Capitolo 2 - Il primo giorno di elementari.

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Zeus, Ade e Poseidone seguirono il bambino fuori da casa.
Percy sembrava normale, nonostante le lunghe maniche della maglietta pesante che indossava, forse per nascondere le varie ferite sul suo corpo.
Giunto davanti alla scuola, venne urtato da un signore. "Scusi. Non volevo." Disse il bambino, alzando lo sguardo "Non preoccuparti piccolo. Ti sei fatto male?" "No. Grazie." Dopo aver guardato l'uomo in faccia, però, si allontanò spaventato. "Io... devo andare." L'uomo sorrise. "Così di fretta? Ti accompagno." Il bambino scosse velocemente il capo. "Devo andare."
Gli Dei guardarono l'uomo davanti a Perseus. Era un normale adulto. Poi, osservato il volto, videro una deformazione intorno alla bocca. Evidentemente era un lontano parente delle sirene. "Perseus non ha molta fortuna." Ade annuì. "Lo credo anche io."
L'uomo, nel frattempo, si avvicinava al bambino. "Vieni. Ti accompagno. Devi avere fame. Ti offro dei dolci." Il bambino, all'offerta dei dolci tentennò. "Dolci?" "Sì. Di tutti i colori." "Blu?" "Certo." Quando stava per seguirlo, si fermò. "Mia mamma mi ha detto di non mangiarne." "Non glielo dico." "Le ho promesso che non avrei avuto segreti con lei. No. Non vengo. Devo andare a scuola."
Percy, dopo aver messo in chiaro questo punto, si avviò verso la scuola.
"Dai. Vieni." "Se mi tocchi, urlo come un pazzo." Alla minaccia del bambino, l'uomo si allontanò, deluso.
"Wow. Lo ha battuto senza armi." Poseidone sorrise. "Mi dispiace per lui. Ha sofferto tanto." Zeus annuì. "Guardatelo."
Percy si era avvicinato ad altri bambini. "Ciao!" "Ciao." Aveva borbottato uno in risposta. "Perchè hai le maniche lunghe? Si muore di caldo!" Percy arrossì. "Avevo freddo." Un bambino sorrise. "Che brutta cosa, bambino. Come ti chiami?" "Percy." Gli dei lo guardarono. Sembrava felice, e forse, in quel momento, lo era. "Non è così terribile." Disse Ade. In quel momento, però, un bambino tirò fuori una macchinina, rossa, imitato da tutti gli altri. Tranne Percy. "Tu non giochi?" Percy scosse il capo. "Non ce l'ho." "Non hai macchinine? Cavolo. Sei messo male!" I bambini risero. Percy, decise di ridacchiare, anche se era chiaro che non era divertito. "Ci dispiace. Ma, senza macchinine, non giochi."
Fortunatamente la porta della scuola si aprì. "Devo andare comunque. Dalla preside. Chi è?" Un bambino sorrise. "Mia mamma. Tranquillo è brava!" Percy sorrise. "Grazie."
Il bambino, andandosene dagli altri, entrò nella scuola, sempre seguito dagli Dei. Si diresse verso la presidenza.
"Salve." "Ciao. Sei Percy Ugliano, giusto?" Il bambino scosse il capo. "È Jackson. Non Ugliano." La donna sorrise. "Bene. Percy. Allora, abbiamo letto la tua cartella." "Ho una cartella?" "Dice che sei iperattivo." Percy annuì. "Credo di sì. Signora." La donna sorrise. "Con un deficit dell'attenzione." "Anche quello." "E dislessico." "Non riesco a leggere niente." La donna sorrise. "Ti spiego il programma della scuola per quelli con il tuo problema." Il bambino annuì. Però, dopo dieci minuti di spiegazione, cominciò a distrarsi.
Gli Dei lo videro mentre si guardava intorno. Poi, indicò un disegno alla signora. "Quello è bello. Di chi è?" La donna, sospirando, guardò il disegno. "È di mio figlio maggiore." "È un cavallo." "Sì. Esattamente. Sai cosa c'è dietro di lui?" "Un uomo? E il mare!" "Esatto. Conosci gli Dei greci?" Percy scosse il capo. "Non bene." "Rappresenta Poseidone." "Quello con il tridente? Che ha combattuto contro Atena per la città di Atene?" "Sì. Il cavallo è l'animale che ha creato. E il mare, be, Poseidone era il Dio del mare." Percy annuì.
La donna, capendo però che era inutile riportare il discorso sulla questione dislessia, chiese. "Tuo padre mi ha..." "Gabe non è mio padre. Mio padre è disperso in mare." "Morto?" "Mia mamma ha detto che è disperso in mare." La donna annuì. "Gabe mi ha detto che hai avuto... delle visioni." Percy scosse il capo. "Io non ho visioni." "Ha detto che hai visto un ciclope. Con un occhio solo?" Percy annuì. "Ma c'era!" La donna sorrise. "Credo sia dovuto alla tua iperattività. Hai visto cose del genere di recente?" Percy ci pensò. "Intende del clip... clop...?" "Ciclopi. Anche in generale, in realtà." Percy ci pensò. "Oggi ho visto un uomo strano. Aveva una bocca deforme." "Intendi storta?" "No. Intendo a zig zag. Sa... come la linea." La donna lo guardò. "Quando hai cominciato?" "A.. far cosa?" "Vedere questi mostri?" Percy ci pensò... "Prima dell'asilo." "Ti hanno espulso. Perchè? Ti sei comportato male?" Percy scosse il capo. "Perchè ho ucciso un serpente." La donna spalancò gli occhi. "Come scusa?" "Nel mio materassino c'era un serpente. Bella, è un'aquila?" La donna non si distrasse. "Come ci era finito lì un serpente?" Percy scosse il capo. "Hanno incolpato me. Dicono che l'ho preso e portato io." "Ed è così?" "Certo che no." La donna sospirò.
"Oggi viene tua mamma a prenderti?" Il bambino annuì. "Credo di sì." "Devo parlarle. La porti qui?" Il bambino annuì di nuovo. "Va bene. Vai in classe. Sei nella prima di fianco a questa aula. Ok?" Il bambino annuì. "Grazie. Signora." Poi uscì.

