Insidia

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Il sole era alto nel cielo e con i suoi raggi illuminava la valle circostante e i cadaveri ormai in putrefazione di coloro che erano stati colpiti mortalmente dalla crudezza della guerra.

Circa quattrocento uomini assediavano la città di Chieri, possedimento degli Acaia, al comando del capitano della Fratellanza Facino Cane e di Ramanzotto della Miella e Bertolino da Verona, capi di bande minori.

Nove giorni prima infatti Teodoro II aveva dato ordine di attaccare la città, in quanto Amedeo VIII aveva ampliato le sue conquiste nel Piemonte meridionale e, alla testa di un fiorito esercito, era riuscito ad occupare la città di Mondovì, togliendola pertanto alla signoria del marchese. La cosa ovviamente non era andata giù a quest'ultimo che pertanto aveva avviato una rappresaglia immediata.

Le compagnie di ventura erano dovuto partire immediatamente, sospendendo gli incarichi precedenti. Giovanni aveva dovuto lasciare a metà la discussione con Bruto, ma non dubitava che prima o poi l'avrebbe portata a termine per chiarire ogni cosa.

Nel frattempo l'assedio continuava. I magistrati di Chieri avevano inviato per tre volte degli ambasciatori al conte loro signore nella speranza di ricevere soccorso, ma non avevano ricevuto alcuna risposta. Si risolsero allora a mandare il loro vicario Giovanni di Serravalle a cui rimisero il loro dispiacere nel vedersi abbandonati e una supplica recante il seguente messaggio:

A voi egregio cavaliere Giovanni di Serravalle, onorevole vicario del comune di Chieri, che dovete andar in Savoia all'illustre e magnifico signor nostro il signor conte di Savoia ed al di lui venerevole consiglio a parlare della misera condizione del luogo e del distretto di Chieri, si dà per parte del comune la memoria infrascritta sopra la guerra del marchese del Monferrato. In prima direte siccome Facino Cane con sue genti, senza aver bandita al comune di Chieri la guerra, occupò a guisa di ladrone il castello e la terra di Vernone nella giurisdizione di Chieri, e susseguentemente i luoghi di Vergnano e di Tondonico che il comune di Chieri teneva in feudo dal signor conte di Savoia. Ancora che lo stesso giorno in cui fu preso Vernone, il predetto Facino con sua brigata commise battaglia con gli uomini di Chieri, e ne menò prigioni cento e quindici, rinchiudendoli nel castello di Vernone. Ancora, che il signor marchese di Monferrato in un salvacondotto che diede ad Ubertino Provana nominò Facino Cane suo soldato.

Amedeo VIII non rispose, o meglio non ne ebbe il tempo.

Gli abitanti di Chieri, ormai stremati e a corto di uomini a causa dei morti e dei prigionieri fatti dagli avversari, si arresero. La città, per ordine di Teodoro II, fu risparmiata e i prigionieri furono rilasciati dietro il versamento del riscatto di 80 fiorini per ciascuno.

La Fratellanza tornò a casa ancora più ricca e più forte di prima.

«Meglio di così non poteva andare» sorrise allegro Andrea guardando il sacco pieno di soldi.

«Decisamente no» concordò Ruggero.

Giovanni guardò divertito i suoi due amici. Il buon umore gli venne meno però quando Bruto gli si avvicinò e gli sussurrò: «Abbiamo un discorso in sospeso».

Guardò di traverso l'omaccione, ma decise lo stesso di assecondarlo. In fondo doveva pur sapere.

Si allontanò insieme all'assassino e visto che questi non sembrava voler iniziare disse: «Si può sapere che diavolo vuoi?».

«Una cosa molto semplice, distruggerti».

Giovanni scoppiò a ridere. Bruto doveva essersi bevuto il cervello.

«A si? E come pensi di fare?» domandò ironico.

«Facendoti cacciare dalla Fratellanza».

«E pensi che sia facile? Non per vantarmi, ma sono uno dei migliori. Facino non si priverebbe mai di me».

«Io non ne sarei così sicuro».

«Andiamo, Bruto! Non sei così sciocco nemmeno tu da poter pensare una cosa simile».

«No, non lo sono. É per questo che mi sono preparato. Io so qualcosa che nessun altro sa e che se venisse alla luce sarebbe la tua rovina, e non solo».

«Che stai dicendo?».

«Tre parole: tu e Angelica».

Giovanni rimase immobile, quasi paralizzato.

Bruto sapeva. Bruto aveva scoperto la sua relazione incestuosa con sua sorella. Come era potuto accadere? Come?

Guardò il ghigno formarsi sul volto dell'uomo.

Era la sua fine.

Se si fosse venuto a sapere, per lui non ci sarebbe stata speranza. E nemmeno per Angelica.

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