Parte 1

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"Oddio" esclama Harry, fissando sbigottito il cellulare. Si passa nervosamente le dita inanellate tra i capelli.

"Che c'è" Liam chiede quindi, aggrottando la fronte e staccando gli occhi dal suo pc.

"Sta tornando! Hanno annullato il meeting al Ritz e sta tornando qui" sbrodola, alzandosi di scatto dalla sedia girevole.

"Merda" mugugna Liam tra i denti, aprendo velocemente la casella dei messaggi istantanei sul pc.

«Arriva» scrive soltanto, con un paio di ticchettii veloci, e quello basta a creare il caos. Gente che corre per tutto l'ufficio, chi mette in ordine, chi cerca di accaparrarsi la stampante, chi torna alla propria postazione. Vede Zayn mettere via il proprio blocco da disegno con uno sbuffo sconsolato. Niall è l'unico tranquillo accanto alla fotocopiatrice.

Harry sta letteralmente dando di matto, come al solito. Sta spingendo come un forsennato i pulsanti della macchinetta del caffè, e intanto si riabbottona la camicia e se la stira con le mani. Quando la porta dell'ascensore si apre con un cling, tutti i dipendenti sono in silenzio e ai loro posti. Harry cammina velocemente verso quella direzione con in mano il caffè bollente e affianca il loro capo, che a malapena lo degna di un'occhiata.

"Hai chiamato la Syco per fissare quell'appuntamento?" gli sente dire come saluto. Lo vede poi prendergli il caffè dalle mani con una smorfia leggermente disgustata.

"Certo. Chiedono di anticipare a giovedì, però" risponde Harry, prendendo la ventiquattrore dell'altro e mettendosela sottobraccio.

Lui si blocca. "Hai detto di no, spero. Giovedì abbiamo la promozione di quei pezzi con Rita Ora" lo fulmina, ancheggiando velocemente verso il suo ufficio. Liam abbassa lo sguardo sul suo computer quando gli passano accanto.

"La promozione è stata spostata a martedì prossimo, è tutto scritto sull'agenda nel tuo ufficio" gli dice, aprendogli la porta e lasciandolo passare. Quando finalmente si chiudono dentro, Liam sente un sospiro generale di sollievo. Tutti continuano col loro lavoro, ma senza quel filo di tensione addosso. Harry sistema la ventiquattrore sul divanetto di pelle, poi osserva Louis sedersi sulla propria poltrona e bere un sorso di caffè. Indossa un altro dei suoi smoking gessati, un blu scuro che mette in risalto i suoi occhi di ghiaccio.

"Visto il cambio di programma" inizia ragionando ad alta voce, osservando l'agenda, "dovremo lavorare sulla promozione questo weekend."

Harry sposta il peso da un piede all'altro, nervoso.

"In realtà, questo weekend avrei il compleanno di mia nonna e..."

Louis lo fulmina.

"Non se ne parla. Il lavoro ha la priorità in questo momento dell'anno" dice, e Harry sa che non ammette repliche, perciò si gratta il ponte del naso, sconsolato. La sua famiglia si arrabbierà.

"Ora vieni con me" gli dice poi, alzandosi e marciando con decisione. Harry non presta neanche tanta attenzione al percorso, troppo impegnato a ricordare una sola volta in tre anni in cui Louis Tomlinson ha pronunciato parole gentili. O, comunque, senza ringhiare, sbuffare, o con tono sprezzante, o...

"George" lo sente chiamare, quasi annoiato.

Quindi, erano diretti nell'ufficio di quell'idiota di Max George, pensa adocchiando la postazione di Liam. L'amico gli restituisce uno sguardo confuso prima che Harry chiuda la porta di vetro. Se ne sta zitto in un angolo, guardando quasi impietosito il ragazzo dietro la scrivania.

"Ti avevo detto di contattare l'agente di Adele per un'intervista esclusiva?" continua quindi Louis, incrociando elegantemente le braccia.

"È inavvicinabile, te l'ho detto" gli risponde quello prontamente. Louis annuisce pensieroso, vagando lentamente per l'ufficio.

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