2. Frutto proibito

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"Attenta, basta poco
e si diventa come loro."
Le dissi.
"Omologati?"
"Insignificanti."

~Lorenzo M. Crisci

▶️The Loneliest Girl


Il Weekend era oramai alle porte e mi accorsi solamente quel giovedì mattina, di come il tempo si fosse sfumato davanti ai miei occhi senza nemmeno accorgermene.

L'indomani, Venerdì, si sarebbe tenuta una festa alla confraternita dei giocatori di Basket come benvenuto alle nuove matricole di quest'anno. Ma la sottoscritta avrebbe passato la serata indossando un pigiama a pois, con un sacchetto pieno di dolciumi e salatini, rinchiusa nella Biblioteca scolastica. Dovevo solo trovare il modo di arrivarci. Avrei sicuramente chiesto delle indicazioni a Kara, perché essendo al secondo anno, conosceva molto bene l'edificio a differenza mia.

Era indubbiamente contrariata alla mia scelta di non andarci, ma non potevo fare un granché al riguardo, non ero mai stata una ragazza che amava particolarmente le feste. L'alcool e la sola idea di muovere i fianchi a ritmo di musica, mi spaventavano a morte. Quello non era il mio posto.

"Ti divertirai tantissimo, Eisel, credimi." Continuò ad insistere per quella che doveva essere la millesima volta in quella giornata, era da quando lo aveva saputo la sera precedente - grazie ad una telefonata di una compagna di corso - che non mi aveva lasciata dato un sol secondo di tregua.

"Sai benissimo quale sia il mio modo di divertirmi." Mormorai intenta a camminare fra i corridoi della Columbia, con lei alle calcagna.

"Certo, perché passare il venerdì sera davanti ad un libro a mangiare schifezze, ti sembra il modo di divertirsi?" Iniziò a lamentarsi, dichiarando che il mio modo di vivere e il suo manuale di divertimento, erano due questioni universalmente contrastanti.

Mi sistemai gli occhiali con la montatura nera e quadrata sul naso. E dopo aver passato una mano sui capelli corti, la fissai. "Kara, ascoltami, a me piace stare da sola. Adoro leggere i libri e amo il silenzio. Questa sono io e mi vado bene così. Tu sei il mio completo opposto e questo ci diversifica, ma non ti ho mai giudicato per il modo che hai di divertirti, perché rispetto le tue scelte." Attestai con tono calmo. "Non verrò alla confraternita, non parteciperò alla festa, quello non è un posto per me. Ma puoi sempre andarci tu e mi raccomando, divertiti anche per me." Aggiunsi distogliendo la vista dai suoi occhi, affrettando il passo per non arrivare in ritardo alla lezione di Letteratura.

Con il metodo dei quarantacinque minuti di anticipo alla sveglia, non avevo avuto altri problemi per arrivare ai corsi mattutini. Pensai continuando a camminare, nonostante la mia mente fosse rimasta a Kara. Odiavo quando si creava quella fastidiosa tensione fra noi due, ma volevo soltanto farle capire per una volta, che la sottoscritta, non sarebbe mai stata uguale a lei. Non mi sarei mai presentata ad una festa, nonostante mi fossi già cimentata a fine serata ad alcune feste a San Diego, solo per riportare mio fratello a casa schifosamente ubriaco dopo la rottura con la sua ex. A me piaceva rimanere da sola, non avevo amici - forse alcuni nella mia città Natale - ma non qui, e non avevo né la voglia e ne il coraggio di farmene dei nuovi. Kara era un eccezione, essendo la mia coinquilina e compagna di Università non potevo non rivolgerle parola, ma a parte lei pensavo di andar avanti per la mia. Se mi fossi fatta degli amici, mi sarei presa il mio tempo. Avevo ancora molte occasioni davanti a me, avrei fatto a modo mio, con i miei passi.

Probabilmente era questo il motivo per cui tendevo a starmene per i fatti miei, isolandomi dalle altre persone.

Ero troppo piccola, per un mondo così grande.

Il ragazzo della 113 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora