16. Nuove compagnie

Start from the beginning
                                    

Appena a scuola Lance ci salutò per raggiungere un gruppo di amici. «Ti stanno fissando» mi disse la ragazza guardando annoiata un punto alle mie spalle. Infatti mi sentivo gli occhi loro addosso. Una parte di me non poteva far altro che pensare a cosa pensassero della mia compagnia con Hebe. Forse pensavano che ero talmente disperata da fare amicizia con la ragazza Dark e asociale della scuola.
Cercai di ignorare gli occhi da rettile di Daia «Mi guardano perché sono carina» tentai di scherzare. Hebe sostenne il mio sguardo «Non lasciarti intimidire da loro» mi disse seria «Non ascoltarli. Le parole fanno male, ma non ascoltarli. Non pensare nemmeno alle voci che senti in giro» mi disse avviandosi verso la scuola «Perché? Che genere di voci girano?» chiesi già sull'orlo delle lacrime. Dovevo aspettarmelo che Daia si sarebbe vendicata. «Non è importante. Ricordatelo» mi disse.
«Guarda un po' chi è arrivata» canticchiò la voce di Daia. Mi irrigidii ma Hebe mi prese per un braccio, incitandomi a continuare a camminare. «Quanto ti pagano per i tuoi servizi?» mi chiese velenosa. «Non ascoltarla» continuò Hebe «È vero che sei lesbica allora? E che la tua famiglia è al collasso così ti guadagni denaro vendendo pompini?» ridacchiò ad alta voce. «Sta scherzando? Chi è che crede a queste sciocchezze?» sibilai inorridita a Hebe. Lei mi guardò come per dire "lo sai che ci credono tutti perché li ha inventati lei". «Daniels è la tua nuova amante? Solo perché io ti ho rifiutata?» ridacchiò ancora. Hebe non parve nemmeno turbata dalle sue parole. Si limitò ad ignorarla. Continuò ad allontanarsi e mi costrinsi a seguirla. Per non venire bersagliata ancora da Daia.

Quelle voci. Sentivo gli occhi di tutti puntati addosso. Voci che ripetevano le parole di Daia, senza disturbarsi nemmeno di abbassare il tono. Mi sentivo umiliata. Avrei voluto dire a tutti che non era vero, che niente era vero, ma nessuno mi avrebbe ascoltata.
Trovai Hebe accanto al suo armadietto e la raggiunsi. «Mi dispiace.» le dissi. «Per cosa?» mi chiese lei come se nulla fosse. «Ha preso di mira anche te perché ti parlo» le dissi cercando di ignorare le voci. Ma ogni parola era un colpo alla mia precaria autostima. Quelle voci erano come uno sciame di api che continuavano a pungermi. «Non mi interessa» disse freddamente Hebe sbattendo l'anta dell'armadietto. La osservai. Non era per nulla turbata, continuava a comportarsi normalmente come se nulla fosse, come se non la nominassero, come se quelle parole non la sfiorassero. «Sei veramente incredibile a riuscire a farti scivolare tutte le loro parole addosso... Io non ce la faccio... Mi sto lasciando spezzare, anche se so che è da stupidi ascoltarli» ammisi. Sul volto di Hebe comparve un'espressione malinconica che non mi sarei mai aspettata «Hai ragione, riesco a far scivolare le loro parole addosso. Ma io sono come un letto di un fiume di insulti e parole, non riusciranno a farmi spezzare... Ma come ogni letto col tempo vengo scavato e scavato e scavato...» mormorò con lo sguardo azzurro puntato verso l'alto. Allora anche a lei facevano effetto... Solamente che era abbastanza forte da non lasciarsi sopraffare immediatamente come invece stava accadendo a me... Non era vero che non gliene fregava proprio niente di quello che pensavano gli altri e che dicevano di lei...
Un braccio mi circondò le spalle. «Siete sulla bocca di tutti» disse Lance salutandoci. «Quanto sei scemo da uno a dieci?» gli ringhiò contro Hebe. «Ho come la sensazione che ti usi come valvola di sfogo» mi lasciai sfuggire «Vero?!» esclamò Lance «Non sono l'unico a pensarla così! Mi tratti malissimo» finse di essere dispiaciuto. «E anche se fosse?» chiese lei «Beh, non è carino. Come puoi trattare così male un musino così?» chiese indicandosi il volto. «Vero, Zhur?» chiese rivolto a me fissandomi con quegli occhi castano/verde. Un brivido mi percosse la schiena. Era la prima volta che qualcuno mi chiamava per nomignolo oltre ai miei fratelli. Era una sensazione così... Gradevole. «Ehi! Scendi dalle nuvole» Hebe mi schioccò le dita davanti «Lance non è così bello da incantarti» mi disse. Arrossii. «Oh, non è per quello!» esclamai «Così mi offendi, Zhur» ridacchiò il ragazzo portandosi le mani dietro la nuca. «Cioè, non dico che tu sia brutto!» cercai di spiegarmi facendo ridacchiare Hebe. «Solo che non sei bello» terminò la mia non frase Hebe. «Sono così brutto?» chiese lui afferrandosi le guance. «No! Non sei brutto! Ma io... Cioè, tu» cercai di spiegarmi «Ho afferrato il concetto» rise il ragazzo. «Ma...» provai a dire «Ormai sono offeso» disse teatrale bloccandomi con una mano alzata e il volto spostato di lato. «Ora mi devi offrire una cena» disse riprendendo il sorriso. «Tutta sta scenata per farti offrire da mangiare?» chiese sarcastica Hebe. «Okay, quando vuoi» sorrisi arrendevole «Vedi? Per questo lei è più simpatica di te» la prese in giro Lance. Poi mi dedicò un occhiolino. «Questo sabato mi rimpinzerò ai tuoi danni» mi disse «Eh, no. Questo sabato lei viene con me» lo fermò Hebe. «Viene anche lui, no?» proposi. «Portare il mio fratellastro a incontrare i miei amici?» mi chiese Hebe scettica. «Qual è il problema? Io ci sto. Vado d'accordo con tutti» fece Lance. Il suono della campanella decretò la fine della conversazione.

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now