Capitolo II: No Hero.

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Until the end of my days

Capitolo II:

NO HERO

"Don't say this is over, looking for better days, oh, don't say this over, there's no losers, look at better days, just what it gets. I can't jump over buildings, I'm no hero, but love can do miracles. I can't outrun bullet, I'm no hero, but I would take one for you."

Erano tornati a casa già da un paio d'ore, i medici avevano dimesso Ian con riluttanza non appena si era sentito meglio e gli avevano augurato buona fortuna ... per quanto potesse contare.
Avevano dovuto comprare uno di quei carrellini per la bombole di ossigeno, perché, da come dicevano i medici, Ian con il passare del tempo e il progredire della malattia ne avrebbe avuto sempre più bisogno.
Il Rosso aveva perso qualche kilo, era più pallido e sempre più stanco, ma gli erano stati prescritti alcuni farmaci per ridurre i dolori, che l'infermiere Mickey s'assicurava che li prendesse con regolarità e che non esagerasse con le dosi quando sentiva troppo dolore, che ormai si era sparso ovunque.
In ospedale, aveva passato un terribile pomeriggio a contorcesi nel letto.
Erano più o meno le undici di mattina, Ian era crollato in un sonno profondo nel suo letto, con Mickey seduto al suo fianco che gli accarezzava i capelli, dopo avergli rimboccato le coperte. In cucina Lip era seduto con i gomiti poggiati sul tavolo e la testa tra le mani, Fiona era adagiata al lavabo, con una mano a coprirle gli occhi, probabilmente rossi e lacrimanti. Carl e Debbie erano stati spedititi a scuola. Liam all'asilo.
Quando Mickey Milkovich scese al piano di sotto, si bloccò sull'uscio non appena vide i due Gallagher in quelle condizioni; si sentiva così fuori luogo in quella famiglia che, nonostante tutto, aveva sempre avuto ciò che alla sua mancava: l'unione.
Chi, nella sua famiglia, si sarebbe mai disperato in quel modo se lui stesse morendo? Sicuramente Mandy. E basta. E poi ovviamente Ian, perché Ian era la sua famiglia.
Solo che era Ian stesso a star morendo e lui voleva solo sprofondare in baratro di dolore e solitudine perché forse la vita lo stava punendo, forse quella era tutta la sofferenza che si meritava. E lui l'avrebbe accettata, se questo non avesse comportato la morte di Ian Gallagher. Avrebbe accettato e sopportato di tutto pur di risparmiargli quel dolore.
Quando aveva dato quella terribile notizia a Mandy per telefono lei era corsa in ospedale e aveva stretto forte tra le sue braccia il Rosso, cercando di rassicurarlo e distrarlo con qualche stupida battuta delle sue – «cocco dei Milkovich» l'aveva preso in giro Carl – era impaurita, quel fottuto Gallagher era stata la prima persona che le aveva porto una mano d'aiuto, era il suo migliore amico, la sua roccia.
Se già per Mandy Ian era una roccia, per Mickey era molto, molto di più ... ma lui non conosceva nulla dell'amore e non sapeva cosa di preciso fosse.
Si limitava a seguire quello strano sentimento dettato dall'istinto, che a volte cercava di dominare senza alcun successo.
«Ehm, Gallagher senior.» borbottò, stanco, grattandosi la nuca imbarazzato «Sentite, io ... faccio un salto a casa, la Russa mi ha già bombardato di chiamate e vorrei farmi una doccia.»
«Okay, basta ... basta che ritorni o quello muore prima del tempo.» borbottò Lip, con un'aria sfinita.
«Lip, ti prego.» lo rimproverò Fiona, guardandolo negli occhi in cagnesco.
«Mandy voleva passare a salutare Ian.» aggiunse Mickey, la sua voce sembrava svuotata da ogni sentimento. Lip saltò dal tavolo quando sentì il nome di Mandy. «Allora, so che quello che sto per dirvi è una delle cose più da checche che abbia mai detto in vita mia, ma ...» Mickey vacillò, strofinandosi il naso con le mani, cercando di restare lucido e di non farsi sopraffare da quella bruttissima emozione che gli faceva battere il cuore in maniera così veloce che sembrava scoppiare. «Io sono disposto a farmi carico di tutte le responsabilità, voglio prendermi cura di lui, ma non voglio creare casini in questa casa, quindi se non mi volete in mezzo alle palle, se pensate che la mia presenza possa essere deleteria per Ian, basta dirmelo ed io leverò le tende.»
«Mickey, ma cosa ...» Fiona sembrava confusa.
Quello davanti a lei, che aveva pronunciato quelle parole, era davvero Mickey Milkovich?
Com'è che quella situazione aveva scosso e cambiato anche Mickey, quello con la scorza dura, quello che non si sarebbe fatto vedere in quelle condizioni da nessuno?
«Sentite, già siamo in una situazione del cazzo e non voglio che questa situazione del cazzo diventi ancora più del cazzo perché ci sono io in mezzo.» si scroccava le nocche, come se si stesse preparando a fare a pugni con qualcuno.
Senza alcuna previsione, Fiona Gallagher gli saltò al collo in lacrime.
«Ma cosa cazzo ... ?» brontolò, guardandosi attorno stupito mentre la maggiore dei Gallagher lo stringeva tra le braccia, nel frattempo Lip se ne stava salendo al piano di sopra con un sorriso triste, scuotendo la testa.
Fiona intanto singhiozzava e lo stringeva, mormorando qualcosa disperatamente, che quasi quasi faceva sembrare il suo dolore una bazzecola. Mickey non sapeva come reagire, era diventato come una statua di marmo, lui e Fiona insieme sembravano combinare un mix di disperazione pura, un carico di sofferenza così grande che in confronto la morte stessa sembrava un taglietto.
«Non dire cazzate, Mickey.» lo rimproverò Fiona, ancora tra le lacrime «Se solo ti azzardi ad abbandonarlo ti stacchiamo la testa a morsi.»
«E-E tutte quelle altre cazzate?» borbottò, una volta che Fiona si staccò da lui ed era piuttosto impegnata a scrutare le sue scarpe imbarazzata. Non capitava tutti i giorni di avere l'impulso di abbracciare Mickey Milkovich. Per lo più, desideravi prenderlo a calci nelle palle per la maggior parte del tempo. «Quando viene la parte in cui mi direte che volete che passi i suoi ultimi giorni con voi? Che volete la vostra privacy familiare?»
«Ian ha bisogno di te tanto quanto ha bisogno di noi, se non di più.» Fiona avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro che riguardava Mickey, ma si trattenne, comprendendo che in quel momento il ragazzo non avrebbe certamente accettato parole di compassione o altre moine simili «Quindi se vuoi puoi trasferirti qui finché ...» non c'era bisogno che aggiungesse altro e Mickey comprese e annuì perché non voleva che dicesse ad alta voce quelle parole, anche se probabilmente neanche lei aveva il coraggio di dirle.
Il ragazzo sorrise amaramente, salutò la maggiore dei Gallagher e andò via.

Until the end of my days.Where stories live. Discover now