Capitolo 1

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Avevamo appena finito di registrare un nuovo video quando Andrea mi chiese se avessi voluto rimanere a cena da lui.

"Con piacere, tanto non ho altri impegni per stasera." risposi io, scrollando le spalle.

"Però ti dovrai accontentare di una pizza e una birra visto che i miei sono andati a trovare dei parenti a Milano insieme a Manuel e io non so cucinare e non voglio rischiare di far esplodere la cucina." disse, ridendo. Sorrisi anche io ma, dentro di me, il mio cuore aveva cominciato a battere più veloce del normale. Sia a causa della sua risata, sia perché saremmo rimasti, a casa sua, da soli, per chissà quanto tempo. Era già da un po' che accadeva.. ogni volta che Andrea rideva, mi guardava dritto negli occhi o mi stava troppo vicino, il mio cuore cominciava a galoppare. All'inizio non gli diedi molto peso ma poi, dopo molti mesi, quando capii che questa cosa non sarebbe andata via, che ogni cosa che Andrea faceva mi faceva venire il batticuore, arrivai ad una conclusione, una conclusione che mi spaventava parecchio: ero innamorato del mio migliore amico. Io ed Andrea eravamo amici da molti anni. Ed era proprio questo il problema. Non avrei mai voluto rovinare la mia amicizia con lui, per nulla al mondo.

"Ehi Giova, ci sei?!" disse lui, schioccando le dita davanti la mia faccia per avere la mia attenzione.

"Sì, scusa, ero sovrappensiero." dissi, sospirando. Se solo avesse saputo quali pensieri mi attanagliavano la mente..

"Sei sicuro di stare bene Giova? E' da un po' di tempo che ti vedo strano.. è vero, posso anche considerarmi un cinico bastardo, ma, in ogni caso, mi preoccupo per te, sei il mio migliore amico."

Le sue parole mi rincuorarono (anche se sapevo già di essere una delle poche persone a cui Andrea dimostrava di voler bene), ma quel: "sei il mio migliore amico" mi fece sentire in bocca un sapore agrodolce. Ero felice di stargli accanto ma volevo di più.. volevo essere qualcosa di più che il suo migliore amico, oramai.

"Stai tranquillo Andre, non ho nulla, sto bene, davvero." dissi, cercando di far sembrare le mie parole più convincenti possibile. Capii subito che non lo erano state abbastanza quando lo vidi avvicinarsi a me e posare la sua mano destra sulla mia guancia.

"Perché ti ostini a cercare di prendermi in giro invece che parlarmi?" disse, quasi sussurrando. Il suo tono di voce così basso mi fece venire un brivido lungo la schiena ma, fu quando sentii le sue dita accarezzarmi lo zigomo e quando mi resi conto del fatto che i nostri nasi si stavano quasi sfiorando, che il mio cuore cominciò a soffrire di tachicardia. Il mio sguardo si concentrò sulle labbra di Andrea, a pochi centimetri di distanza dalle mie.. "no Giovanni, non lo fare", la mia mente continuava a ripetermelo. E, per mia fortuna, fui abbastanza forte da ascoltarla.

"Andre, è meglio che ordiniamo la pizza.. sono quasi le otto." dissi, cercando di cambiare discorso e allontanandomi da lui, per evitare di cadere in tentazione e per permettere al mio cuore di rilassarsi.

"Stai cercando di cambiare discorso.. ma va bene, non posso obbligarti a parlamene se non vuoi. Vado un attimo a chiamare la pizzeria." disse, guardandomi tra il sospettoso e l'offeso, per poi dirigersi verso il salotto. Non appena Andrea uscì dalla stanza, mi sedetti sul letto e sospirai. Sarebbe stata una lunga serata.. che passammo a mangiare pizza, bere (non poco e non solo birra) e giocare a Fifa, anche se ero una schiappa a quel gioco. Dopo la quarta partita, ampiamente vinta da Andrea, come le altre tre del resto, mi alzai, stiracchiandomi le braccia.

"E' meglio se vado a casa adesso, è quasi mezzanotte." dissi, per poi prendere il mio giubbotto.

"No ti prego Giova, rimani a dormire qui. Fammi compagnia, visto che sono solo a casa.. e poi hai bevuto e i tuoi se ne accorgerebbero." disse. Furono i suoi occhi, imploranti, e il suo tono di voce a convincermi. E poi aveva ragione: mia mamma si sarebbe accorta subito che avevo bevuto.

Solo migliori amici. O forse no?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora