colei che mi liberó

Rabbia e distruzione

L'unica cosa che volevo fare era distruggere. Distruggere tutto quello che mi passava davanti.
Buttai a terrà tutto ciò che era sul tavolo e poi pure quello. Alzai lo sguardo e vidi il volto impassibile di mio padre, mentre mia madre si era ormai girata per lavare i piatti. Li odiavo. Andai verso mio padre, qualcosa aveva impossessato ogni singolo millimetro del mio corpo e della mia mente, non ero in me, avrei voluto ucciderlo. Ma l'umica cosa che feci fu camminare verso di lui fino a quando rimasero solo pochi centimetri tra i nostri volti, gli sputai addosso sprezzante, alzai il braccio pronto a dargli un pugno, poi tutto diventó nero fino a quando mi svegliai bagnato di sudore sul divano con del ghiaccio ormai quasi completamente sciolto sull'occhio destro che non si apriva del tutto. Mi alzai barcollando, non capivo che ore fossero, nè cosa mi era successo. Raggiunsi lo specchio sopra il lavandino del bagno, avevo i capelli sporchi, gli occhi rossi e l'occhio destro completamente distrutto. All'improvviso ricordai tutto, un urlo rabbioso mi fece spalancare la bocca, tirai un pugno allo specchio.
Il mio riflesso mi piaceva di più così, tutto storto, rotto, strano. Non mi erano mai piaciute le cose normali.
Dopo aver passato pochi secondi ad osservarmi l'adrenalina abbandonó il mio corpo e mi lasció da solo con una mano piena di schegge, tagli e lividi.
Andai in camera mia feci due respiri profondi, ma la rabbia non mi abbandonava, non riuscivo a stare calmo. Aprii i miei armadi e iniziai a tirare fuori ogni cosa buttando tutto sul pavimento, come se fossi stato preso da una febbricitante follia. Gli armadi erano oramai vuoti ma io no. Io ero ancora straboccante di ira. Iniziai a prendere a pugni il muro fino a che il dolore fisico non divento così forte da coprire il dolore mentale. Distrutto mi accasciai sul letto e lasciai che i sogni, o meglio gli incubi, prendessero il controllo.