I ragazzi dello staff ci hanno lasciato altri venti minuti, come sempre, per finire di provare sul palco per il concerto di domani sera.
Josh, da una parte, sta finendo di sistemare la batteria, assicurandosi che non ci siano problemi.
Ogni tanto si volta verso di me e gli sfugge una risata mentre mi muovo per il palco correndo, saltando sul pianoforte e cantando come se l'edificio fosse pieno di persone.
Lo faccio prima di ogni evento, per capire quanto spazio posso utilizzare durante lo spettacolo.
Mi aiuta ad entrare nella musica, a concentrarmi, ed è assurdamente divertente con Josh accanto.
Smetto di cantare e mi avvicino a Josh, che mi lancia una bottiglietta d'acqua e si siede sul bordo del palco, le braccia indietro rispetto al busto e lo sguardo verso il soffitto.
Le cuffiette ricadono sulla semplice t-shirt grigia e dei pantaloncini corti che mi permettono di vedere il tatuaggio poco sopra il ginocchio destro.
Tyler.
Il mio sguardo si sposta in basso verso il mio tatuaggio, coperto dai jeans scuri.
Dovrei indossare più spesso pantaloncini corti.
Tolgo anch'io le cuffiette dalle orecchie.
«Grazie amico» e ne bevo un sorso, togliendomi il sudore dalla fronte con il dorso della mano e sedendomi accanto a lui.
Non guardo in alto come Josh, ma dritto di fronte a me.
Non guardo più in alto.
Se guardi in alto non hai il pieno controllo di ciò che ti succede intorno, e possono succedere cose brutte.
Succedono sempre cose brutte.
Josh inizia a parlare senza distogliere lo sguardo dal soffitto, i capelli rosa che vanno in tutte le direzioni.
«Per oggi abbiamo finito? O vuoi provare altro?» un leggero sorriso sulle labbra nel pronunciare la seconda frase.
Sono domande sincere, non le fa perché si è stancato o annoiato e vuole smettere di suonare.
«Mh... Ti dispiace se proviamo di nuovo Stressed Out? Sono ancora un po' insicuro con il microfono appeso» dico mentre la mia bocca si piega in una smorfia.
«Nessun problema» annuisce, si alza e stende le braccia per stiracchiarsi.
Poi sia avvia alla batteria sorridendo e a passo veloce, quasi in una piccola corsa.
Aspetto.
Mi alzo solo quando inizia a suonare, mi muovo un po' tenendo il tempo e mi avvicino al microfono.
Guardo Josh che suona, tiene gli occhi chiusi e si morde le labbra, muovendo la testa con la musica.
Nel momento giusto prendo il microfono in mano ed iniziò a cantare, anch'io ad occhi chiusi.
«I wish I found some better sounds no one's ever heard»
Apro gli occhi e guardo Josh, gli angoli delle labbra leggermente piegati in un sorriso.
Sorrido anch'io.
«I wish I had a better voice that sang some better words»
Una sensazione simile all'ansia mi cresce nel petto.
«I wish I had an other friend that I wouldn't hate»
Non so come fanno ad uscire queste parole dalla mia bocca.
Non vorrei mai qualcun altro al suo posto.
Lo guardo.
Ha aperto gli occhi e sembra confuso ma divertito, crede sia uno scherzo?
«I wish I didn't have to talk the first time we met»
C'è qualcosa che non va.
Ma continuo a cantare, non riesco a fermarmi.
Non ho più il controllo delle mie parole.
Lancio uno sguardo preoccupato a Josh.
Capisce anche lui che c'è qualcosa che non va, ma neanche lui smette di suonare.
«Tyler, che stai cantando?»
«Non sono io Josh» dico in un sussurro, abbastanza forte per farmi sentire da lui.
Sento la mia stessa paura in quel sussurro.
«I was told when I get older I would love my life»
Mi prendo la testa tra le mani.
No. Fermati, fermati!
Quella che prima era solo una sensazione è diventata paura.
È come se il mio petto mi stesse avvertendo di un pericolo.
«But now I wish I died the first time I tried»
Cado in ginocchio, la testa ancora tra le mani.
Sento le bacchette di Josh toccare terra.
La preoccupazione per lui mi fa riprendere.
«Josh!»
È tutto buio, c'è solo una luce rossa proveniente da qualche parte dietro di noi, che illumina il palco.
Cerco di avvicinarmi alla batteria, un po' illuminata da quella luce color sangue.
Poi quella voce, alle nostre spalle.
È cupa, fredda, si insinua come gelo fin nelle ossa.
Quella voce che ha risuonato troppe volte nella mia testa.
Quella voce che avevo cacciato via.
Quella voce che non avrei mai più dovuto sentire.
«My name's Blurryface and I care what you think»
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IT' SN OTOVE R
Fanfiction"Ti avevo detto che non sarebbe finita. Non puoi liberarti di me. Tu mi appartieni, Tyler."
