti. Un giorno come tanti ho iniziato a fare le valige, mentre mia madre incredula non capiva. Ho preso la valigia ho aperto la porta e non mi sono più voltata. A Napoli ho lavorato per più di un anno presso una libreria e grazie alla mia abilità di risparmio ho conservato abbastanza soldi da potermene andare e per potermi mantenere da sola. Voglio bene alla mia famiglia ma sentivo il bisogno di dare una svolta alla mia vita. Ora abito a Milano in un monolocale che condivido con la mia compagna di facoltà che in questo periodo è in viaggio Erasmus in Spagna. Sento mio padre tutti i giorni mentre mia madre da quando sono andata via non mi ha parlato più. So bene quanto dolore le ho provocato ma non potevo fare altrimenti, lo dovevo a me stessa. La mia famiglia mi manca terribilmente. Per me il mio trasferimento significa un nuovo inizio. Sono assorta nei miei tristi pensieri in un bar in centro, che non mi sono nemmeno resa conto che Eric, mi sta chiamando <<Ehi Ginny ci sei>> lo guardo e lui picchietta le sue dita sulla mia spalla. Eric è come un fratello per me, infatti, se ho scelto proprio Milano, è perché ci vive lui. Il mio caro amico, il mio scrittore. Quando l'ho conosciuto, non avrei mai pensato che sarebbe diventato la mia ancora di salvezza. Eric è di una bellezza disarmante, ha folti capelli neri che evidenziano la sua carnagione chiara, i suoi occhi non sono nulla se paragonati al buio, sono di un nero intenso, il suo sorriso è sexy e accattivante. E' notevolmente alto a occhio e croce un metro e ottanta, ha un fisico muscoloso ma non troppo e le sue mani sono affusolate e molto grandi. Con le ragazze ci sa fare anche perché come tutti gli uomini sa, essere un vero e grande stronzo. Quando parla il mondo si spegne, ha una grande padronanza di linguaggio e questo fa si che le donne, gli cadino ai piedi. E' davvero un ragazzo intelligente e molto sicuro si sé ma allo stesso tempo è molto riservato. Descrivere Eric, caratterialmente è un'impresa anche per me che lo conosco da due anni. <<Scusami Eric, ero assorta nei miei pensieri. Sto pensando all'esame di diritto che devo dare la settimana prossima>>. Da quando sono andata via da Napoli, sono diventata una studentessa modello, la mia priorità è il mio futuro. Per mantenermi lavoro presso part-time in una libreria come facevo a Napoli. Su questo non è cambiato molto. Io amo i libri e amo scrivere nel mio blog. Quando ho conosciuto la proprietaria della libreria presso cui lavoro, Serena, è stato amore a prima vista. Lei è una sorella per me. Svolgo con piacere il mio lavoro. <<Ginny te studi davvero troppo! Quando ti deciderai a goderti i migliori anni della tua vita?>> Eric è l'unico e vero amico che sa tutto di me. Lui sa del mio passato e del mio dolore. Quando ho preso il treno per andare a Milano lui era lì mi ha ospitato diversi mesi a casa sua. La madre è davvero molto dolce mi ha trattato fin dal primo momento come una figlia. Grazie ad Eric sono riuscita a ritrovare me stessa o almeno è quello che do a vedere. <<Eric, sei sempre il solito. Io studio il giusto indispensabile. La vita è troppo breve per sprecarla in serate fatte di alcool e fumo. E poi mica tutti sono come te>> la sua risata è la cosa più bella che possa sentire. Il suo sorriso è così sincero e puro che non posso che essere contagiata. Ci guardiamo per pochi attimi e poi iniziamo a ridere. Non c'è un vero e proprio motivo, noi siamo così. Basta uno sguardo e subito ci intendiamo. <<Ginevra, sono molto offeso.>> ride ancora.<<Sai che ti voglio bene ma ora basta. Stasera è deciso: usciamo.