Capitolo 1

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La foresta era immensa, Catherine e James stavano camminando da giorni ormai. Il sudore aveva impregnato ogni centimetro di stoffa che portavano addosso, era diventato una seconda pelle; le provviste iniziavano a scarseggiare, e avrebbero tanto voluto poter dire lo stesso dell'acqua, la quale purtroppo era già finita.

Nulla avrebbe potuto fermarli, quella era la spedizione della loro carriera da archeologi, solo loro avevano scoperto quel luogo, nel profondo della Foresta Amazzonica, e non potevano giocarsi anche quel primato. Avevano passato mesi, anni, a decifrare antichi simboli, lasciati dalle civiltà locali che avevano vissuto millenni addietro. Avevano studiato la loro cultura, le loro abitudini, il loro stile di vita, la gerarchia che vigeva all'interno delle tribù, e quali erano le comunità più fiorenti e importanti. Avevano studiato, fatto ricerche e scoperte sul loro credo, le loro divinità. E i loro demoni.

Avevano deciso di partire per quelle stesse ricerche circa due anni dopo aver conseguito la laurea. Ci era voluto coraggio per lasciare tutto, ma ancora più coraggio per non tornare e portare avanti quel progetto. Sapevano di aver intrapreso la strada giusta, era territorio inesplorato, e la ricerca di fama, ma soprattutto la voglia e la soddisfazione di scoprire un mondo nuovo, dare una svolta alla concezione del mondo moderno, portando alla luce fatti e culture ormai perdute li aveva spinti ad intraprendere quel cammino.

I libri con i quali erano venuti a contatto durante il periodo universitario erano così poco ricchi di informazioni su questa popolazione, i Montreaux. La ricerca cominciò molto presto, saccheggiando libri dalle biblioteche e dividendoseli per cercare di raccogliere più dettagli possibili. Avevano chiesto incontri ai più famosi, ma anche ai più modesti archeologi e storici che sembravano aver avuto un minimo contatto con quella popolazione. Talvolta raccolsero un semplice rifiuto, lasciando l'amaro in bocca, altre volte i colloqui davanti ad una tazza di caffè li avevano affascinati aggiungendo un tassello a quel misterioso puzzle, altre volte ancora si erano rivelati desolanti perdite di tempo.

Dopo cinque lunghi anni avevano deciso di partire, sperimentare dall'altra parte del mondo per scoprire. La scoperta era il loro obiettivo.

La svolta decisiva aveva coinvolto un loro anziano e rinomato professore della facoltà di Harvard, il professore, colui che li aveva ispirati e spronati in ogni loro idea, spingendoli ad addentrarsi sempre di più nella ricerca, facendo in modo che non si fermassero all'apparenza. Dovevano andare più a fondo. Questo era diventato il loro mantra da un anno a quella parte. Erano stati proprio quei suggerimenti e la sua tenacia a farli arrivare dove si trovavano in quel momento: nel cuore della Foresta Amazzonica, sul punto di fare una delle scoperte che avrebbe fatto la storia.

In realtà James Peter Pratt e Catherine Sara Parker erano studenti di una delle più conosciute e prestigiose università del Regno Unito, Oxford. Entrambi si erano guadagnati una importante borsa di studio, che li portò proprio a conoscersi, e non lasciarsi più. Inizialmente il loro rapporto era basato su una genuina amicizia, ma col tempo, si era trasformato in qualcosa di più profondo, molto più intenso di un semplice affetto fraterno. Quando si dice il destino: ha voluto che si incontrassero nelle stesse identiche circostanze, durante lo stesso anno, nello stesso posto e in quell'esatto momento. Se solo uno dei due non avesse ottenuto quel posto, o avesse optato per un'altra università, avendo entrambi le potenzialità per aspirarne, le loro vite non si sarebbero incrociate. Avrebbero comunque seguito un corso diverso, una accanto all'altra, ignorando la reciproca esistenza.

