Prologo.

56 0 0
                                    

Trentotto.

Dedico questo mio scritto,

a M.

l'unica persona

che mi abbia mai fatto

comprendere,

imparare

ed amare

sia l'amore,

sia la mia vita.

Grazie per averli fatti iniziare

nell'istante in cui mi hai sorriso.

Prologo.

AUDIE

Osservo le mie mani: stanno tremando. Vedo con chiarezza che non riescono a stare ferme, immobili. Le mie dita si stanno impercittibilmente muovendo. Non dico niente, come ogni volta che mi ritrovo in posti simili a questo. Le pareti bianche attorno a me mi fanno sentire sotto esame, inadeguata e come solito penso di non potercela fare. Non sono mai stata un granché brava a descrivere situazioni, o raccontare quello che mi succede, se poi devo farlo davanti ad un estraneo la cosa, oltre ad innervosirmi, mi disgusta, ma devo dare a me stessa questa possibilità, perché mi è stato insegnato che tentar non nuoce. E devo anche tentare di stare ferma con la mia gamba destra, ora che mi rendo conto.

"Scusi", proferisco subito all'uomo davanti a me, che ha stortato la bocca di lato come per dirmi che, sebbene involontariamente, gli ho tirato un piccolo calcio.

"Tu sei Audielyn, quindi" si lecca le labbra, osserva un piccolo blocco note, riesco ad intravedere che c'è scritta la mia lettera iniziale, ma non mi è possibile leggere il resto.

"Audie Foster, sono io, sì".

"Dunque Audie, come mai sei qui? Cosa ti ha spinto a iniziare una terapia psichiatrica?"

Io odio questo tipo di domande.

"In vero, prima di venire da lei, sono andata dalla dottoressa Moore che ascoltando i miei problemi, diciamo così, mi ha suggerito di seguire una terapia con lei; sono un po' tesa..." spiego.

"Oh, Audielyn, non devi preoccuparti. Io sono qui solo per aiutarti e farti stare meglio, quindi iniziamo subito. Raccontami di te".

Raccontargli di me? Be', la cosa non promette bene per niente, non sono brava a raccontare alle persone esterne di me; sono sempre chiusa e timida.

"Oh... Io..." farfuglio, "Be', ho diciott'anni e non vivo bene, sì" annuisco, come rafforzare il concetto "Soffro di autolesionismo da quattro anni, più o meno, e questo è il motivo principale per cui mi trovo da lei" concludo, sospirando.

"Ciò significa che hai iniziato a farti del male da quando avevi quindici anni, ma perché hai iniziato? È successo qualcosa in particolare?"

"No, a dire il vero. Sono sempre stata una persona un po' scontenta di vivere, e non sono mai riuscita ad accettarmi completamente. Anzi, se devo essere onesta mi detesto con tutta me stessa e non..." mi fermo un attimo, guardo in alto. Ci risiamo, sto per piangere. Brava Audie, complimenti.

Lo psichiatra -Dio, sono messa talmente male che sono da uno psichiatra- mi porge un fazzoletto, bofonchiando un "non preoccuparti, va tutto bene, è comprendibile" ed altre parole sul fatto che qualunque cosa ci diciamo resta tra queste mura bianche. Ora che ci penso è quasi abbagliante questo bianco; sembra quello delle pareti degli ospedali, mi manca solo uno stupido letto e le persone attorno a me che mi guardano come se non ci fosse speranza perché ho troppi problemi per essere aiutata. Rabbrividisco al pensiero e lo caccio, non devo essere così negativa. Sono assurde queste cose, lo sono.

Trentotto.Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz