21. La Casa Stregata

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Mi appoggiai ad un albero e sospirai, lasciando che una nuvoletta di fumo si disperdesse nell'aria fredda. In quel momento mi venne voglia di accendermi una sigaretta. Mi sentivo nervosa a stare in quel bosco ad attendere che gli altri finissero di ispezionare la casa abbandonata.
Non era grande, era appena più larga dello chalet di Xavier ed aveva due piani. Sembrava che le basi fossero fatte di pietra e il resto era completato con del legno marcio. Come se quella casa fosse stata più antica di così, interamente di pietra e qualcuno avesse voluto ristrutturarla con il legno.
Notai alcune finestre rotte e alte erano impolverate, così sporche da non riuscire ad intravedere nulla dentro.
All'improvviso notai qualcosa di strano. Inizialmente non capii cosa fosse ma poi compresi. Il camino aveva iniziato ad emanare del fumo.
«Guardate.» sussurrai alle ragazze che stavano chiacchierando sotto voce accanto a me. Si zittirono e seguirono il mio sguardo.
«L'avrà acceso uno dei ragazzi.» commentò Wren con uno sbuffo.
«Perché?» chiesi.
«Quando si tratta di Xavier Bellson, non ha senso chiedersi il perché.» replicò la ragazza.
«Magari non è stato lui. Pensi sempre che sia stato lui.» affermò Frannie con un sorriso.
«Zitta. Io non penso sempre a lui.» disse la ragazza stizzita.
«Infatti, non è quello che ho detto.» il sorriso di Frannie divenne più ampio, illuminando gli occhi fiordaliso.
«Piantala!» sbottò Wren. «Volete andare a vedere, piuttosto? Così vi dimostro di avere ragione.» propose la ragazza con aria di sfida.
«No!»
«Sì!» dissi in contemporanea a Frannie.
«Bene, io e Azura andiamo, allora.» affermò Wren prendendomi a braccetto.
«Non potete lasciarmi sola!» esclamò la bionda.
Wren proseguì senza fermarsi, trascinandomi con sé.
«Ehi!» si affrettò a raggiungerci la ragazza proprio mentre varcavamo il portone.
La prima cosa che notai, fu il buio e la puzza di muffa. Il posto era, però, semi illuminato dalle assi di legno rotte e dalle finestre. La fioca luce, mostrava la polvere danzante e le sottili ragnatele che decoravano quel luogo. Però non c'era nessuna traccia nei nostri amici.
«Cammie? Ty?» esclamò Wren. Nessuna risposta.
«Maaatttt!» continuò Frannie stringendosi al mio braccio.
«Hebe? Lance? C'è nessuno?» proseguii io avanzando di qualche passo, accorgendomi di avere le gambe molli e tremanti.
«Ovvio che ci sono!» esclamò Wren, ma notai che la sicurezza della sua voce era stata incrinata.
Avanzammo e continuammo a chiamare gli altri, ma nessuno rispose.
«Ci dividiamo e li cerchiamo?» chiese Wren riflettendo.
«NO!» esclamammo io e Frannie contemporaneamente.
«Va bene, andiamo al piano superiore?» propose la ragazza appoggiando un piede su una scala scricchiolante.
Temetti che non avrebbero sopportato il peso di tutti e tre, ma Wren avanzava con sicurezza e io non volevo essere da meno. Mi affrettai a seguirla.
«Sicure che sia sicuro? Volevo dire, non è sicuro dato che è un posto poco sicuro.» disse con tono tremante Frannie ancora ai piedi delle scale.
«Sii ottimista.» le bisbigliai prima di raggiungere l'altra ragazza.
Ebbi nuovamente la sensazione che il legno marcio sì sarebbe spaccato da un momento all'altro.
«Forse hai ragione. Non è sicuro, magari...» mi bloccai, perché voltandomi non trovai nessuno. Solo l'enorme atrio illuminato dalla fioca luce proveniente dal portone che avevamo lasciato aperto. Il silenzio era interrotto solamente dai passi di Wren che non sembrava essersene accorta.
«Wren!» esclamai facendola fermare.
Mi affrettai a raggiungerla e a stringerla per mano, con il terrore che si leggeva nei miei battiti cardiaci. Mi tremavano le gambe e mi era venuta un'improvvisa voglia di fare tappa al bagno.
«Frannie è sparita!» esclamai agitata, fissando gli occhi caleidoscopici della ragazza che si spalancavamo sempre di più per lo stupore.
Improvvisamente sentii il vento ululante all'esterno troppo bene, crepitii inquietanti e probabilmente inesistenti che penetravano prepotentemente nella mia mente già in tilt.
«Ehi, è sicuramente uno scherzo di Xavier. Andiamo a cercare il camino, saranno duramente tutti lì a tenderci un agguato.» mi disse la ragazza stingendo la presa sulla mia mano.
Scossi la testa cercando di calmarmi e cacciare la sensazione di vermi striscianti su per le gambe.