Nonostante non c'entrassero nulla con Harvard, Lloyd Jacob Davis, la persona che avrebbe cambiato le loro vite in modo indelebile, aveva seguito assiduamente le loro ricerche riguardo ai Montreaux. Aveva dedicato buona parte della sua vita a decifrare codici e linguaggi morti di tribù come quella, anzi, stavano proprio smuovendo mari e monti per scoprire quanto più possibile di quella popolazione a cui più si era dedicato nel periodo della senilità. Purtroppo la sua età era proprio l'impedimento che non gli aveva permesso di condurre lui stesso delle spedizioni, e qui trovavano spazio James e Catherine. Erano perfetti: appassionati, giovani, in forze, intelligenti e con una voglia di fare e scoprire che aveva incontrato in ben poche persone. Questo lo spinse a contattarli, lui doveva condividere la sua passione e loro dovevano conoscere il suo operato di quegli anni per poter procedere e dare una decisiva svolta alle loro ricerche. La curiosità che animava nel profondo Lloyd era di gran lunga superiore alla fama che avrebbe ottenuto mantenendo quelle scoperte solamente per sé, proclamandosi unico autore.
Non auspicava alla fama, mirava alla conoscenza, non poteva privare il mondo di quello che avrebbero potuto quei due ragazzi sotto la sua guida.

Le documentazioni con il quale si era ritrovato a lavorare in quegli anni, prosciugando anima e corpo, occupando le sue notti e gran parte delle sue giornate, riguardavano una stele: una grossa lastra di pietra, ritrovata da una sua equipe anni addietro. Al momento del ritrovamento sembrava indecifrabile, tanto da spingerlo ad abbandonare l'idea di poterla tradurre un giorno, dando voce a quello che evidentemente quella popolazione aveva da dire. Dopo anni, quando ormai l'adrenalina delle spedizioni era venuta a mancare, decise di riprenderla, riportando alla luce una vecchia sfida. Ci aveva messo mesi, sudore e quasi sull'orlo di una crisi d'identità, eccolo. Il codice. Ce l'aveva fatta! Era riuscito a decifrare quei simboli apparentemente casuali ad un occhio non esperto.

La traduzione impiegò altrettanti mesi, ma alla fine tutto quel lavoro ne valse la pena, non solo rappresentava delle leggi, ma sembrava dettare una sorta di credo, un culto alla quale si rifacevano. Tutto ruotava attorno ad un tempio: una struttura che a giudicare da quell'enorme reperto rappresentava il fulcro di ogni attività. La scoperta in sé non riguardava tutto questo, quanto la locazione attraverso una dettagliata descrizione del tempio.

Fino ad allora pochissimi reperti di quella popolazione erano venuti alla luce, talmente pochi da metterne persino in discussione l'esistenza. Questo cambiava ogni cosa, apriva le porte ad una cultura completamente nuova, che aspettava solamente di essere scoperta.

Lo scambio di informazioni è stato reciproco, quei ragazzi erano un toccasana per il vecchio cuore di un ricercatore. E le ricerche degli ultimi tre anni erano state condotte in collettività.

Dopo quel periodo di arricchimento e ricerche, e conseguita la laurea sostenuti dall'amabile professor Davis, James e Catherine accettarono entusiasti la proposta di Lloyd di addentrarsi in quella foresta che costituiva il polmone della Terra, alla ricerca di quel tempio.

La fatica si faceva sentire da giorni, ma la felicità di potersi trovare all'interno di qualcosa di gran lunga più grande di loro, era così eccitante da non farli demordere, mai. Nessuno si aspettava nemmeno lontanamente quello che si parò davanti agli occhi dei due esploratori.

I Montreaux.

Superstiti.

Non superstiti, una cittadina vera e propria, nascosta dagli occhi indiscreti del mondo civile e incivile del ventunesimo secolo. Nel cuore dei meandri di quella selva, giaceva un villaggio, uomini, donne e bambini, guardiani, dalla pelle scura, con abiti ridotti, limitati a gonnelle di pelli di serpente, e altre specie non ben identificabili di prim'occhio, e qualche fronda d'albero. Polveri colorate agghindavano i loro muscoli ben visibili sotto la pelle tirata e tonica, indice di una intensa attività fisica alla quale quotidianamente dovevano essere messi alla prova.
Era incredibile vedere con i propri occhi quanto prima avevano creduto impossibile. Quello che avevano davanti era un nuovo inizio.

Magnifico.

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