Prologo.

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"Svegliati Alexandra, ci siamo!"
Mi sveglió bruscamente mia madre, il suo volto era pieno di entusiasmo.
Per lei poteva essere entusiasmante cambiare radicalmente vita, ma per me non lo era affatto.

Costretta dalle urla della donna scesi dalla macchina e rimasi incantata da ció che vidi: una fantastica villa su due piani in una bellissima zona, suppongo centrica, di Genova.
Anche all'interno era molto carina, mi diressi immediatamente in quella che sarebbe stata la mia futura stanza ed iniziai ad arredarla a mio piacimento, naturalmente con la musica di sottofondo.

Dopo un'oretta terminai il mio faticoso lavoro, e ne rimasi molto soddisfatta.
Improvvisamente squilló il cellulare. Era Federico!

"Ciao amore mio. Milano qui non è più la stessa senza di te.." Mi disse con tono affettuoso. Stavamo insieme da circa cinque mesi e credevo che fosse vero amore quello che provavo, che qualche chilometro di distanza non potesse infrangere. Passai la seguente mezz'ora a parlare con lui quando mi venne voglia di uscire ad esaminare un pó la zona, quindi riattaccai.

Era quasi buio, per questo decisi di non curare particolarmente il mio make up, mi cambiai dai vestiti che avevo addosso con dei blue jeans ed una maglietta nera, afferrai il giacchetto, il mio cellulare, ed uscii di casa.

A quanto pare era un quartiere abbastanza silenzioso, riuscivo a sentire solamente la suola delle mie sneakers battere contro l'asfalto ripetutamente, seguendo un ritmo.
"Non è poi così male qui." Pensai tra me e me. Seppur mi mancava tanto la mia Milano, avevo capito che l'unico modo per sopravvivere sarebbe stato provare a farmi piacere il posto e le persone che ci vivono.

Da lontano vidi una figura alquanto misteriosa avvicinarsi a me, ma magari era solo di passaggio no?
Si faceva sempre più vicina, e di essa riuscii ad identificarne il volto, era un ragazzo. Davvero un bel ragazzo.
Aveva la pelle bianca come una mozzarella ed i capelli scuri, occhi grandi e profondi. Neri.
Aveva una sigaretta in bocca ma a quanto pare era spenta.

Si piazzò davanti a me e mi guardó per due secondi negli occhi senza dire una parola, poi biascicó: "Scusa, mica hai da accendere?"
Probabilmente mi avrà presa come una scema, saró rossa come un peperone!
"Ehm..s-si, ecco, un attimo solo.."
Frugai nervosamente dentro la tasca del mio giacchetto e ne tirai fuori un'accendino completamente nero, glie lo porsi.

Accese la sua sigaretta e mi porse il suo pacchetto, offrendomene una.
Accettai l'offerta e, una volta che mi diede indietro l'accendino, accesi la sigaretta che mi offrì quel gentile sconosciuto.

C'era un silenzio imbarazzante, che veniva riempito dal rumore dei nostri soffi che buttavano fuori il fumo.
D'un tratto mi chiese: "Sei nuova qui vero?-si interruppe per fare un tiro-Non ti ho mai vista prima."
Dopo un attimo di esitazione risposi: "Diciamo che abito qui da circa un paio d'ore, quindi confermo la tua teoria."

"Comunque piacere, Diego."
Mi porse la sua mano. Era ruvida e aveva parecchi anelli sulle dita, mi incantai a guardarli.
"Piacere mio, mi chiamo Alexandra."

Rimanemmo in silenzio finchè uno strano ragazzo dai capelli rosso fuoco si avvicinó a noi.
"Fratee" apparentemente chiamó il ragazzo seduto accanto a me.
Il moro si alzó e si salutarono animatamente.

"E chi è questa dolce bambolina qui?" Chiese il rosso, avvicinandosi e squadrandomi dal basso all'alto. Arrossi, ma mi ricordai che i nomignoli mi facevano letteralmente vomitare, quindi mostrai il mio volto infastidito.

"Ehi ehi, vacci piano. Mi chiamo Alexandra." Dissi con tono visibilmente scocciato.
"Non ti scaldare bambina, che a quello ci penseró io.." Disse ció prendendomi per i fianchi e cercando di avvicinarsi sempre più a me, quasi respirandomi in viso.

Gli diedi una spinta e scrutai lo sguardo di Diego, sembrava infastidito, in qualche modo oltraggiato, ma probabilmente sarà stata solo una mia impressione.
"Gionata, sei visibilmente ubriaco, sarà meglio andare eh, 'bambolino'?" Disse il moro al suo amico con tono canzonatorio, rendendomi giustizia.

"Quanto a te, Alexandra, è stato un piacere conoscerti, e scusa per Gionata." Si fece uscire una risatina.

"Niente, figurati.." Dissi ancora scossa dall'accaduto.
"..Ci si vede allora." E prima che potessi rispondere quel 'Gionata' mi sorpassó: "Esatto Diè, ci si vede bambolina!"

Scoppiammo entrambi in una fragorosa risata e ci salutammo definitivamente.

Casa. //IZIWhere stories live. Discover now