«Ma... Hebe non mi sembra una da questi stupidi scherzi e tanto meno i ragazzi della band...» mormorai intimorita lasciando che Wren mi trascinasse con lei.
Mi guardai attorno, nel buio. Con la coda dell'occhio coglievo strane immagini e movimenti che puntualmente sparivano quando puntavo lo sguardo lì. La mia immaginazione iniziava a giocare brutti scherzi. L'odore di muffa sembrava risvegliarsi e trasformarsi in qualcosa di vivo e assassino, i rumori sembravano essersi moltiplicati.
Non mi accorsi nemmeno che eravamo giunti davanti ad una porta. Wren mi lasciò la mano e cercò di aprirla, ma era chiusa a chiave. La scosse con più vigore, ma quella non si aprì.
«Che strano. Ero sicura che il camino sì trovasse in questa stanza.» borbottò la ragazza dando un ultimo scossone alla porta.
Quelle parole mi fecero percepire presenze estranee dietro di me, così mi voltai di scatto. Ma questa volta qualcuno mi venne addosso. Una mano fredda mi coprì il naso e la bocca e mi trascinò via di peso, buttandomi con lui in un buco dovuto al marcio del legno.
Tirai una gomitata alla cieca, cercando di liberarmi dalla presa e colpii qualcosa di duro che mi provocò una fitta lungo tutto il braccio.
«Sssh sono Lance.» mi sussurrò una voce all'orecchio. Mi rilassai impercettibilmente.
«E mi hai appena spaccato il naso.» mi sibilò all'orecchio.
«Scusa.» mormorai.
«Tranquilla, ogni anno mi rompo qualcosa, era strano che quest'anno non fosse ancora accaduto. Meglio tardi che mai.» disse abbassa voce.
«Ma se rimane rotto fino a domani, per il prossimo anno sarai graziato.» affermai.
Lo sentii ridacchiare. «Beh, forse.»
Ci trovavamo sotto le scale. Un luogo umido e bagnato. Le mie scarpe affondavano in qualcosa di melmoso e maleodorante.
Le braccia di Lance mi stringevano il torace, avevo le braccia bloccate dalle sue. La mia mano era sul mio petto che si alzava e abbassava velocemente, mentre la sua me la copriva, impedendomi di spostarla. Non capivo perché il mio cuore battesse così forte, eppure non avevo più paura. Il suo calore si diffondeva attorno a me, facendomi distrarre dal luogo in cui ci trovavamo.
«Che scherzo idiota.» sussurrai.
«È uno scherzo di Xavier per Wren. Ho promesso che non avrei detto niente.» sussurrò il ragazzo che guardava verso l'alto, cercando la figura di Wren tra le assi.
Infatti la ragazza si stava guardando intorno e gridava a gran voce il mio nome. Trattenni il fiato quando ci passò sopra e scese le scale.
«Anche Hebe ha accettato?» chiesi voltandomi verso di lui. Lance era più alto di me il suo mento mi sfiorava la fronte mentre pensavo allo spazio che c'era tra noi. Ovvero nessuno. Eravamo stretti insieme.
«È altrove contro la sua volontà.» mi spiegò.
«Lo so che è opera tua Bellson! Uscire fuori!» gridava intanto la ragazza.
«Mi spiace per lei...»
«Se tutto va bene, entro quest'anno Xavier riuscirà ad avere ciò che vuole.» disse Lance.
«Fate amicizia piuttosto in fretta voi maschi.» dissi divertita. Lance abbassò il volto e le sue labbra sfiorarono la mia fronte.
«Dipende da persona a persona.» bisbigliò il ragazzo.
Sentii un tonfo e capii che la porta principale si era chiusa di colpo. La ragazza strillò.
«Bellson?!» esclamò ancora Wren, ma questa volta il tono della voce era del tutto priva della sua sicurezza.
«Ora arriva il bello.» disse Lance tenendo gli occhi attraverso le fessure del legno. Mi lasciò e mi prese per mano, conducendomi sotto i piedi di Wren. Mi accorsi in quel momento che c'era uno strano macchinario che Lance azionò. Un sibilo sinistro mi fece capire che era era entrato in funzione. Del fumo fuoriuscì da due tubi di scarico e salirono verso l'alto, trapassando le assi.
Vidi Wren guardarsi i piedi e indietreggiare confusa.
«Azoto liquido.» bisbigliò Lance al mio orecchio massaggiandosi il naso.
«Non te l'ho rotto realmente, spero» replicai di rimando.
Lui mi guardò divertito, senza rispondermi.
«Xavier! So che sei tu! E non è divertente!» affermò la ragazza sopra di noi.
«Non è carina? Pensa sempre a lui.» affermai.
In quel momento le porte e le finestre presero ad aprirsi e chiudersi ripetutamente. Una profonda risata rimbombò tra le mura.
«Ma... Come fa?!» bisbigliai stupita.
«Te lo spiego dopo.» disse in fretta il ragazzo stringendo la presa sulle mie dita, come per confermare la sua presenza. Come se temesse che tutto ciò mi terrorizzasse.

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now