Sally Jackson aspettava il figlio fuori da scuola. "Percy. Come è andata a scuola?" "Bene. Mamma, ti vuole parlare la preside." Gli Dei sorrisero vedendo la donna impallidire. "Non hai fatto niente, vero?" "Non era stata colpa mia nemmeno l'altra volta. Il serpente non l'ho preso io." "Lo so. Andiamo, dai." Il bambino seguì la mamma. "Cosa hai fatto oggi di interessante?" "Abbiamo fatto le lettere. Mamma, le ho scritte tutte. Però... non riuscivo a leggerle." La donna sorrise. "Bravo! È già difficile scriverle." Il bambino sorrise. "È questa qui." Disse, indicando la presidenza.
Entrati, sempre seguiti da Zeus, Ade e Poseidone, videro la donna sospirare davanti ad una cartella. "Salve. Signora. Lei è mia mamma." La donna sorrise. "Piacere. Sono la direttrice. Signora Buckett." "Sally Jackson. Piacere." "Ha tenuto il cognome del padre?" "Del mio. Si." La donna sorrise. "Volevo parlarle di suo figlio." Il bambino, però, indicò il quadro alla mamma. "Mamma! Hai visto che bello?" Sally si  voltò verso il quadro. Visto un cavallo e il mare, chiese alla donna cosa rappresentasse. "Poseidone. Suo figlio ne è rimasto impressionato." Il bambino sorrise, scusandosi dell'interruzione. "Vi hanno dato compiti?" "No." La donna gli diede dei pastelli e un foglio. "Perchè non disegni qualcosa? Qualcosa che per te significa casa." Il bambino ci pensò. Poi, cominciò a disegnare. Gli Dei, invece, ascoltavano la conversazione. "È successo qualcosa?" "No. Per ora, no. Ma... in questa scuola niente serpenti. Chiaro?" "Non lo ha portato mio figlio, direttrice Buckett. Come avrebbe fatto?" "Non lo so. Però... con le sue visioni." "Mio figlio non ha visioni." "Signora. Un ciclope? Un uomo dalla bocca seghettata? Per favore." "Sta dicendo che mio figlio ha problemi mentali?" "Suo figlio è dislessico. Iperattivo. Con un deficit dell'attenzione. Espulso dall'asilo. Secondo lei non ne ha?" Gli Dei si girarono verso il bambino. Lui, ignorava la conversazione, disegnando. "Mio figlio ha, forse, delle deficienze riguardo le prime tre. Non sa leggere, non riesce a stare fermo e si distrae facilmente. Questo non lo rende pazzo." Prima che la donna potesse rispondere, il bambino diede loro un disegno. La donna lo prese. "Che bello. Hai disegnato il mare, una casetta e due persone. Chi sono? E dove sei?" "Le due persone siamo io e la mamma. Siamo a Mountaik... mamma e papà si sono conosciuti lì!" Sally sorrise. "È vero. Te lo avevo raccontato tempo fa." Il bambino annuì. "Il mare potrebbe rappresentare la scomparsa in mare di tuo papà?" "No. A Mountaik c'è il mare." Gli Dei risero davanti al volto arrabbiato della donna. Sally disse.
"Direttrice Buckett. Adesso devo andare con mio figlio a casa. Mi scuserà." "Nel caso ci fossero dei problemi, la richiamerò. Di  certo."
Sally uscì a testa alta dalla presidenza. Il bambino sorrise. "Ciao. Signora." Gli Dei li seguirono.

Angolo autrice
Salve!
Secondo capitolo!
Non ho niente da dire.
By Rowhiteblack

La punizioneWhere stories live. Discover now