Capitolo Primo

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Se c'è una cosa che si impara vivendo è che ci sono persone e persone con la P maiuscola. Individui straordinari che fanno sembrare importanti e magici anche i momenti più stupidi e ordinari. Niall James era così: era in grado di risollevare il morale persino alla Gioconda di Da Vinci, se solo ne avesse avuta l'opportunità.
I suoi coetanei lo descrivevano come uno spirito libero pronto ad affrontare le più strambe avventure che la vita gli riservava; un ragazzo in gamba e pieno di risorse. Insomma, un vero uomo da sposare. Tra i corridoi del college si mormorava che fosse un ragazzo di basso borgo, proveniente da una famiglia numerosa, e che lavorasse presso una tavola calda, ogni weekend, come cameriere per pagarsi gli studi. Un tipo sorridente, senza pregiudizi e aspettative.
A Niall, eccetto i soldi, non mancava proprio niente: era amato dalla maggiorparte degli studenti della scuola, ottimi voti nelle materie scelte, numerosi amici, capitano della squadra di football e rappresentante degli studenti da ben due anni. Cosa si può desiderare di più?
Era appena cominciato l'anno scolastico e il college era pieno di ragazzi con troppe valige e zaini in spalla, genitori preoccupati e tristi di lasciate i propri figli al dormitorio e confusione, tanta confusione. E Niall, nella confusione, ci era nato. Portava in spalla il suo borsone grigio contenente i libri di scuola e alcuni vestiti o scarpe che non era riuscito a far entrare nei due trolley neri che trasportava a mano. Lui e la sua famiglia si fermarono sul marciapiede, all'entrata del campus, per salutarsi ed augurarsi di rivedersi al più presto.
"Stai attento, non bere troppo e tieniti fuori dai pasticci." Lo avvertì Maura, sua madre: una donna non molto alta e di una certa età, bionda e dai piccoli occhi azzurri come quelli dei suoi cinque e bellissimi figli. "Si mamma, non preoccuparti. Me la so cavare, ricordi?" Sorrise lui tirandola in un abbraccio e baciandole la tempia; si girò poi verso i fratelli minori. "Non combinate guai mentre sono qui e, soprattutto, non fate scherzi senza di me." Rise abbracciando anche loro tre: McKenzie, sua sorella, aveva quindici anni appena compiuti, lunghi capelli castani e occhi azzurri con delle piccole lentiggini sul naso e le guance; poi c'era il sedicenne Peter dagli occhi azzurri e i capelli biondi tinti come il fratello, insomma, la fotocopia di Niall; infine, la piccola Jamie di cinque anni, l'ultima arrivata. Capelli biondo cenere legati in una treccia e due pozze azzurre in mezzo al viso. La famiglia Horan possedeva un certo fascino e tutta la contea di Westmeath ne era a conoscenza, se non l'intera cittadina di Mullingar. "Certo Nì, sta' tranquillo." Gli diede il pugno Peter, ridendo e facendo un cenno con il capo. "E tu Mack, stai alla larga dai ragazzi" disse serio Niall abbracciandola e lei alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. "Nì, non andare via" si aggrappó alla sua gamba Jamie, e lui sorrise sfoderando la sua dentatura perfetta che aveva raggiunto dopo anni interi di apparecchio ai denti, per poi prenderla in braccio. "Ci vediamo presto, promesso" le diede un bacio sulla guancia, "E giocheremo con le bambole?" Chiese speranzosa la bimba, guardandolo negli occhi blu. "Certo, piccola".
Diede un ultimo saluto a tutti e poi si voltò verso il campus quando suo padre, un uomo dolce e dal cuore grande, gli urlò "Dimenticavo! Non mettere incinta nessuna ragazza, Niall" e lui rise soffocando un "Non preoccuparti. Oh, e salutami Greg".
Avanzò verso l'entrata per raggiungere la segreteria, dove una lunga fila di studenti stava aspettando il proprio turno per ritirare la chiave della stanza a loro assegnata. Si mise in fila dietro ad una ragazza bassa e magrolina, corti capelli ramati e con troppe valige al suo fianco; dedusse subito che fosse nuova. Gli alunni che già frequentavano la scuola, infatti, potevano lasciare la maggiorparte della loro roba al dormitorio, così, l'anno successivo avrebbero trovato gran parte della camera pronta. Niall, come al solito, aveva portato solamente i vestiti con sé e le cose essenziali.
Dopo un buon quarto d'ora passato a controllare i messaggi sul suo telefono e a parlare con qualche amico, fu finalmente il suo turno. Mary, la signora che lavorava alla segreteria, ormai conosceva Niall e lo trattava come un figlio sin dal primo anno. "Tesoro, bentornato!" Lo salutò la donna, dandogli due baci, uno per guancia per esattezza, per poi riaccomodarsi sulla sedia girevole blu posta dietro la scrivania. "Mary! Come sono andate le vacanze? E suo marito come sta? Le è servito il rimedio di mia madre per il mal di pancia da dolci?" Sorrise Niall, firmando nello spazio vuoto accanto al suo nome stampato su un foglio dov'erano scritti i nomi degli studenti. "Oh si! Ringraziala da parte mia, ora il suo stomaco sta decisamente meglio!"
Mary era una donna molto dolce, sulla sessantina: capelli grigi legati in una crocchia ordinata e fermata da forcine a con fiori, occhi castani e un vestito, a fiori anch'esso, a coprirle il busto. "Bene, ne sono felice. Ora vado, la passerò a trovare" la salutò Niall dirigendosi verso i dormitori.
Non appena entrò nel dormitorio maschile, un odore di pulito invase le sue narici e lui ne approfittò; da un momento all'altro sarebbe diventato un mistro tra sudore e dopobarba. Conosceva la strada alla perfezione, salutò qualche amico con il capo e arrivò a destinazione: la stanza numero 213, la sua stanza. Entrò buttandosi subito sul letto e si guardò attorno; le foto con i suoi amici e la sua famiglia attaccate al muro, le matite sulla scrivania, la sveglia sul comodino, era tutto lì come lo aveva lasciato l'anno precedente. Guardò il soffitto per un po', dopodiché si alzò e cominciò a spreparare le valige. Mise dei vestiti nei cassetti e altri li appese con degli attaccapanni nel grande armadio al fondo della camera, cambiò le lenzuola e mise il piumino grigio scuro che teneva piegato nel suo armadio. Sistemò i libri e i suoi numerosi cd sugli scaffali, mise il suo computer portatile sulla scrivania e si guardò attorno, di nuovo. Era felice di essere tornato.
Decise poi, di andare a cercare i suoi amici e, chiudendosi la porta alle spalle con le chiavi, si incamminò verso il bar del campus, sicuro di trovarli lì per una birra. E così fu.
Louis, Liam, Zayn e gli altri compagni di squadra erano seduti al loro solito tavolo a sorseggiare una birra, la loro preferita. Non appena li vide, aumentò il passo e in poco tempo fu travolto da abbracci e pacche sulla schiena. "È arrivato il capitano, finalmente! Ci sei mancato." Esultò Louis, il suo migliore amico, dandogli una pacca sulla schiena e invitandolo a sedersi con loro, lui rise prendendo posto. "Oh andiamo Louis, ci saranno le selezioni anche quest'anno e tu potresti soffiarmi il posto. Smettila di fare il ruffiano." Continuò a ridere, scatenando le risate di tutti gli altri ragazzi. "Ci ho provato" si difese il moro, ordinando una birra per il suo caro amico irlandese.
Parlarono del più e del meno, fino ad arrivare all'argomento "ragazze". Tasto dolente, specialmente per Mike, un compagno di squadra di Niall, dai capelli corti e scuri che aveva appena annunciato di essersi lasciato con la sua ragazza, Josie, una che frequentava un'anno indietro a loro. "E tu, Niall? Non ci vuoi nemmeno provare con quella bomba di Sasha? Ti sbava dietro da un anno e poi hai visto il sul culo?" Esultò Louis e tutti concordarono "No, ragazzi non se ne parla. Avete visto alla festa di Zack lo scorso anno? È andata a letto con tre ragazzi in una serata, assurdo." Scosse la testa schifato. "Ecco perché il mio letto era completamente sporco!" si grattò la nuca proprio Zack. Lui, insieme ad altri ragazzi viveva nella confraternita: una casa poco distante dal campus per quelli che non vogliono prendere una stanza nel dormitorio.
"Beh Niall, dovrai pur trovarti una ragazza quest'anno. Ce ne sarà qualcuna degna della tua attenzione" scherzò Liam dandogli una gomitata. "Gesù ragazzi, smettetela!" Alzò le mani al cielo il biondo per poi coprirsi le orecchie, non voleva sentire altre stronzate.
"Oliver, finalmente. Ti ho cercato per tutto il campus, accidenti. Dov'eri finito?" Una voce dolce e affaticata arrivò dritta nelle orecchie di tutti i ragazzi e il loro sguardo cadde su di lei. Una ragazza non troppo alta, con le forme al punto giusto. Lunghi capelli neri ed ondulati e due occhi verdi e contornati da del mascara passato più volte. Lentiggini su naso e guance proprio come McKenzie e labbra rosa e piene. Teneva sulla spalla sinistra una borsa piena di libri e fogli, mentre sul viso un'espressione indecifrabile. "Sorellina, scusa. Ero andato a cercare i ragazzi, che c'é?" disse Oliver, avvicinandosi a lei. La ragazza si sistemò un ciuffo dietro all'orecchio prima di guardare i compagni di squadra del fratello maggiore, soffermandosi su ognuno di loro, evitando la sua domanda. "Oliver! Sapevamo avessi una sorella ma non avevi detto che fosse così bella." Zayn ammiccò e lei alzò gli occhi al cielo, girandosi verso il fratello che decise di presentarla al suo gruppo "Lei è Dallas, mia sorella. Loro sono Louis, Zayn, Liam, Mike, Zack..." Cominciò indicandoli uno per uno "E lui è Niall, il capitano" concluse indicando il biondo che la fissava dritto negli occhi.
