CAPITOLO 31

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Mark trae un profondo respiro e poi, quasi senza inalare ossigeno, inizia a raccontare la mia vita. Non tralascia nessun dettaglio, ne sono assolutamente certa. Lo vedo dall'espressione aggrottata del suo viso, sta facendo uno sforzo per dirmi tutto quanto. Lo apprezzo davvero.
Mi racconta della prima volta che mi ha incontrato, a scuola, durante l'esame di terza media, del nostro allenamento pre-trasformazione, dell'incidente con William.
E così, per colpa del gemello figo di Mark, sono finita in coma. Adesso, con l'aiuto della mia famiglia e di Mark, sono riuscita a recuperare i ricordi, solo che mi sembra di non averli vissuti in prima persona. Sento come se avessi guardato da una vetrina, una mia sosia fare la mia vita. Che strana sensazione.
Non volevo ancora che i ricordi mi inondassero completamente e che la tristezza mi invadesse, così ho chiesto a Mark se voleva rimanere a tenermi compagnia e lui ha accettato, del resto l'ho praticamente supplicato. Mi sento vulnerabile e ho bisogno di un amico che mi stia accanto. Voglio sentire da una voce conosciuta ciò che è la cruda realtà e non quello che si può sperare che accada in un futuro. Quando ho avuto bisogno Mark mi ha abbracciato, aspettando che le lacrime smettessero di sgorgare dai miei occhi. Alla fine mi sentivo così esausta, che finii per addormentarmi sul letto. Poco dopo sentii una carezza sul viso, ma probabilmente la mia mente mi stava giocando brutti scherzi.
Mi sveglio quando un piccolo bagliore entra dalla finestra e mi colpisce in faccia. Mi strofino leggermente gli occhi e alzo la schiena dal letto, rimanendo seduta. Guardo attorno a me e vedo appoggiato al comodino un piccolo bigliettino ripiegato su se stesso. Lo afferro e lo apro delicatamente per non romperlo. 'È la scrittura di Mark' penso tra me e me.
Cara Emy,
Sono contento di averti visto ieri. Eri bella come al solito, forse anche di più. Spero di averti chiarito un po' le idee sul tuo passato. Se non fosse così, ti passo a prendere sta mattina a mezzogiorno quando ti sarai svegliata. Mettiti qualcosa di comodo perché faremo un po' di movimento e poi ti porto fuori.
                                        Mark

PS: É un appuntamento. Tu e la tua anima siete ancora lì. Devi solo scovarla dentro di te. Io sono qui per sostenerti e aiutarti.

Mancano pochi minuti a mezzogiorno, quindi ho poco tempo per prepararmi. La scelta risulta molto facile: jeans e una maglietta con su scritto "Sono qui, accendete la luce. Abbastanza ironico non trovate? Nei miei pensieri si fa strada il suono del campanello che rintrona in tutta la casa. Mi precipito giù dalle scale e, senza guardare dallo spioncino, spalanco la porta.

Ed eccolo lì. Mark in tutta la sua imponenza. Mi prendo un momento per passare al centimetro il suo corpo. Mi sembra ancora più muscoloso di ieri, anche se non credo sia possibile giusto?
"Mi fai entrare o no?"- chiede Mark rabbrividendo sotto il mio sguardo.
Io gli rispondo imbarazzata -"Oh, si. Scusami". Abbasso gli occhi verso il pavimento, come il servo fa con il suo padrone.
"Tutto bene Emy?" - domanda mentre si siede sul divano.
"Con rispetto a cosa?"- gli rispondo bruscamente. Sarà per l'imbarazzo o per il fatto che mi ha mollata li ieri sera, ma la arrabbiatura mi è salita proprio dall'anima. Ci vuole poco tempo prima che mi scivoli addosso la rabbia e ritorni calma, quindi probabilmente Mark rimarrà integro.
Mi rivolge un sorriso dolce e un calore diverso da quello precedente inizia ad irradiarsi dentro di me.
"Era un discorso in generale. Hai avuto una notte per riflettere su tutto quello di cui abbiamo parlato e volevo sapere come ti sentivi"
Quando Mark lascia trasparire la sua preoccupazione per me, le sue guance si tingono di rosso. È ancora più bello.
"Io sto bene fisicamente. Non si può dire lo stesso della mente: ho ancora una grande confusione in testa ed è difficile riordinare tutto quello che hai detto, anche se hai raccontato tutto puntigliosamente e cronologicamente. E di questo ti ringrazio molto"
"In fondo è un po' colpa mia, perciò è il minimo che posso fare per te"
Si dà la colpa di quello che è successo. Non posso permetterglielo. Il suo pazzo fratello gemello è stato la causa di tutto. Appena iniziato l'addestramento andava tutto a gonfie vele, poi le cose sono velocemente precipitate.
Le parole non servono a molto per fargli capire il mio stargli vicino e il fatto che io non lo incolpo di nulla, così decido di fare una cosa un po' avventata. Mi siedo sulle sue gambe senza guardarlo negli occhi, poi infine alzo lo sguardo e ... lo bacio.

Esiste il vero amore ?Where stories live. Discover now