Capitolo uno

10.4K 514 77
                                    

Guardai Thomas che stava osservando il paesaggio circostante.

Era stato lui a scegliere come nostra prossima casa questa piccola cittadina della Sicilia.

Io non mi lamentavo, finché lui era felice, lo ero anch'io.

Mi ero trasferita per cambiare un po' aria, certo, se in questa città avrei trovato il mio Compagno, non mi sarei di certo lamentata.

Non lo avrei mai rifiutato.

Anche se ero sicura che sarebbe stato lui a rifiutarmi una volta conosciuto Thomas.

Scossi la testa per scacciare questi pensieri e mi concentrai sulla figura di Thomas.

Thomas si stava guardando intorno, eravamo in una piccola Fazione di Barcellona, la nostra casa si trovava tra le montagne.

Non ci lamentavano, era una piccola casetta perfetta per una famiglia, possedeva due stanze da letto, un bagno, una cucina, un soggiorno ed uno sgabuzzino.

Per noi era perfetta.

A circondare la casa si trovava un piccolo bosco, ovunque guardassi vedevo della verdeggiante vegetazione.

Mi piace questa casa.

Sorrido a Thomas.

« Ti piace casa nostra?»

« È carina, si. »

Dovremo andare a fare la spesa, ma prima dobbiamo sistemare gli oggetti che sono contenuti dagli scatoloni.

Guardo mio figlio lanciandogli uno sguardo carico si sfida.

«Io prendo le scatole sulla sinistra, tu quelle sulla destra, chi finisce prima sceglie cosa mangiare sta sera, chi perde paga gli oggetti che andremo a comprare. Ci stai? »

« Affare fatto. »

Gli tendo la mano, che velocemente stringe.

« Al mio tre mammina. Uno. »

Un sorriso divertito si forma sul mio volto.

Non aspetto altro.

« Due. »

Siamo entrambi molto veloci, sarà una battaglia ad armi pari.

« Tre. »

Mi lancio in avanti aprendo velocemente una scatola ed osservando il suo contenuto, si tratta dei vestiti di Thomas, correndo a velocità anormale arrivo nella sua stanza ed apro il suo armadio.

Preso uno ad uno i capi già ripiegati e li posiziono nell'armadio.

Qualche minuto dopo ho già svuotato la scatola e mi affretto a prenderne un'altra, i libri.

Tre ore dopo abbiamo finito di scaricare tutto ciò che normalmente avremo scaricato in due o tre giorni.

Naturalmente ha vinto lui. Ovviamente.

Non che io abbia dei problemi a pagare, in questi anni ho accumulato abbastanza ricchezze da non dover lavorare per tutta la mia vita, inoltre l'unica cosa che mi brucia è la sconfitta.

Sbuffando mette in moto la macchina, una Range Rover nera, non molto femminile ma è troppo bella per non essere mia.

Arrivo in un piccolo Centro Commerciale e sotto gli occhi di tutti, parcheggio la mia macchina

Apro lo sportello ed esco seguita da mio figlio, okay so' che da fuori potrebbe sembrare il mio ragazzo, o anche mio fratello.

Entriamo nel Centro Commerciale, sulla destra, troviamo un Supermercato.

Nel Supermercato cominciamo a riempire il carrello di qualsiasi alimento ci piaccia, caramelle, pasta, delle bottiglie di salsa, alcune di Coca-Cola, cioccolato al latte, fazzoletti, piatti e chi più né ha né metta.

Alla cassa, paghiamo solamente centosettantasette euro e novantasei centesimi.

È solamente una volta fuori che le cose si complicano.

Vedo mio figlio prendere delle grandi boccate d'aria guardandosi in torno e gli sorrido dolcemente, la sua Compagna è nelle vicinanze.

Dal nulla una ragazza ci si avvicina guardando mio figlio come io guarderei un dolcetto ripieno con del cioccolato.

Thomas punta i suoi occhi in quegli della ragazza, cominciando ad avvicinarsi come attratto da una calamita.

Si ferma a pochi centimetri accarezzando lentamente la sua guancia, mentre lei con voce roca mormora le fatidiche parole:

« Mio. »

« Tuo. »

Mormora mio figlio, sono troppo carini.

Lui le porge una mano che lei prontamente stringe.

« Thomas, cioè volevo dire, mi chiamo Thomas .»

Mormora mio figlio schiarendosi la voce più volte, mentre le sue gote si colorano di un leggero rosso, è in imbarazzo.

« Si, ehm, mi chiamo Isabel,  sei il ragazzo che si è appena trasferito dal Mar Rosso? »

Mio figlio annuisce.

« Si, mi sono trasferito qui con mia Madre. »

La ragazza si guarda leggermente intorno per poi posare lo sguardo su di me, ma cambia velocemente direzione, so' di sembrare giovane, ma non devi ricordarmelo per forza.

La ragazza mormora qualcosa per poi tornare a fissare mio figlio.

« E dov'è lei? »

Thomas gli sorride.

« Vieni, te la faccio conoscere. »

Poi, entrambi vengono verso di me, mentre la confusione aleggia negli occhi della ragazza.

Si fermano ad un metro di distanza circa, così sono io a prendere parola cercando di rompere il silenzio imbarazzante che galleggiava intorno a noi.

« Sono Lilith, sua Madre, so' che può sembrare strano ma noi siamo caduti, funziona così, una volta raggiunti i venti anni ti fermi e non cambi più.

Ma lasciamo stare queste chiacchiere, sei una splendida Ragazza, licantropo vero? »

La Ragazza annuisce ancora un po' scossa.

« Non vorrei affrettare le cose, ma ce né dici di pranzare con noi oggi? »

Thomas mi fissa male, lamentandosi del fatto che io sia troppo precipitosa e che toccava a lui fargli questa domanda.

Isabel invece, se la ride allegramente.

Almeno non ha capito che razza di pazzi siamo.

Apro l'album di famiglia, siamo a casa a smerd- a far vedere a tutto il mondo le figuracce di Thomas.

Isabel guarda l' immagine che ritrae un Thomas dall'aspetto di un ventenne vestito di nero che sta mangiando dello zucchero filato color rosa, accanto a lui, invece, si trova un bambino sui cinque anni che piange indicando lo zucchero filato.

« Ma... Ma perché? »

« Perché cosa? Aspetta, Mamma! »

Scoppio a ridere, non so' se è più divertente la faccia sconvolta di Isabel, o la faccia rossa d'imbarazzo di Thomas.

« Vorrei ricambiare il favore, questa sera vorreste cenare con il mio branco? »

Guardo mio figlio che annuisce impercettibilmente.

« Va bene. Sicura che non disturbiamo? »

« Ma certo! Mio fratello sarà felice di accogliervi, sai lui è L'Alpha. »

« Cosa?! »

Τhε Ροssεssiνε Αηd Βιοοdτhirsτγ Αιρhα Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora