"Perché sono io. Per questo avrebbe dovuto."

Realizzai di star stringendo i pugni, le nocche sbiancate, un'immensa rabbia in corpo.

Socchiusi le palpebre e fra le spire dell'oblio riuscii a calmarmi.

Le riaprii di scatto.

"Dimmi la verità."

"Non è il momento adatto."

"Non ci sarà mai un momento adatto, dopo dieci anni di momenti inadatti" obbiettai a denti stretti.

"D'accordo, vuoi sapere la verità? Perfetto, ma non aspettarti che io abbia la delicatezza che avrebbe Corinne."

"Benché sia impaziente di chiudere questo discorso, immagino che innanzitutto debba aprire i tuoi giovani occhi su alcune questioni. Ebbene, come saprai, o almeno m'illudo te lo abbiano insegnato, il Marchio si tramanda. Dunque tu sei una Marchiata perché lo sono stati i tuoi avi , così come i miei, e quelli di chiunque altro in questo Istituto."

Annuivo automaticamente, anche se in realtà non avevo ricordo di qualcuno che avesse accennato all'argomento in maniera esplicita; lo davo per scontato, come supponevo lo desse per scontato W. L'aria che respiravamo, i discorsi che ci inculcavano lasciavano sottintendere che appartenessimo a un'elìte. Per questo motivo l'idea che la nostra posizione fosse dovuta al sangue non mi sconcertò più di quanto non mi avrebbe sconcertato scoprire che la maggioranza o la totalità dei collegi fosse ben meno rigida dell'Heddem Institute. Esprimere ad alta voce tali considerazioni sarebbe stato sciocco, quasi scontato.

"Affinché il numero di Marchiati rimanga costante, tranne che in eventualità straordinarie, è obbligatorio per qualunque membro della Comunità lasciare un successore."

"E questo cos'ha che vedere con Corinne?"

"Impara ad ascoltare in silenzio." 

"Non avevi detto che non saresti stata delicata?"

"Non lo sarò" assicurò asciutta Beatrice. "I Marchiati non sfuggono alla sterilità. In quel caso, si è chiamati a compiere una decisione: domandare a una famiglia interna alla Comunità di generare, oltre ai due bambini che riceveranno il Marchio in quanto loro successori, un altro Neomarchiato che sopperirà alla propria mancanza o adottare un bambino da mandare direttamente al macello. Atto ignobile, a mio avviso, ma a quanto sembra dai più è ritenuto sintomo di onore e nobiltà d'animo."

Ascoltare Beatrice era come ingoiare schegge di legno.

"Corinne è stata in orfanotrofio" mormorai.

Era accaduto qualche mese dopo il mio arrivo. Corinne era stata rapida nell'introdurre l'argomento, così rapida che mi aveva impedito di reagire. Un accenno colmo di spontaneità, cucito fra parole che allora, nella sua voce, sembravano di maggiore rilievo. E da allora quegli accenni avevano continuato a comparire, di tanto in tanto, finché non avevo assimilato il suo passato tanto da smettere di farvi caso.

Beatrice annuì silenziosamente. "Lo lasciò a otto anni, quando Faraji ne aveva solo tre. È scomparsa come un fantasma per il fratellino. Giunta qui, a Corinne è stato imposto il Marchio, per quanto alla sua età fosse rischioso. Il genitore adottivo, il cui unico interesse era che la bambina frequentasse l'Istituto, non sentì ragioni." Un bagliore di rabbia attraversò lo sguardo mite di Beatrice. "Il Marchio l'ha quasi uccisa."

Quella parola trapassò la mia mente, ago affilato. Il sangue defluì dal mio volto.

"Ti avevo detto che non sarei stata delicata" sentenziò Beatrice. "Corinne è sopravvissuta, ma è stato chiaro fin da subito che per quella bambina fosse già tardi. Il dolore l'aveva già toccata. Lei lo aveva ascoltato, saggiato, e respirato. Introdurla nelle classi regolari sarebbe stato fatale per i bambini, felicemente incastrati nella loro bolla di sapone. È stata isolata, come hanno fatto con te, ma in modo permanente."

BlackvoyantWhere stories live. Discover now