"Niall? Che razza di nome é?" Sorrise Dallas, guardandolo. Non voleva prenderlo in giro, semplicemente lo trovava carino. "È irlandese. E il tuo invece? Dallas come la città." Rispose Niall, ricambiando lo sguardo; sembrava irritato. "È originale." Si difese lei, cambiando totalmente espressione in volto.
"Bene bene, non litigate" si mise in mezzo Oliver, prendendo per mano la sorella e facendola girare verso di lui "Hai ragione. Beh, nostra madre vuole salutarti, ti conviene muovere quel culo flaccido e raggiungerla prima che le venga un attacco isterico davanti a tutto il college." Disse la mora e i ragazzi risero, la trovavano simpatica e stramba. "Culo flaccido ci mancava, Oliver" lo presero in giro Nathan e Josh, altri due compagni, portandosi le mani alla pancia per le troppe risate. "Molto divertente ragazzi e grazie sorellina" sbuffò lui per poi continuare "Torno subito". E sparì dopo aver lasciato un bacio sulla fronte di Dallas, rimasta insieme alla squadra di football.
"Allora Dallas, sei nuova? Non ti abbiamo mai vista qui." Cominciò Louis, sempre il solito curioso. "Ho lasciato il mio vecchio college per venire qui da Oliver." Rispose lei, tagliando corto e girandosi subito verso il biondo. Lo guardò, passò i suoi occhi verdi su tutto il suo corpo e Niall si sentì bruciare sotto il suo sguardo. Lui indossava una tshirt nera dello stesso colore dei jeans estremamente stretti e strappati sulle ginocchia, dove lei potè notare una cicatrice rossastra proprio sul ginocchio sinistro. Si domandò il perché.
Il nero risaltava i suoi capelli biondi tinti, che lei aveva riconosciuto, fatti crescere e gli occhi azzurri, intensi. Ai piedi, delle vans consumate munite di calzini; anch'essi di colore nero. Per Dallas, lui era assolutamente affascinante e bizzarro. Non che le piacesse, ma non si poteva negare che Niall fosse davvero un bel ragazzo.
Niall, fece lo stesso con lei. La fissò per un bel po' in silenzio, mentre gli altri stavano parlando delle selezioni che ci sarebbero state la settimana successiva. Nessuno prestava attenzione a quei due, erano tutti troppo emozionati per l'evento. Portava una felpa grigia col cappuccio, il logo del college stampato in blu proprio al centro; i jeans neri, stretti e strappati proprio come i suoi, fasciavano le sue gambe snelle divinamente, accentuando le sue curve. Gli piacevano particolarmente i capelli di lei: erano scuri, neri come la pece con alcune ciocche lisce ed altre ondulate, in contrasto con gli occhi chiari e color dei prati d'Irlanda. E poi le lentiggini, quelle che gli ricordavano la sua sorellina, le donavano un tocco in più. Anche Niall la reputava una bella ragazza, così come tutti gli altri che li circondavano e che, di sicuro, non vedevano l'ora di provarci con lei.
"Hai capito, Niall?" la voce di Liam lo riportò con i piedi per terra e si voltò verso il gruppi di amici, mormorando un "Cosa?".
Dallas ridacchiò e lui non potè fare a meno di guardarla un'altra volta, mentre se la rideva per la sua poca attenzione. "Stavamo dicendo che il coach vuole vederci domani in palestra per annunciarci i cambiamenti di quest'anno sulle selezioni. Ci sarai, vero?" Continuò Zack e lui annuì "Assolutamente".
In poco tempo, Oliver tornò al tavolo, scusandosi ancora e non perse l'occasione di chiederle cosa ne pensava dei suoi cari amici. Teneva molto al suo parere e lo stesso era per lei. "Allora sorellina? Come ti sembrano i ragazzi?" Parlò e subito tutta la squadra posò l'attenzione sulla ragazza, di nuovo. "Sembrano simpatici." Fece spallucce per poi continuare "Ora è meglio che vada a cercare la mia stanza e raccattare le mie valige, ci si vede in giro ragazzi. Ciao culo flaccido." E sparì tra la folla dopo aver lasciato un bacio sulla guancia del fratello e scatenando le risate di tutti, ancora una volta. Sembrava un via vai di sguardi e risate con lei, cosa che non dispiaceva a nessuno in quella stanza.
"Da amico, Oliver, devo informarti che il signorino qui al mio fianco" disse Louis, indicando Niall "e la tua cara sorellina, si stavano praticamente mangiando con gli occhi." Sputò il rospo il moro dagli occhi azzurri. Louis, quando voleva, sapeva essere davvero irritante e dispettoso. Questa ne era la prova.
"Non é affatto vero, Tomlinson." Si difese Niall, pur sapendo di non poter competere con la bocca larga di Louis. Ammetteva di averla guardata per un po' ma lui lo faceva con tutti, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Era un suo rito: ogni qualvolta ne aveva l'occasione, guardava i minimi dettagli di ogni persona, così da esser certo di non scordarsi niente. "Beh Tommo, sono felice che mia sorella stesse mangiando Niall e non te. Lui è un ragazzo apposto, al contrario tuo." Rise Oliver dandogli una spinta per prenderlo in giro.

Caonach Glas.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora