13.

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A differenza di quanto avevo pensato la sera precedente, Alex si era accorto di quel bacio e non aveva esitato ad informarmi della cosa. Il messaggio che ricevetti mi colse di sorpresa e mi turbò a tal punto da non consentirmi più di prendere sonno.
Avevo già dovuto affrontare la reazione di Simone ed ora anche Alex, tutto mi si stava ritorcendo contro come a voler rimarcare quanto fossi stata infantile ed immatura. Decisi che avrei atteso la mattina seguente per rispondergli ed ero intenzionata a farlo di persona.

Finalmente ero riuscita ad addormentarmi quando sentii suonare la sveglia di Marta, cercai invano di girarmi nel letto per riprendere sonno ma lei fece un tale rumore con le valigie che fui costretta ad alzarmi. Ci salutammo con freddezza e così, in quel tiepido mattino brasiliano, le nostre strade si separarono definitivamente.

Approfittai della sveglia per andare in mensa certa che avrei incontrato Alex. Varcai la soglia dell'edificio, mi guardai intorno per qualche minuto e poi lo trovai, era seduto al solito tavolo, fortunatamente era solo e lentamente mi avvicinai a lui.

"Ehi, posso parlarti un attimo?"chiesi in tono esitante.
"Ti ascolto" rispose senza neanche distogliere lo sguardo dal suo vassoio.
"Quello che ti voglio dire riguarda il messaggio che mi hai mandato ieri sera..." cercai di prendere tempo per trovare le parole giuste "io e Simone siamo solo amici e quello che è successo ieri sera non significava nulla, avevamo bevuto entrambi e io sono stata sopraffatta dalla situazione, mi sono comportata come una bambina e ancora sto cercando di fare i conti con quello che ho fatto" conclusi.
"A me non è sembrato un gesto tanto innocuo come lo descrivi, anzi sembravate piuttosto in confidenza" a quel punto alzò la testa e mi rivolse uno sguardo di sufficienza.
"Basta. Io ti ho detto come stanno le cose, non ho più bisogno di dovermi giustificare con te. Buona fortuna per la partita" mi voltai per andare verso l'uscita ma lui si alzò e mi precedette varcando la soglia della mensa a passi veloci.

Nel frattempo erano arrivati i ragazzi della squadra di pallavolo e mi convinsi che forse, in quel momento, un po' di compagnia mi avrebbe fatto bene.

"Ceci, ti unisci a noi per la colazione?" mi sorrise Matteo.
"Volentieri!"mi sforzai di ricambiare il sorriso.

Mi diressi verso il buffet e presi un vassoio dalla pila, stavo scegliendo cosa mangiare quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla.

"Cosa ci fai qui così presto? Perchè non sei a letto, tu che puoi dormire?" scherzò Simone.
"Avevo delle cose da sistemare e non riuscivo a prendere sonno" lo liquidai in modo sbrigativo sperando che non mi facesse altre domande.
"Visto che sei qui ne approfitto per chiederti se mi onorerai della tua presenza alla partita di questa sera"
"Nessuno mi aveva avvisata, con piacere! Contro chi giocate?" domandai curiosa.
"No, veramente... Si tratta della partita di Beach volley. Stasera sarà una sfida tutta italiana e siccome noi giochiamo domani, gli altri mi hanno dato buca, ma io ci tenevo ad esserci".
"Ah... Quella partita" dissi delusa "non voglio lasciarti da solo... Se non viene nessun altro, puoi contare su di me".
"Non mi sembri molto convinta, se è un problema non fa niente" sfoderò uno dei suoi irresistibili sorrisi ed io non potei non accettare.
"No, tranquillo. Vengo!" prendemmo i nostri vassoi e ci accomodammo al tavolo insieme agli altri.

"Teo, abbiamo visto che anche ieri sera ti sei dato da fare" disse Osmany con la sua solita cadenza spagnoleggiante.
Matteo scoppiò in una sonora risata e, con la goffaggine propria di uno della sua statura, urtò con il gomito il vassoio di Oleg che gli sedeva accanto.
"Vaccamerda!" imprecò Matteo "scusa Oleg" disse. Il russo non rispose e rimase impassibile mentre il centrale cercava di ripulire il disastro che aveva combinato.

"Comunque vorrei sottolineare che non sono stato l'unico!" raccolse dal pavimento quanto era caduto e lanciò un'occhiata a Luca il quale, imbarazzato, fece finta di niente. Tutta la squadra si voltò verso di lui e a quel punto Totò commentò "ah ecco dov'eri finito, non ti trovavamo più!".
"A loro discolpa posso confermare che le due danesi non erano niente male" intervenne Simone mettendo tutti d'accordo.

-

Erano le otto quando sentii qualcuno bussare alla porta. Mi fiondai ad aprire e mi ritrovai di fronte il palleggiatore della nazionale.

"Sei pronta?" mi chiese sorridente.
"Pensavo ci saremmo visti al campo..."
"Sì, ma la tua stanza era sulla strada così ho pensato di passare a prenderti per andare insieme"
"Mi fa piacere, mi hai risparmiato un viaggio al buio da sola" scherzai.

Presi la mia borsa e lo raggiunsi nel corridoio, ci avviammo e dopo pochi minuti raggiungemmo il campo. Simone mi strinse la mano e mi accompagnò ai nostri posti, inaspettatamente il pubblico era numeroso e gli spalti erano quasi completamente pieni.
Dal momento che le due squadre erano entrambe italiane, sarei stata contenta qualunque fosse stato il risultato di quella partita.
Daniele e Paolo si aggiudicarono il primo set. Mentre i giocatori effettuarono il cambio campo incrociai lo sguardo di Alex il quale subito si accorse della persona che avevo accanto. Abbassò gli occhi e accelerò il passo per raggiungere Adrian.
Il secondo set confermò la vittoria della coppia che era in vantaggio, quindi ci affrettammo per andare a congratularci.

Molte persone circondavano i vincitori per cui Simone insistette perchè andassimo prima da Alex ed Adrian. Nonostante io fossi contraria, decisi di accontentarlo.

"Ragazzi siete stati bravissimi lo stesso, complimenti!" disse Simone richiamando l'attenzione dei due.
"Grazie campione!" rispose Adrian lasciando trapelare un po' di delusione ed amarezza.

Alex non rispose.
Si avvicinò a Simone, lo afferrò per la maglietta e lo colpì con un pugno sullo zigomo. Il ragazzo che non si aspettava affatto una reazione del genere, venne scaraventato all'indietro.

Serendipity || Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora