Capitolo 1 - Profumo della carta

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Entrando in classe, vidi seduto alla cattedra un tizio giovane concamicia e cravatta, stimai che non avesse più di ventidue anni.Tuttavia, considerando la mia nota incapacità di comprendere l'etàdelle persone, considerai che potesse averne tra tredici equarantacinque. Stava leggendo un libro a cui aveva tolto lacopertina.

Era vestito come Adam Young nella foto che avevo appiccicato suldiario e sorrisi. Lui mi guardò con aria interrogativa e abbassaigli occhi, per poi filare in ultima fila.

Leo, seduto nel posto attaccato al muro, aveva le cuffie nelleorecchie e fissava un punto davanti a sé con sguardo spento. Sulbanco accanto al suo c'era l'astuccio di Albe. Maria era in primafila, come previsto, e le feci un cenno passando oltre.

«Albe è in bagno?» domandai a Leo scuotendolo per una spalla.

Annuì debolmente. Era chiaro, soffriva di mancanza di caffeina.

Presi la roba di Albe e la spostai sul banco accanto, posizionandomiquindi tra i due.

Giulia, ovviamente, era in prima fila.

Alberto tornò proprio mentre mi stavo sedendo al posto che gli avevofregato. Sorrisi e cercai di comunicargli con uno sguardo la frase"chi va a Roma perde poltrona". Lui mi diede uno scappellotto esi sedette accanto a me.

«Quanto tempo, Albe! Mi sembra di non vederti da ieri!» lo presi ingiro. Rivedere i miei amici non era un grande evento, considerandoche li avevo visti almeno due o tre volte a settimana per tuttal'estate.

Lui si voltò verso di me scuotendo la testa, come a dire "seiscema".

Mi chinai in modo da essere coperta dalla ragazza davanti a me e glifeci segno di avvicinarsi. «Quel tizio è un professore?» domandai.

Albe si strinse nelle spalle. «Suppongo di sì.»

Meditai. Potevo restringere il campo dell'età di quel tizio aventidue-quarantacinque. La classe era ormai piena, mi guardaiintorno e mi parve che non mancasse nessuno. Tirai fuori dallo zainoil diario, poi suonò la campanella.

Colui che avevo mentalmentesoprannominato Adam prese il registro dal cassetto con aria svogliatae cominciò a fare l'appello. Quando arrivò a "Pastorino, Demetra"i suoi occhi si soffermarono un istante di troppo su di me. Succedevaspesso. Un sacco di gente lo faceva. Sia uomini che donne, di tuttele età. Non che fossi un gran splendore, avevo soloi capelli con le punte rosa e azzurre.

Una volta giunto a "Valenti, Arianna" chiuse il registro e sialzò in piedi. «Buongiorno, sono il professor Sartori e sarò ilvostro docente di Italiano per quest'anno.»

La classe era in un religioso silenzio. La nostra vecchia insegnanteera stata soprannominata "la Scimmia" da un ex studente e cifaceva studiare solo autori che dovevano aver letto lei e altre duepersone, oltre ai parenti degli scrittori. Se fossimo stati in unfumetto, sulle teste di tutti sarebbe comparsa una nuvoletta conscritto "sarà meglio o peggio della Scimmia?".

«Ho dato un'occhiata al vostro programma» continuò con una rapidaalzata di sopracciglia «e credo che le cose andranno in manieradiversa, d'ora in poi. Ho intenzione di insegnarvi non solo laletteratura, ma anche un po' di scrittura creativa.»

Sorrisi senza neanche volerlo. Amavo quell'uomo.

Lasciò vagare lo sguardo tra di noi. «Chi di voi scrive o hascritto racconti, romanzi, o anche fanfiction?»

Cercai di strapparmi quel sorriso dalla faccia e alzai la mano conuna finta disinvoltura. Dopo di me, altri tre compagni di classealzarono la mano.

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⏰ Last updated: Feb 04, 2017 ⏰

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Dementia - This is love, this is war, it's insanityWhere stories live. Discover now