Debutto del Coro Giovanile Regionale FVG

169 4 0
                                    


di Anna Tonazzi

Sabato 4 marzo 2017, nella piccola cittadina di San Vito al Tagliamento, alla timida ma ritmata pioggia serale si è aggiunta, come voce principale, l'anima del Coro Giovanile Regionale del Friuli Venezia Giulia, composto da trentaquattro coristi vogliosi di esprimersi e di comunicare la propria passione, guidati dalla maestra Petra Grassi, esempio eclatante della possibilità che si ha di svolgere il lavoro che si ama con tutto l'impegno e l'entusiasmo possibile.

Il Coro, che si è formato grazie alle audizioni svoltesi il 30 settembre 2016 a Udine e il 1 ottobre 2016 a Trieste, dimostra di essere caratterizzato da personalità molto differenti e curiose, vogliose di apprendere, entusiaste nell'impegnarsi in qualcosa di unico che porteranno in sé per tutta la vita.

Le prove si svolgono con cadenza mensile, otto ore per ciascuna. Sembrerà incredibile ma sin dal primo giorno che i coristi si sono riuniti a Trieste per la prima prova, a ottobre, sembrava che cantassero insieme da molto più di qualche ora. Tutto questo probabilmente grazie alla capacità di Petra di comprendere la vera voce di ognuno e di saperle, in base a questo, guidare. Un ottimo modo per legarci sin dai primi attimi trascorsi insieme è stato quello di partire dal brano che ciascuno, nel proprio registro vocale, aveva portato all'audizione, ovvero O Salutaris Hostia, composto da Roberto Brisotto.

Meravigliosa è stata la fusione e l'inevitabile dialogo immediati in quello stesso brano che ci aveva condotto, con molta ansia positiva e speranza, verso quell'esperienza corale.

L'energia che si è creata tra le varie voci è stata sin da subito uno dei traguardi più importanti, perché ciascuno era consapevole del fatto che questo non è un Coro qualunque.

Dopo mesi e mesi di prove, eccoci finalmente al debutto tanto atteso. Ad aspettarci avevamo un duomo spazioso, ampio e dall'acustica emozionante, un pubblico esperto ed esigente e capace soprattutto di ascoltare quello che avevamo da raccontare.

Cimentarsi nel repertorio che portavamo ormai più nel cuore che nei quaderni è stato a dir poco unico. Abbiamo guidato gli spettatori tra i boschi creando lievi ombreggiature con il nostro timbro intenso, li abbiamo sorpresi con il brano contemporaneo Vorrei, lanciandoci in un delicatissimo glissando su cui abbiamo molto lavorato, li abbiamo coinvolti nell'atmosfera rinascimentale slovena, parlando direttamente a loro come fossero i destinatari del richiamo che Jacobus Gallus fa nel brano all'essere umano tanto inconsapevole delle sue origini e del suo destino, li abbiamo chiamati a pregare con noi il Padre Nostro in un russo antico molto particolare e solenne, li abbiamo scossi con un de profundis friulano che veniva dal cuore, abbiamo raccontato loro il brano che ci ha portati alla tanto importante audizione, li abbiamo abbracciati disponendoci intorno a loro e augurando loro di rivederli presto, per poi terminare con il brano a sorpresa, in cui ciascuna voce, una dopo l'altra, si aggiungeva e rendeva l'atmosfera sempre più densa di commozione. In conclusione, insieme all'ensemble guidato da Roberto Brisotto, che ha aperto proprio il concerto della sera stessa, abbiamo eseguito O Sacrum Convivium, rendendo magica e ancora più solenne l'atmosfera ormai ricchissima di energia.

Come si sarà notato, mi sono mantenuta impersonale soltanto nella prima parte di questo articolo, perché sapevo che narrare oggettivamente una tale esperienza sarebbe stato impossibile per me. Il fatto è che spesso, come alla fine dei buoni libri, si vorrebbe che non ci fosse mai una fine. Noi, da parte nostra, sappiamo che la storia non può finire qui, proprio perché è la nostra storia e questo è solo il primo di tanti capitoli, in cui cresceremo come in un romanzo di formazione, sempre migliori, sempre più vogliosi di vivere questa esperienza insieme, che ci insegna ad ascoltare, a dialogare, ad attendere, a vivere insomma.

Ed è quello che, riconoscenti, vogliamo assicurare alla nostra direttrice con tutto il cuore: da oggi in poi, il nostro impegno può solo migliorare, le nostre vocali potranno diventare sempre più tonde, le nostre facce sempre più sorprese, i nostri glissandi sempre più precisi, le dinamiche sempre più controllate e soprattutto le nostre voci sempre più uniche e unite.

Se quella sera avete ascoltato bene, qualcosa nella notte si poteva sentire ancora, un'eco delicata di una narrazione che speriamo vi siate presi a cuore, che ci auguriamo vi abbia resi quasi sazi di emozione, che vi abbia riempiti di felicità e chissà, magari di volontà di rivederci un'altra volta, di nuovo disposti sul nostro pentagramma della vita, pronti a raccontarvi un altro capitolo ancora più nostro.

Cantare in un coroWhere stories live. Discover now