Parte 1-La corriera

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8 Giugno 1977

Scrivo distante. E' un qualcosa che non mi appartiene.Lo giuro.

Maggio 1970

L'estate era alle porte e avevo racimolato i soldi per la corriera .Con in mano la valigia e in spalla uno zaino militare mi dirigevo verso la fermata. E' strano, ricordo perfettamente la camicetta ricamata con tanta cura da zia Mimi , la gonna azzurra di mamma e i capelli raccolti in una coda bassa che come al solito arricciandosi in punta ed essendo tanti legavo per evitare di innervosirmi mentre solleticavano la fronte. Ricordo i panini al formaggio e le polpette di pane indispensabili per il viaggio. Pagina 112,capitolo 10 di Cime tempestose "Oh questi venti geli e questi tetri cieli del Nord..." frase da me riletta in quel viaggio ben sei volte a causa dell'anziana signora al mio fianco che esordiva ad ogni fermata con frasi del tipo "Lei mi somiglia tanto sa?" oppure "I giovani d'oggi, tanta acqua ma poca farina"e ancora "Il tempo, nessuno lo vede ma chiunque lo sente" a cui io rispondevo semplicemente annuendo e abbozzando un leggero e beffardo sorriso per poi ritornare sulle mie letture.

I campi contribuivano nel solleticare la mia immaginazione e nel giro di una giornata arrivai quasi alla fine del libro.La signora scese, augurandomi ogni bene e ogni felicità e per le ultime fermate riuscii a chiudere gli occhi e riposarmi un po' prima del trambusto parentale che mi attendeva a casa. Ricordo l'autista e dell'odore delle sue caramelle alla nicotina e della signorina non proprio di buon costume seduta in prima fila che ogni tanto esordiva con perle di eleganza e di sobrietà alludendo a qualche parte del corpo femminile. Mancava poco al ritorno a casa,tre mesi di riposo e tempo da dedicare alla famiglia e a qualche lettura lasciata in sospeso.

Finalmente il mio capolinea. Raccolsi le carte dei panini, il libro ed infilai tutto nello zaino. Aspettai che il pullman si fermò .Ricordo tutto.

Cominciammo a scendere l'uno dietro l'altro. Qualcuno proveniente dalla montagna aveva deciso di portare i bambini al mare e aveva con se degli ombrelloni da spiaggia, altri invece erano miei compaesani sparsi per l'Italia che come me tornavano a casa per la pausa estiva. Il caldo cominciava a farsi sentire, a Torino giravo ancora con le maglie a manica lunga e poi dovevo immaginarmelo.

Un urlo. Tutto qui.

La fila cominciò a procedere e la curiosità fece largo tra i passeggeri.

-C'è del sangue!

Scesa dalla corriera cercai di capire chi fosse costui. Indicava il portabagagli ma soprattutto...

-E' la mia valigia-dissi-è la mia valigia.

Ricordo tutto, l'istante in cui l'aprii, la camicetta e la gonna sporchi ,il pianto, la gente attorno a me, il pianto dei bambini.

-Come ti chiami ragazza?-disse il conducente.

-Io non so nulla, lo giuro. E' la mia valigia ma non era così. Io non centro nulla,non mi appartiene quella cosa!

-Il nome ragazzina!

-Claudia, il mio nome è Claudia.

Era maggio del 1970,il mio nome è Claudia S. e ricordo tutto, tranne il giorno.

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⏰ Last updated: Jan 08, 2017 ⏰

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L'angolo del tempoWhere stories live. Discover now