Buon Fottuto Natale.

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2 mesi
6 giorni
E troppe ore ..
Da quando Ian con le lacrime agli occhi, guardò Mickey, il suo amore, il suo migliore amico, la parte più bella di lui, riuscire ad attraversare quel confine ed essere finalmente libero.
Non esisteva un giorno in cui non pensava a lui, gli piaceva immaginarlo in costume da bagno, con i piedi nudi nella sabbia riscaldata dal sole, gli piaceva immaginarlo in riva al mare, che comunque, pensava, non avrebbe avuto un blu più bello dei suoi occhi. E sorrideva, sorrideva perché nonostante tutto, il suo miglior sorriso l'aveva sempre concesso soltanto a lui.
La sua vita continuava ad andare, e le ore scorrevano in quella solita routine, che gli andava stretta, ma che aveva scelto, e non poteva rinnegare, non più.
Stava bene. Era felice. Anche se ogni volta che pensava alla felicità, solo un nome gli saltava in testa, e allora pensava proprio di aver fatto il più grande e grosso fottuto errore della sua intera vita. E di errori ne aveva fatti parecchi. Mickey però, Mickey non rientrava di certo in quel mucchio, quel dannato ragazzo, sboccato, impertinente, generoso, bellissimo ragazzo, che gli aveva rubato il cuore a 15 anni, lui era decisamente l'unica cazzo di cosa che​ non avrebbe catalogato come errore.
Come poteva essere stato cosi stupido da credere di poter andare avanti?
"Non sono più quella persona"
Ed era vero, non era più il ragazzino insicuro e impaurito di una volta, aveva imparato a prendersi cura di stesso, aveva trovato una via d'uscita da quella malattia che tanto odia, ed era la realizzazione del motivo per cui la odiava tanto, che lo faceva essere incredibilmente incazzato. Non era perché c'erano giorni in cui si sentiva peggio di altri, non era perché era costretto a prendere tutti i giorni quelle dannate medicine, si era abituato a quello ormai, no, era perché, per colpa sua, aveva perso l'unica persona al mondo che avrebbe mai potuto amare, l'unico che lo avrebbe mai amato incondizionatamente, perché, in fin dei conti, tutto lo schifo iniziò proprio da lì. E allora la malediceva, malediceva il suo dna di merda, e malediceva se stesso, per non essere stato abbastanza forte per restare, quando Mickey era qui, e per non esserlo stato abbastanza per attraversare quel confine insieme all'amore della sua vita.
C'erano dei momenti, come adesso, in cui si ritrovava seduto sui gradini del portico della sua casa, con il naso all'insù, a guardare le stelle, spazzava via qualche lacrima che lo tradiva, e poi sorrideva, al pensiero che alla fine, quelle stelle insieme le avevano guardate davvero.
E magari Mickey lo avrebbe deriso, per essere così ("Gesù cristo Ian non fare il frocio") morbido. O forse lo avrebbe semplicemente zittito baciandolo, quei baci incredibilmente pieni di loro.
Quella notte, il cielo profumava di neve
e poteva sentire le risate dei suoi fratelli echeggiare dietro di lui, oltre la porta chiusa, poche ore e sarebbe stato Natale, e lui avrebbe voluto solo sentire la risata di Mickey, quella che gli faceva gonfiare il cuore ogni volta che la udiva, quella che probabilmente, non avrebbe potuto sentire mai più.
E cosa importa quindi del Natale, se non puoi trascorrerlo a casa?
Cosa importa dei regali sotto l'albero e della cioccolata calda, quando non puoi stringerti sul divano, sepolto sotto una coperta con la persona più importante?

"Ei Ian" È la voce di suo fratello Lip a farlo tornare a terra
"Ei che ci fai qua fuori? Cristo si gela"
"Penso"
"Monica?"
Cazzo, Monica, sua madre, due mesi fa aveva perso anche lei, non che l'abbia mai avuta davvero, e quando c'era faceva per lo più casini, lui lo sapeva bene.
Sapeva che si sarebbe dovuto sentire triste per la sua morte, infondo era sempre sua madre, ma no, il vuoto che aveva dentro certamente non portava il nome di Monica.
"Monica non c'entra un cazzo"
"Trevor? Ti manca?"
E senza nemmeno rendersene conto una risatina sgorgò dalla sua gola, come può mancarti qualcuno con cui hai solo condiviso il letto qualche volta?
Voleva bene a Trevor, si, era stato una compagnia piacevole, un buon amico anche, era per questo, e per se stesso che decise di essere sincero con lui, completamente sincero, era tornato a bussare alla sua porta qualche giorno dopo il funerale e gli disse tutto.
Che non poteva stare con lui, ne con nessun altro, che forse un giorno sarebbe tornato ad amare qualcuno, ma quel qualcuno, avrebbe fatto i conti con il fatto che non sarà mai in grado di amarlo quanto amava, ama e sempre amerà Mickey Milkovich. Semplice e conciso.
Non entrò nei dettagli, non gli disse che stava morendo dentro al pensiero di non essere più in grado di toccarlo, baciarlo, stringerlo, di non poter più sentire quell'odore che era semplicemente Mickey sotto il suo naso, di quanto grande immenso e incasinato e sfortunato, e maledettamente bello sia quello che li lega da sempre.
No. Quelle sono cose troppo preziose da esporre al giudizio del mondo. Sono solo sue, e di Mickey.
E Trevor l'aveva presa più o meno bene, era probabilmente chiaro ad entrambi che non si sarebbero mai potuti amare nel senso sentimentale del termine.
Dopodiché lo aveva visto giusto qualche volta, ci aveva scambiato due parole amichevolmente, ma niente di più.

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⏰ Last updated: Dec 24, 2016 ⏰

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