2. UN'ASSEMBLEA INTERMINABILE

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Il fine settimana era passato, e velocemente.
Era arrivato lunedì. Tutti odiano il lunedì, ma quel lunedì c'era assemblea dunque non c'era motivo di odiarla.
Ale passò a prendermi a casa per andare a scuola, di solito scendevo a piedi ma dopo la serata di sabato avevamo deciso di non rimanere divisi fuori.
Quando arrivammo a scuola, Ale posteggiò il motorino nel parcheggio e ci dirigemmo nella Cavea. Era lì che tutto il liceo si riuniva, era come una vecchia piazza circondata da scalinate di marmo dove ci sedevamo ad ascoltare i rappresentanti e le loro noiose assemblee.
Leo e Latona erano già là.
-Tutto okay?- chiese Latona con una nota di paura nella voce, si guardava intorno come se lo stessero spiando.
-Sì!- dissi salutandoli come se nulla fosse.
-Ragazzi non è successo nulla. Non preoccupatevi-
-Nulla? Siamo entranti in un luogo privato con tanto di telecamere che poi si sono spente improvvisamente, le luci erano da film horror. Per non dimenticare il pezzo forte: un albero in mezzo alla stanza con le radici che riempivano la stanza e poi quello che è successo a Leo... ti sembra cosa da nulla?!- Latona era diventato paranoico. -Calmati. Pochi giorni e ci scherzeremo sopra-  lo pensavo seriamente prima di quell'assemblea.
-Le ragazze stanno arrivando. Non fatevi scappare nulla- disse Ale zittendoci.
Serena, Sonia e Sara si avvicinarono, e dopo averci salutato ci chiesero come fosse andata l'uscita di sabato.
-Bene!- risposi sicura di quello che dicevo.
-Questa sarà l'ennesima assemblea pallosa, una rottura di scatole come sempre- disse Sara mettendosi un paio di cuffie e ascoltandosi la musica.
Poco prima che iniziasse l'assemblea ci raggiunse anche la migliore amica di Serena, Erica. Iniziò a far parte del nostro gruppo in quelle settimane, era alta quasi quanto Leo e magra, faceva impressione ma era una bella ragazza con buon gusto nel vestire, ecco perché era amica di Serena, lei era molto ricca e si poteva permettere vestiti di lusso e sempre alla moda.
Qualche volta la invidiavo per i suoi soldi, ma alla fine me ne facevo una ragione.
L'assemblea iniziò con i soliti annunci: pagare la quota annuale, siamo sempre pochi alle assemblee, quest'anno sono aperti questi corsi e bla bla bla. Poi però il rappresentante lasciò la parola alla preside: - La scorsa notte nel casolare infondo alla città sono entrati dei ragazzi, scappando poco dopo. La polizia sta indagando e hanno delle foto. Stanno cercando in tutti i licei. Spero che voi non siate colpevoli. Nei prossimi giorni verranno nelle vostre classi a interrogarvi sull'accaduto. Con questo vi auguro una buona giornata-
Io che ero accanto ad Ale gli afferrai la mano. Dentro di me stavo scoppiando. Cosa sarebbe successo e cosa avremmo fatto? Anche Ale mi strinse la mano più forte che poteva. Latona e Leo cercavano il mio sguardo. Non potei fare altro che chiudere gli occhi e pensare di cercare una via d'uscita.
-Andrea va tutto bene?- mi chiese Sonia vedendomi così strana.
-Mi sono dimenticata una cosa. Ale mi accompagni?-
-Certo-
-Aspettate veniamo anche noi a fumarci una sigaretta- disse Leo afferrando Latona dal colletto e tirandoselo.
Non potevamo uscire dalla scuola così andammo nel parcheggio, dove Ale aveva parcheggiato.
Leo e Latona accesero una sigaretta.
Non li avevo mai visti così nervosi.
-Cazzo! Ci riconosceranno sicuro. Hanno le foto-
-La soluzione è farci la plastica facciale-
-Sii seria Andrea- mi rimproverò Ale.
-Sono più seria di quanto pensi. Potremmo indossare delle parrucche o che so io. E poi le foto saranno mosse-
-Giusto. Potrebbero non riconoscerci- disse Leo buttando a terra la sigaretta e spegnendola con il piede.
-Torniamo e cerchiamo di essere calmi come sempre-
Nel tornare in cavea ci imbattemmo in Giovanni. Era un nostro compagno di classe, che quasi nessuno sopportava per il suo modo di fare. Era divertente ma era anche bullo.
Giovanni odiava Ale, per chi sa quale ragione, andava invece d'accordo con Latona e Leo. Con me il rapporto era diverso.
Quando mi vide mi bloccò il passaggio mettendosi davanti.
-Non sarai stata mica tu ad entrare in quell'edificio?- immagino scherzasse ma si stava comportando da prepotente e pretendeva una risposta.
-Anche se fossi stata io, non sarebbe affar tuo!- dissi alzando il viso per guardarlo dritto negli occhi, visto che ero più bassa di lui.
-Decido io cosa è giusto e cosa no! Ma perché continuo a parlare con voi- e mi smise così forte che perso l'equilibrio e caddi a terra, lui mi scavalcò e io fui aiutata da Leo e Ale per rialzarmi.
-È un coglione, lascialo stare- mi disse Ale. Gli sorrisi e risposi grazie.
Ci dirigemmo allora dalle ragazze, sperando che quel l'assemblea finisse presto.
-Ragazzi, sicuro che vada tutto bene? Ale sembra un po' bianco in viso-
-Sarà stata la botta della sigaretta- rispose Leo, e anche quella volta riuscì a salvarci.
-Che hanno detto i rappresentanti?- chiesi.
-Sempre il solito-  rispose Sonia.
Ci sedemmo in cavea, facevamo finta di seguire l'assemblea e invece in testa avevamo ben altro. Mi tremava la gamba e Leo appoggiò la sua mano sul mio ginocchio con la speranza che mi fermassi, ma non ci riuscii.
-Andrea, tranquilla-
Respirai profondamente e poi annuii.
Per il resto dell'assemblea accanto a me c'erano Leo e Latona che cercavano di tenermi tranquilla. Sapevano che ero una bomba pronta ad esplodere.
E l'avrei fatto molto presto.
Quando finì l'assemblea ci alzammo per andare finalmente all'uscita ma ci trovammo nuovamente bloccate.
-Ciao ragazzi- disse la voce dolce e zoccola allo stesso tempo di Mary. Un tempo siamo state amiche, poi ho scoperto che mi aveva soltanto usato perciò il mio odio per lei è cresciuto giorno dopo giorno.
-Ciao- disse Leo imbambolandosi.
Non era un segreto che Leo avesse una cotta per lei.
-Verrete alla festa di questo sabato?-
-Sì- disse Leo senza consultarci.
Lo guardai male. Quel sabato sarebbe toccato ad Ale scegliere e non a lui. Lo capì dal mio sguardo così si girò verso Ale e aggiunse: -Se per Ale va bene-
Ale mi guardò stava per dire di no quando invece annuì.
-Verremo-
-Sarò lieta di vedervi-
-Anche noi- disse Leo con un sorriso da ebete.
-Io non ci sarò- dissi -Ho altro che fare!- Latona mi prese la mano e mi sussurrò alle orecchie "sicuro?". Ero sicurissima.
-Starò con le ragazze- gli sussurrai io.
Anche a Serena stava antipatica quindi speravo che lei non ci sarebbe andata e se non ci andava lei non ci andavano le altre. Era lei quella che di solito decideva che fare e dove andare quando stavamo tra noi ragazze.
Finalmente Mary andò via, potei dare un pizzicotto a Leo ricordandogli che era un coglione a cascarci sempre e poi picchiai anche ad Ale: -sul serio?! Perché?-
-È una cosa alternativa e poi guarda Leo-
-Non me ne frega niente. Sai perfettamente in che situazione delicata ci ritroviamo e tu vuoi festeggiare?-
-Sì. Non dobbiamo dare nell'occhio-
Lo mandai a quel paese e quel giorno salii a piedi, prendendo dalla strada del fumo. Chiamata così perché alcune volte i ragazzi fumavano lì visto che era una strada poco circolata.

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