>> il mio sorriso si spegne. Io non voglio uscire e incontrare persone. Sono un lupo solitario, sebbene i ragazzi mi guardino come se fossi una mela da mangiare. <<Eric... >> inizio una frase che non finisco. Lui mi accarezza la guancia e mi sorride. Oh, quel dannatissimo sorriso! <<Non accetterò un "No", stasera ti fai bella per te e per me ok!>> farmi bella? Sembro un maschiaccio, porto sempre felpe di tre taglie superiori alla mia, jeans così larghi che non fanne vedere le mie forme. Non voglio apparire anzi voglio essere un fantasma. E lo sono, almeno per me è così. Solo Eric sa farmi sorridere e sa molto bene come ricordarmi che ho un fisico che molte ragazze della mia età desiderano. <<Va bene..>> Ho davvero accettato una stupida uscita? Cavolo. Mi schiocca un bacio sulla guancia <<Ora devo tornare a lavoro, passo a prenderti alle 20.00. Non farmi aspettare troppo altrimenti salgo su da te e ti ci porto come sei vestita, anche se indossi il tuo, pigiamone rosa con l'orsetto!>> non riesco a trattenere la risata e ricambio il bacio. <<Va bene sei proprio il mio brontolone. E poi non è un orsetto, ma un coniglietto! A stasera.>> mentre si allontana per salire sulla sua moto mi ricordo che non so cosa posso mettermi perché non mi ha detto dove andremo <<Eric, cosa devo mettermi?>> urlo così tanto che le persone del bar si girano. Eric mi mostra uno dei suoi più perfetti sorrisi e urla <<Ginevra, quello che più preferisci. Ricordati che andiamo in moto!>> mi fa l'occhiolino e detto questo esce dalla mia visuale senza darmi il tempo di replicare. In quale casino mi sono cacciata.. oramai non posso tornare indietro. Finisco il mio caffè, il terzo della giornata, indosso il mio smanicato e mi dirigo in facoltà. Dopo quattro ore di lezione ho la testa piena di materie che non mi piacciono. Mi dirigo alla mia auto, una polo grigio metallizzato. Grazie al mio lavoro sono riuscita ad acquistare un'auto e a pagare le rette universitarie. Quando rincaso, sono le 18:30, ho trovato abbastanza traffico sulla strada di rientro. Tra meno di due ore Eric dovrebbe arrivare ed io ancora non avevo deciso cosa indossare. Non capisco ancora perché lui mi stia così addosso. Ha una ragazza carina e simpatica anche se molto gelosa di me. Non né capisco il motivo. Sì, Eric è bello, affascinante ma... per lui sono solo un'amica e lui è solo un amico per me. Non mi ha mai guardato come si guarda una ragazza che si desidera. Meglio così, io non ho nulla da offrirgli. Tra i vari pensieri decido anche cosa indossare: monospalla fuxia, un jeans a zampa di elefante e una zeppa nera. Dopo una doccia rilassate indosso i miei abiti. Mi ritrovo a fissare il mio riflesso nello specchio, non lo riconosco. Non ho nulla di speciale, sono una ragazza di altezza nella norma un metro e settanta, il mio volto è fine con tratti marcati, la mia carnagione bronzea mette in risalto i miei occhi, verdi come diamanti. Una cascata di lucenti capelli color cenere m'incornicia il viso e che si adagia perfettamente fino al fondo schiena, le mie labbra sono carnose e rosee, raramente s'incurvavano in un sorriso soprattutto quando incontro uno specchio. Non mi piace indossare roba attillata, anche se un tempo ne avevo l'armadio pieno. Volevo essere guardata e desiderata ma ora tutto è cambiato e ne porto i segni sulla mia pelle. Dato che Eric a breve dovrebbe suonare il citofono, mi trucco il giusto indispensabile un filo di mascara e lucido sulle labbra. Sto bene ma non sono molto meglio di molte ragazze che passeggiano nelle strade di Milano. "Driiiiinnn..." il suono del citofono mi fa sobbalzare. Cavolo in questi giorni sono troppo pensierosa e paranoica. Prendo lo zainetto, chiudo la porta e scendo. Uscita dall'androne mi ritrovo un Eric splendido. <<Wow..Ginevra sei...>> non gli lascio il tempo di terminare la frase, non amo i complimenti soprattutto se fatti per cortesia. <<Sì, Eric grazie. Andiamo prima che cambio idea.>> mi guarda di traverso. So di essere stata poco carina, ma non m'importa in realtà non vedo l'ora di rincasare. Salgo sulla moto, mi fa indossare un casco viola con degli strani disegni. Avvolgo le mie braccia ai suoi fianchi. Me le sposta subito, ma per disporle meglio. Il mio corpo aderisce perfettamente alla schiena di Eric. Il suo profumo, un misto tra muschio e vaniglia, mi piace. Il tragitto è tranquillo, ma il problema è quando Eric parcheggia. Mi ritrovo a guardarmi in giro e quello che vedo non mi piace. Mi ha portato in una discoteca che si chiama "Karma". Il mio sguardo lo incenerisce altro che karma! <<Eric, che cavolo ci facciamo in una discoteca! Io non ci entrerò mai, che ti è preso!>> mi attira a sé e mi abbraccia. Un gesto innocuo, ma che mi fa venire i brividi. Eric sa benissimo quanto io odio il contatto fisico soprattutto con gli uomini. Ma quando è lui ad abbracciarmi mi sento a casa. <<Ginevra è solo una discoteca ed io sarò sempre vicino a te.>> sempre vicino dice eh? Ma se lui è una calamita per le donne! <<Certo come no! Non prendermi in giro, Eric.>> Mi dimeno tra le sue braccia e lo lascio lì proprio accanto alla sua Yamaha mentre con passo svelto entro in questa maledetta discoteca. La musica assordante non mi è mai piaciuta. Quando vivevo a Napoli, ci sono andata una volta ma ho giurato a me stessa che non ci sarei più tornata. Maledetto Eric. Sento lo sguardo di molti ragazzi su di me ma non ne curo, vado dritta al bancone dei drink. Non mi piace bere, non mi piace ballare ma mi trovo nella tana del lupo, per cui decido di dimenticare per una sola notte la vecchia Ginevra. Ordino assenzio liscio. Il drink che conosco di più. Ne bevo uno poi un altro. Ho perso il conto. Di Eric nessuna traccia. Sussultai sentendo la mano di un ragazzo sfiorare la mia. Il mio Eric, ma quando mi volto, non è lui e il mio sorriso si spegne. <<Che ci fa una tale bellezza sola soletta...>> lo guardo fronteggiando il suo sguardo <<Non sono sola, il mio ragazzo è andato....alla toilette>> che scusa stupida. Mi guarda poco convinto <<Beh poiché il tuo ragazzo ti ha lasciato sola che ne dici di ballare con me?!>> ma che ragazzo sfrontato. Che cosa pretendo? Sono sola in una discoteca da sola per giunta e si sa che i ragazzi ci vanno per rimorchiare le ragazze e per poi portarsele a letto. <<No grazie!>> cerco di andarmene ma mi trascina con forza in pista. L'alcool sta facendo il suo effetto, non so perché ma mi ritrovo a muovermi come non ho mai fatto. Molto sinceramente non sapevo di esserne in grado. Sento il respiro di questo sconosciuto sul mio collo, le sue braccia avvinghiate a me. Lo lascio fare. Non m'importa di me stessa almeno non per questa sera. Mi sono ripromessa di abbandonare la vecchia Ginevra almeno per questa sera. Non m'importa nemmeno di questo ragazzo a dirla tutta <<Che ne dici di andare in un posto più tranquillo?>> la sua voce era un sussurro. Lo guardo divertita, perché i ragazzi sono tutti uguali? Che cosa starà facendo Eric? <<No grazie.>> mi allontano dalla pista. Voglio tornare a casa. Il ragazzo che pochi attimi fa stava ballando con me non è intenzionato a lasciami stare. Me lo ritrovai a seguirmi. <<Suvvia piccola, siamo solo noi>>. La testa inizia a girarmi, la vista si sta annebbiando. Maledettissimo alcool. <<Lasciala in pace, prima che ti riempia la faccia a suon di pugni.>> quella voce. Oh, Eric. <<E tu saresti?>> lo sfida incurante di quello che gli ha detto. Rimango a guardare la scena senza riuscire a proferire parola. <<Il suo ragazzo>>. I miei occhi s'incastrano perfettamente in quelli di Eric. Ma che sta succedendo? Sono due anni quasi che lo conosco e non mi ha mai guardato come adesso sta facendo. <<A quanto pare bellezza avevi detto la verità! Va bene ti lascio in pace. E tu dovresti stare più attento alla tua ragazza.>> lo sconosciuto si allontana singhiozzando. Lo sguardo di Eric è un vero e proprio pugno nello stomaco. Mi guarda con una durezza che non gli ho mai visto. Si avvicina a me è mi prende tra le sue braccia. Lo lascio fare. <<Ragazzina ma che hai in questa fottuta testa! Ti ho visto ballare in pista sembravi davvero a tuo agio, ballavi come una vera e propria come dire...puttana..>> mi stacco dall'abbraccio. Lo guardo truce. Come mi ha chiamato? Come ha osato anche solo paragonarmi a tutte quelle che in questi due anni si è portato a letto! <<Come osi chiamarmi in questo modo? Riportami a casa Eric. Subito!>> . Sono arrabbiata ma più di tutto mi sento frustrata. <<Ho detto quello che penso. Ma tranquilla stasera non riuscirò a chiudere occhio per il senso di colpa!>> Ride mentre lo dice. Che bastardo! Mi sta trattando come mai aveva fatto e questo mi ferisce e non poco. <<Sei uno stronzo! Va a farti fottere!>> mentre lo dico, mi afferra la mano e mi trascina fuori dalla discoteca. <<Andrò a fottere più tardi Ginevra stanne certa! Ora ti accompagno a casa prima che tu finisca a letto con il primo che capita!>> Non riesco a parlare, il mio cuore è una macchina che da segni di guasto, il cuore mi duole e sento le lacrime scendere sul mio volto. Le ritraggo indietro non voglio che lui mi veda piangere, non merita le mie lacrime né lui né altri. Al parcheggio Eric mi passa il casco ed io salgo sulla moto senza proferire parola. Dopo un'ora siamo sotto il mio palazzo. Scendo velocemente dalla moto arrabbiata come poche volte sono stata, ma sento la mano di Eric afferrarmi <<Ginevra ascolta.. stasera..io..>> lo guardo e lo fumino <<Non dire nulla, hai già detto abbastanza!>> non riesco a terminare la frase che sono presa alla sprovvista. Le sue labbra si posano sulle mie. Sono come le avevo sempre immaginate, carnose e morbide. Un bacio dolce e casto che sa di lui e di.. alcool. Sono completamente in trance, passano diversi minuti quando mi stacco con violenza da lui e da quel maledettissimo bacio <<Ma ti sei bevuto il cervello!?>> se prima ero arrabbiata ora, sono nera. Mi guarda con uno sguardo di scuse, uno sguardo che conosco fin troppo. Mi ha baciato per compassione ed io non ho saputo fermarlo. Ma volevo davvero fermarlo? <<Gi...>> la mia mano parte senza alcun preavviso e colpisce il suo volto. <<Vaffanculo Eric!>> corro in casa e chiudo la porta con violenza. Da fuori sento la sua voce che urla <<E' un bacio Ginevra! Un bacio! Ma ovviamente hai dimenticato che cazzo vuol dire baciare! E' stato il peggior bacio della mia vita! Sai quante vorrebbero un bacio da me? Sei una mocciosa!>> Sento il rimbombare della sua moto. E' andato via e ora che sono sola, non riesco più a trattenere le lacrime. Le sue parole mi hanno spezzato "peggior bacio". Scoppio in un pianto isterico che mi porta subito tra le braccia di Orfeo.

Come un fulmine nella tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora