2

56 4 0
                                    

Mi sciacquo i capelli e il vapore che ha appannato anche il vetro mi soffoca. Nemmeno l'acqua riesce più a calmarmi. Sono tutta un fremito. Che cosa metterò? Forse sarebbe meglio non andare...
Ma perché devo fare l'asociale? Ci andrò!
Il mio cervello non mi lascia pace. Esco dalla doccia e mi avvolgo nell'asciugamano. Come al solito dal salone non proviene alcun rumore. In questa casa ci sono solo io. Avendo vissuto per 17 anni in una casa con due fratelli fracassoni, una madre strillatrice e un padre che (come me) ama la musica a palla... ero abituata a non sentirmi mai sola. Mi metto un po' di crema per il corpo e, dopo aver infilato l'intimo, apro l'armadio in cerca di qualcosa di carino da mettere. Questo no... questo è orrendo... pff! Questo fa pietà! Questo è troppo stretto, questo è troppo scuro, questo è troppo elegante, questo è troppo largo...
Non riesco mai a trovare una cosa adatta. Opto per un pantalone a vita alta di pelle nero, e un top bianco. Infilo dei tacchi anch'essi neri e mi asciugo i capelli. Non mi piace truccarmi troppo, anzi non lo faccio quasi mai. Metto un po' di matita e mascara, burro cacao e, dopo aver preso la borsa e le chiavi di casa, esco. Alle volte è appagante avere una casa, una macchina e sentirsi indipendenti. Ci sarebbe bisogno solo di una persona al tuo fianco.
Il mio subconscio a volte è importuno, e la mia mente, quando si abbandona alle sue idee, finisce per seguirlo e pensare cose indicibili per me. Non ho voglia di 'innamorarmi' di una persona e poi dover soffrire e piangere e cadere in depressione. Non fa per me. Questa gente è cattiva, e non voglio farmi spezzare.
Mentre il mio cervello vaga, preda di questi pensieri, ho già raggiunto la mia Smart, ho avviato il motore e sto andando a quella confraternita. Appena torno con la mente sulla Terra, mi accorgo che sto in rosso. Ho completamente dimenticato di fare benzina negli ultimi due giorni! Mi fermo al primo benzinaio che trovo per la strada e faccio il pieno. Così posso stare tranquilla per un po'.
Mi perdo ancora nei miei pensieri mentre guido, e mi risveglia solo la musica forte che proviene dall'enorme villa che ospita la confraternita.
Parcheggio la mia Smart e scendo, incamminandomi sul prato verde coperto di spazzatura. Non mi è mai piaciuta la confusione, mi manda in bestia. Non riesco a concentrarmi. Ma mi piace bere, quindi non mi serve concentrazione. Varco la soglia e vedo un sacco di ragazzi che bevono e si divertono. Inizia la festa!
Il ticchettio dei miei tacchi mi piace, mi fa camminare a testa alta. Mi avvicino al bancone dove si trovano moltissimi tipi di alcolici e subito mi rallegro a quella vista. Mi piace divertirmi, ma tengo così bene l'alcol che non mi ubriaco quasi mai. Mi dà fastidio, poi, avere la mente appannata e non riuscire a ricordarmi le cose la mattina dopo. Sono una maniaca del controllo.
Mi verso della vodka alla pesca e mi guardo intorno. Tutto ad un tratto vedo alcuni ragazzi che giocano a birra pong. Subito mi avvicino. Sono proprio un mito a questo gioco.
«Cercate un giocatore?» mi avvicino.
«No bellezza, qui solo professionisti. Voi donne andate a pettinarvi i capelli e... a fare quello che fate sempre.» dice un ragazzo moro concentrandosi sulla pallina che sta per lanciare.
Non sono abbastanza brilla per mettermi a litigare, quindi non ribatto e con un sorriso impertinente lo guardo. Faccio un'alzata di spalle e continuo il mio giro di perlustrazione.
Cammino in mezzo a ragazzi che si baciano e altri che, ubriachi, si strascicano per la casa. Mi sto annoiando, e dopo aver rischiato di inciampare in un ragazzo addormentato per terra, mi accorgo che proprio davanti ai miei occhi cinque o sei ragazzi stanno giocando a chi beve più bicchieri di birra. Pan per i miei denti! Mi avvicino innocentemente, e domando ancora se cercano un valido avversario. Quando la risposta è negativa mi arrabbio, e do una fiancata ad un ragazzo che stava giocando, prendendo il suo posto. Ora si gioca duro. Inizio a ingurgitare bicchieri e bicchieri di birra sotto gli occhi stupefatti di tutti. Non mi lascio impressionare e quando anche l'ultimo ragazzo si arrende, mi gira un po' la testa. Forse ho un po' esagerato... ma la foga mi ha preso... e poi non mi piace perdere! È venerdì, domani potrò dormire quanto voglio e non ci sarà motivo di-...
Il flusso di pensieri è la goccia che fa traboccare il vaso e, dopo aver sorriso davanti a tutti e finto di stare bene, mi incammino a passo veloce verso un bagno. Purtroppo non riesco a trovarlo. Un conato sta per salirmi in gola e mi devo sbrigare, non posso farmi vedere in questo stato. Sento delle voci, e quando vedo un ragazzo molto alto e una bionda ossigenata uscire da una porta mi fiondo subito lì dentro spingendo la ragazza. Grazie al cielo trovo subito il gabinetto e mi piego, vomitando anche l'anima. Mi accorgo felicemente di aver chiuso la porta, e dopo essermi data una sistemata esco dal bagno. Vedi? A fare la fenomena poi ci rimetti! Si intromette il mio subconscio. Ma so che ha ragione. Torno al banco dei liquori, dal quale sono uscita vincitrice, e un bel ragazzo biondo mi si avvicina.
«Complimenti! Hai vinto questi!» dice allungandomi un pezzo da cinquanta dollari.
«Non sono io quella forte, siete voi che siete scarsi!» rido prendendo i soldi.
«Io sono Dylan.» si presenta dolcemente.
«Si, si. Io sono Aurora.» dico liquidandolo.
«Perdona la mia maleducazione, Dylan, ma devo proprio scappare.» continuo. Il mio cellulare sta squillando, Josh mi chiama. Non posso non rispondere al mio fratellone.
«Ci vediamo domani a scuola?» continua.
«Buona serata!» grido allontanandomi.
So che domani mi sarò già dimenticata di Dylan.
***
Secondo capitolo! Commentate e fatemi sapere, miei cari lettori.
Xx
-Shady™

Inside My Heart Where stories live. Discover now