L'OMBRA DELLA NOTTE BIANCA

140 0 0
                                    

1

Elì, Elì, lamà sabactanì

Il grido interruppe il suo dolore nei brevi istanti in cui riecheggiò nell’aria.

Tutto non era compiuto.

Doveva ancora comprendere perché dal profondo del suo cuore era emersa questa domanda.

L’affanno del respiro lo riportò in se stesso e fu allora che si rese conto di non avere più potere.

Fino ad allora anche i suoi silenzi avevano cambiato la realtà, ma adesso la sua condizione rendeva vano qualunque proposito.

Capì improvvisamente cosa significasse essersi fatto uomo, capì cosa gli uomini provano a non avere la forza di muoversi, di parlare, di pensare, cosa sentono quando sono vicini alla morte.

Il perché era ora chiaro in lui : ecco perché era stato abbandonato e perché non riusciva neppure decidersi a morire.

Aprì per l’ultima volta gli occhi di uomo in uno sguardo di tristezza rivolto a ciò che lo circondava.

Lo sguardo dell’uomo sulla croce era una crepa nel cielo, un cielo che si stava preparando alla tempesta.

Lo sguardo percorse per l’ultima volta un mondo cattivo che lo aveva tradito per stupidità, ma nel gregge degli sciocchi scorse due occhi che avevano colto la sua grazia.

I piedi di Longino poggiavano saldi sulla superficie concava del “monte del cranio”, le sue gambe erano forti ed abituate alle marce ma il suo braccio di centurione tremava mentre stringeva la lancia dell’esercito di Roma.

I soldati dell’impero dovevano dimostrare debolezza di fronte a niente e nessuno ma egli si era reso conto che la tempesta che incombeva avrebbe portato con sé molto di più che un vento gelido.

Il soldato sapeva perché il suo braccio tremava. Egli fu il primo a rendersi conto che da quel giorno sulla terra saremmo stati soli per molto temo.

Longino non poté fare altro che aiutare il figlio ora che era stato abbandonato dal padre e per questo usò la sua arte e colpì duro con la sua lancia, una sola volta.

La luce celeste degli occhi del Dio sulla croce si spense con un ultimo grido e finalmente il dolore del Padre esplose col pianto della terra.

Il braccio del centurione ora stringeva la lancia di fronte alla croce vuota mentre una pioggia rabbiosa cancellò il sangue che l’aveva macchiata.

L’atto che Longino aveva compiuto gli aveva strappato la fierezza del guerriero, non sarebbe stato più capace di combattere alla maniera dell’esercito di Roma. Se avesse di nuovo impugnato la sua daga, i suoi occhi avrebbero dovuto incrociare ancora una volta quelli di un altro uomo ed egli avrebbe riprovato il dolore bruciante di quel giorno sul Golgota.

2

Slacciò lentamente i lacci della corazza, fece cadere la spada sulla terra umida e poi, con timore, rivolse lo sguardo verso la lancia.

L’atmosfera che circondava Longino non era diversa da quella dei campi di battaglia alla fine di una lotta, egli sentiva sempre lo stesso odore di morte ed una strana sensazione di sporco gli attanagliava lo spirito.

Le insegne di Roma non erano state strappate dal nemico. Longino vedeva il vento che le gonfiava e la punta che aveva trafitto il Cristo svettava fiera e sinistra nel cielo insieme alle aquile ed agli stendardi imperiali, ma questa volta il centurione avrebbe voluto annunciare la sconfitta ai propri generali.

Avrebbe desiderato trovare il coraggio di recarsi presso i suoi superiori e di gridare “Cesare, gli uomini sono stati battuti, anche se ci è stato concesso l’onore delle armi”. Queste sarebbero state le sue parole! Ma come spiegare loro che l’assassinio di quell’Uomo insignificante aveva in realtà il valore della peggiore sconfitta mai subita dall’umanità!

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 17, 2016 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

L'OMBRA DELLA NOTTE BIANCAWhere stories live. Discover now