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5 Luglio 2014

"Cosa è successo?" chiese Anne, guardando severa Harry, posizionando le mani sui fianchi e sbattendo un piede nervosamente sul pavimento.

"Gli ho fatto un piccolo scherzetto" alzò le spalle, mordicchiando un biscotto al cioccolato.

"Liam," si rivolse al ragazzo di cui Anne si fidava maggiormente -non solo perché sapeva che fosse una persona responsabile e seria, ma anche perché lo conosceva da quando portava ancora il pannolino- "cosa ha fatto questo screanzato?" indicando suo figlio.

"Ha messo del latte nel tea di Louis" si morse il labbro inferiore e ricevette un'occhiata di Harry.

Anne sgranò gli occhi "Harry Edward Styles!"

"Oh-oh. È meglio andare!" esclamò Niall nell'orecchio di Liam, capendo quanto Anne fosse davvero arrabbiata. Infatti in silenzio si alzarono, presero tutte le loro cose e andarono via.

"Ma sei impazzito?" urlò Anne, sentendo la porta d'ingresso chiudersi e gesticolando con le mani.

"Che avrò fatto mai di così grave?! Era un piccolo scherzo" era incredibile il modo in cui Harry sminuiva ogni cosa.

"Un piccolo scherzo?" ripeté Anne facendo le virgolette con le dita. "Il tuo stupido scherzo poteva finire male. Louis avrebbe potuto non respirare più o, nel peggiore dei casi, trovarsi in fin di vita!" la donna pensò subito ad entrambe le possibilità e sgranò gli occhi perché Louis mancava da un bel po' e, prima di salire al piano superiore, si girò verso Harry "Se gli è successo qualcosa giuro, Edward, che non la passi liscia" Il riccio deglutì perché sua madre non scherzava affatto e sperò che Louis stesse bene.

Per Louis, quella fu una delle mattinate più brutte dei suoi sedici anni. Non si era mai sentito così tanto a disagio e non voleva vedere assolutamente nessuno. Si guardò allo specchio e notò che il rossore sulle sue guance non si era affatto affievolito, delle leggere lacrime rigavano le sue guance, il cuore batteva all'impazzata, affaticato, e il mal di pancia non accennava a smettere.

Maledetto Harry! L'aveva fatto apposta per fargli un dispetto. Uno stupido dispetto. Per cosa poi? Voleva metterlo in ridicolo? Bene, ci era riuscito. Louis desiderava solo sparire o essere risucchiato da un'improvvisa voragine apertasi sotto i suoi piedi. Si sentiva così umiliato, una merda umana... anche se doveva essere Harry a sentirsi in quel modo.

Un bussare alla porta lo fece sussultare e poi sentì la dolce voce di Anne "Louis? Louis, stai bene?"

Il ragazzo asciugò in fretta le lacrime, tirò lo sciacquone e aprì la finestra. "S-sì" sussurrò, ma non abbastanza forte da farsi sentire da Anne che riprese a bussare e a richiamarlo.

"Stai bene?" ripeté e cercò di abbassare la maniglia, constatando però che la porta fosse chiusa a chiave. "Louis piccolo, mi apri?"

Il più piccolo allora si sciacquò la bocca, tirò su col naso e andò ad aprire la porta, imbarazzato più che mai. Si ritrovò davanti Anne con un'espressione molto preoccupata in viso è l'unica cosa che riuscì a dire fu "Scusami"

Scusa. Louis non faceva altro che scusarsi quando succedeva qualcosa o si sentiva a disagio. Si scusava per ogni cosa, come se tutto ciò che accadeva nella sua vita fosse colpa sua.

"Non dovresti essere tu a scusarti, Louis caro" gli accarezzò il viso premurosamente e poi lo abbracciò "A volte- anzi, direi molto spesso, mio figlio non si rende conto di quello che fa, è un ragazzo dispettoso e non capisce la gravità delle cose" Anche se Louis non capì tutte le parole, intese che stesse parlando di Harry, e annuì. "Adesso vieni con me così ti do un antistaminico" gli passò un braccio sulle spalle e scesero al piano di sotto. Di Harry nessuna traccia -così come di Liam e Niall. Meglio per Louis. Non avrebbe retto tre paia di occhi che lo avrebbero giudicato silenziosamente.

Cultural Exchange • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora